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Merito creditizio: le imprese circolari sono più resilienti

Data 02/08/2024
Tipo News
cash credits

Adottare un modello di business circolare è conveniente. Non solo per le imprese italiane che si vedono ridurre il rischio di credito del 28% con un tasso di default medio del 3,12% contro il 4,37% di quelle che hanno mantenuto un modello lineare. Ma anche per le banche che le supportano, visto che il miglior profilo di rischio si traduce per loro in un maggiore risparmio: circa 4 euro ogni 100 erogati e 0,3 euro di capitale regolamentare.

A calcolare i benefici finanziari dell’economia circolare è stato uno report di Cerved Rating Agency che ha scandagliato ai raggi x i dati forniti da oltre 2mila società non finanziarie con rating di credito in essere. Essendo l’Italia ai primi posti nella Ue per le attività legate al riciclo e al recupero di materiali, Cerved Rating Agency ha cercato di valutare in modo oggettivo l’impatto di queste pratiche dal punto di vista creditizio.

L’analisi si basa sui dati delle singole imprese legate a tre dimensioni connesse all’economia circolare: il riutilizzo dei prodotti o sottoprodotti della lavorazione; il recupero, la riparazione o la rigenerazione della componentistica; e la vendita di scarti di lavorazione. Sono stati inoltre presi in esame l’intensità dei rifiuti prodotti e il tasso di materiali riciclati.

Meno debiti e maggiori flussi di cassa

La sostenibilità ambientale va quindi di pari passo con quella economico-finanziaria. Le imprese circolari hanno una maggiore capacità di coprire la spesa per interessi passivi tramite il risultato operativo (+24%), generano più flussi di cassa da destinare agli investimenti (1,5 volte superiore rispetto quelle non circolari) e risultano meno indebitate del 6% 

Il risultato non cambia se si allarga l’orizzonte temporale e si analizza un campione di imprese con rating di credito validi in tutti gli anni considerati a partire dal 2021, equamente diviso tra chi ha adottato modelli di economia circolare e chi non lo ha fatto. Cerved Rating Agency osserva che negli ultimi tre anni il cluster delle imprese circolari ha dimostrato una maggior resilienza a shock esterni.

Già nel 2021 queste aziende avevano una probabilità di default inferiore (2,51% contro 3,18%), ma nel giugno 2024, dopo un susseguirsi di crisi e rischi sistemici, il gap è aumentato ancora (2,61% contro 3,86%), nonostante un deterioramento generalizzato del merito creditizio. Inoltre il divario sul rischio di credito è ancora più marcato per le PMI (-68%). 

La resilienza della circolarità

Dal regolamento sull’eco-design, che introduce standard minimi di riciclo, alla direttiva sull’obbligo di rendicontazione di sostenibilità (Csrd). Un’ulteriore accelerazione della circolarità europea arriverà proprio dal recepimento di queste direttive.

Per un Paese povero di materie prime come l’Italia questa transizione si rivela strategica su più fronti. Soprattutto alla luce delle attuali crisi ambientali e geopolitiche, le imprese e le istituzioni finanziarie sono sempre più esposte ai rischi sistemici e all’incertezza, tra cui la volatilità dei prezzi, le carenze di approvvigionamento e le sfide logistiche.

L’adozione di principi circolari può aumentare la resilienza agli shock macroeconomici, riducendo al contempo i costi derivanti dal consumo di materie prime ed energia, dalla gestione dei rifiuti e dal controllo delle emissioni grazie alla riduzione dell’input di risorse vergini, al maggiore utilizzo degli asset, alla migliore efficienza delle risorse o al maggior recupero di valore dopo l’uso.

Se equa, la transizione verso un’economia circolare può creare comunità e forza lavoro più inclusive, influenzando le dinamiche occupazionali con la richiesta di nuove competenze, le cosiddette green skills. Non mancano certo le sfide come la perdita di posti di lavoro nei settori tradizionalmente più inquinanti e la necessità di riqualificazione.

Ma allo stesso tempo la transizione offre anche nuove opportunità lavorative migliori, che possono aumentare la fiducia e la collaborazione tra i vari stakeholders, riducendo al contempo le disuguaglianze regionali. L’economia circolare può anche migliorare la sicurezza alimentare e proteggere diritti umani e salute, garantendo condizioni di vita più sane e sicure.

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