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Come sta l’economia circolare in Italia

di Circularity

Data 04/06/2024
Tipo News

L’economia circolare italiana primeggia in Europa, ma non sta tenendo il passo con il crescente consumo di materia. È questo il sunto del sesto rapporto sull’economia circolare in Italia realizzato dal Circular Economy Network (CEN) e da ENEA. Per la prima volta il report, presentato all’Acquario romano nella Capitale, ha adottato nuovi indicatori per calcolare le performance di circolarità delle cinque maggiori economie dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia). Come l’anno scorso, e non era scontato, l’Italia rimane prima con 45 punti di rating. Un risultato nato dall’ottima percentuale totale di rifiuti riciclati che ha sfiorato il 72%, 8 punti percentuali in più della media europea (64%).

Tuttavia questo primato, secondo Edo Ronchi, presidente del CEN, non può essere un considerato un punto d’arrivo. “Investire sulla circolarità deve essere la via maestra per accelerare la transizione ecologica e climatica e aumentare la competitività delle nostre imprese”, ha dichiarato Ronchi durante la presentazione del rapporto. “Ancora di più per un Paese povero di materie prime, caratterizzato da una bassa crescita e dai vincoli stringenti del rientro del debito pubblico. L’Italia può e deve fare di più per promuovere e migliorare la circolarità della nostra economia, con misure a monte dell’uso dei prodotti per contrastare sprechi, consumismo e aumentare efficienza e risparmio di risorse nelle produzioni.”

Il tasso di circolarità non tiene il passo con il consumo dei materiali

Grandi margini di miglioramento si osservano nella riduzione del consumo dei materiali, che in Italia nel 2022 ha raggiunto le 12,8 tonnellate per ogni abitante, per un totale di 810 milioni di tonnellate. Dal report emerge come sia contenuto rispetto alla media europea, ma in crescita dell’8,5% rispetto al 2018. Secondo Claudia Brunori, direttrice del dipartimento Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali di ENEA, l’aumento significativo di consumo di risorse necessita di un cambio di paradigma nel modello economico e negli stili di vita che punti sul grande potenziale dell’economia circolare.

Anche a livello globale il trend è piuttosto preoccupante. Secondo l’ultimo Global Resource Outlook sviluppato dall’International Resource Panel per il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), dal 1970 a oggi la crescita del consumo di risorse è passata da 30 a 106 miliardi di tonnellate, ovvero da 23 a 39 chilogrammi di materiali utilizzati in media per persona ogni giorno. Attualmente il tasso di circolarità non riesce a reggere l’aumento del consumo di materiali e quindi in percentuale peggiora, dal 9% del 2019 al 7,2% del 2022”, ha puntualizzato Ronchi.

Le statistiche sui rifiuti urbani

Dai dell’analisi di CEN si osserva una diminuzione della produzione italiana dei rifiuti urbani del 2,1% rispetto al 2018, cresce però lo spreco alimentare: 140 kg di cibo pro capite. Ad aumentare vistosamente è la produzione di rifiuti da imballaggi: +5,8 % rispetto al 2017. Solo la Spagna fa peggio, registrando +13%.

L’analisi considera la plastic tax europea come un ottimo incentivo per sviluppare la filiera del riciclo della plastica. Tuttavia, in Italia l’incenerimento o lo smaltimento di imballaggi in plastica non riciclati hanno comportato nel 2022 un esborso di oltre 800 milioni di euro dalle casse statali. Nel corso degli ultimi cinque anni, la produzione pro capite di rifiuti di imballaggio in plastica è cresciuta del +2,3%, toccando i 38 kg per abitante. Nonostante sia incrementato, il tasso di riciclo non supera il 47%, poco distante dall’obiettivo UE del 50%.

Secondo i dati ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), il tasso di riciclo dei rifiuti urbani complessivo di tutti i materiali si attesta a 49,2%, sostanzialmente in linea con il target fissato dalla Direttiva quadro sui rifiuti al 2020. Una percentuale ancora lontana però dal 55% previsto entro 2025. Allineata con gli obiettivi europei a lungo termine è invece la Germania che registra uno straordinario 69%.

Le PMI più protagoniste della transizione circolare

Tra i focus di quest’anno, il Circular Economy Network ha voluto dedicare ampio spazio ai progressi delle piccole e medie imprese, colonna portante del sistema produttivo italiano. Tramite un’indagine realizzata tra dicembre 2023 e gennaio 2024 è stato chiesto a 800 piccoli imprenditori un pensiero sulla transizione circolare. Il 65% del campione di PMI intervistate ha dichiarato di mettere in atto pratiche di economia circolare: oltre il doppio rispetto a quanto rilevato nel 2021. Gli interventi realizzati più spesso riguardano l’uso di materiali riciclati (68,2%), la riduzione degli imballaggi (64%), interventi per la durabilità e la riparabilità del prodotto (53,2%).

Rispetto ai principali vantaggi dell’adozione di misure di economia circolare, il 70,4% delle imprese indica la maggiore sostenibilità ambientale, la riduzione dei costi di produzione (61%), la maggiore efficienza (35,6%) e l’impulso all’innovazione (34,2%). L’indagine conferma che le piccole imprese possono svolgere un ruolo di primo piano nella transizione verso un’economia circolare. Ma è necessario che le politiche pubbliche siano maggiormente orientate in questa direzione.

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