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5 casi studio di economia circolare da ricordare

di Redazione

Data 01/02/2023
Tipo Caso studio
(Pixabay)

Le storie di successo legate alleconomia circolare tracciano una strada, spesso irta di ostacoli burocratici e tecnologici, che ha il potere di ispirare altre aziende, pronte a rendere i propri prodotti o servizi più sostenibili e circolari. Ormai in giro per il mondo ci sono diverse centinaia (se non migliaia) di casi studio che hanno in qualche modo innovato processi produttivi e intere filiere: dal food all’edilizia, dal packaging a servizi circolari. Ecco i casi più interessanti che hanno fatto o faranno scuola.

I gusci di nocciola che fanno bene alla salute

L’industria alimentare delle nocciole utilizza meno della metà del loro peso, composto per il 55% dal guscio e per il 2% dalla cuticola. Nonostante abbia delle potenzialità in ottica circolare, il guscio è tradizionalmente destinato a diventare combustibile per produrre energia.

Lo sa bene Ferrero che, controllando il 32% della produzione globale, ha voluto capire se ci fosse la possibilità di valorizzare meglio l’enorme quantità di scarti che produce. Con la collaborazione di università e centri di ricerca internazionali, l’azienda conosciuta nel mondo per la Nutella ha messo a punto un processo in grado di estrarre dal guscio il 20% di una fibra prebiotica molto promettente chiamata Axos. La fibra ha proprietà antiossidanti ed effetti benefici su sistema immunitario, cardiovascolare e sul metabolismo dei lipidi.

L’additivo circolare per il calcestruzzo

Ogni anno in tutto il mondo vengono prodotti 13 miliardi di metri cubi di calcestruzzo, pari a circa 30 miliardi di tonnellate. Non tutto il materiale edile prodotto però viene utilizzato nel cantiere, poiché la quota avanzata torna, ancora allo stato fresco, all’impianto di produzione. Si stima che il calcestruzzo reso – che poi deve essere smaltito – rappresenti circa il 3% dell’intera produzione. Per non sprecare questo conglomerato, Mapei ha sviluppato RE-CON ZERO EVO, un additivo innovativo in polvere che può essere utilizzato per il recupero integrale dei resi di calcestruzzo direttamente in autobetoniera.

Secondo l’azienda si produce 40 volte di anidride carbonica in meno rispetto allo smaltimento in discarica e non si generano rifiuti, né solidi né liquidi. I componenti dell’additivo assorbono l’acqua libera dell’impasto e trasformano un metro cubo di calcestruzzo in 2,3 tonnellate di un materiale granulare.

Dall’uva alle fibre

Vegea è un’azienda italiana che per diminuire il proprio impatto ambientale ha deciso di cercare delle alternative ai materiali di origine fossile e animale. Una ricerca condotta dall’impresa specializzata in biomateriali, nata nel 2016 da un’idea di Gianpiero Tessitore e con sede presso il polo “Progetto Manifattura” di Rovereto (TN), ha scoperto che le vinacce, essiccate e sottoposte a trattamenti fisici e meccanici brevettati, possono dare vita ad una miscela che viene spalmata per farne veri e propri teli.

Questi teli vengono poi sottoposti a trattamenti di finitura sofisticati che restituiscono al biomateriale caratteristiche diverse (peso, spessore, elasticità) a seconda delle diverse applicazioni. Ogni 10 di litri di vino prodotti si ricavano 2,5 kg di vinaccia, da cui si produce 1 metro quadro di Vegea. Il processo circolare è privo di solventi tossici, metalli pesanti e sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente. Senza la sinergia con le tante aziende vitivinicole italiane che forniscono la materia prima, questo approccio di upcycling non sarebbe possibile.

Strumenti predittivi: Enel X e Maniva

Solo un cambio di approccio al business può portare ad una riduzione significativa del consumo di risorse. Come stabilisce la direttiva europea sulla gerarchia dei rifiuti: prevenirli è meglio che riciclarli. Ecco perché da questo punto di vista la manutenzione predittiva è una frontiera su cui diverse aziende stanno puntando, con l’obiettivo di estendere il più possibile il ciclo vita di dispostivi molto costosi e ricchi di materie prime critiche come per esempio le batterie per auto elettriche.

Per quanto riguarda il dinamico comparto dell’automotive elettrico, Enel X ha ricevuto l’autorizzazione nel 2019 a sviluppare progetti presentati nell’ambito del primo IPCEI (Fondo per la Realizzazione di Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo), un programma creato per sostenere la filiera Europea delle batterie. Il progetto presentato da Enel X prevede lo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale – basati sull’apprendimento automatico – per la previsione di guasti, anomalie e per la modellizzazione della degradazione delle batterie a ioni di litio di prossima generazione.

Gli strumenti predittivi avranno l’obiettivo di estendere la vita utile delle batterie e aumentarne l’affidabilità, ottimizzando le attività operative e di manutenzioneIl progetto legato al software predittivo per la previsione di guasti e per la modellizzazione della degradazione delle batterie è attualmente in fase di sviluppo e sarà completato entro il 2023.

Un altro esempio di manutenzione predittiva lo offre il Gruppo Maniva che produce circa 170 milioni di bottiglie in acciaio all’anno. Per proteggere l’investimento notevole nei fusti ha lanciato un progetto innovativo che prevede l’applicazione della tecnologia RFID (Radio Frequency Identification) in linea di lavorazione dell’Acqua Maniva. La tecnologia ’RFID serve per tracciare in automatico il ciclo di vita e lo stato di salute dei fusti in acciaio di Acqua Mineral Seltz, dalla linea di lavaggio e riempimento, fino al cliente finale. Investire per estendere il ciclo vito dei propri prodotti fa risparmiare denaro, tempo, risorse ed evita l’emissione di significative quantità di gas climalteranti.

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