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Paghi quello che butti: i microchip che pesano i rifiuti

di Circularity

Data 05/01/2024
Tipo Caso studio

Per ridurre i rifiuti domestici, un numero crescente di Comuni europei ha iniziato a mettere dei microchip sui cassonetti dei rifiuti e a far pagare ai cittadini una tassa, che in Italia sarebbe la Tari, calcolata sull’esatta quantità di rifiuti prodotti.

In pratica il chip che viene disposto sul sacchetto della spazzatura comunica alle famiglie il peso esatto dei rifiuti prodotti. Se ne vengono buttati più di un certo limite, le famiglie pagheranno di più, mentre se la quantità è inferiore la bolletta verrà ridotta.

Questo contatore di rifiuti intelligente è abbinato a un’applicazione per smartphone che fornisce alle famiglie informazioni sul volume dei rifiuti prodotti per categoria. I dati raccolti vengono messi a disposizione anche del Comune, consentendogli così di monitorare e conoscere in anticipo i volumi di rifiuti prodotti.

Grazie a una dashboard dedicata, gli enti locali possono adottare il principio ” Paghi lo smaltimento dei rifiuti che produci” e promuovere una più equa suddivisione degli oneri fiscali.

Secondo uno studio dell’Agenzia francese per la transizione ecologica (ADEME), nel 2022 oltre 6 milioni di persone in Francia erano coperte da tassazione in base alla produzione di rifiuti, e i risultati sembrano essere positivi, visto che la metà degli enti locali che hanno introdotto il microchip ha riscontrato una riduzione dal 30 al 50% dei rifiuti domestici residui.

In 20 Paesi europei è stato adottato il sistema

La Francia non è l’unica ad aver adottato un sistema di raccolta dei rifiuti basato su incentivi. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), In Europa sono già 20 gli Stati membri in cui si possono trovare sistemi con dei contatori intelligenti.

In Belgio, i primi cassonetti intelligenti sono apparsi nella regione francofona della Vallonia quasi 7 anni fa. Oggi, quasi la metà delle autorità locali li utilizza per migliorare la differenziazione e ridurre la quantità di rifiuti. Il primo Comune a introdurre il sistema è stato Chastre nel 2016. I risultati sono impressionanti: la quantità media di rifiuti per persona è scesa da 135 kg a 74 kg. 

Secondo Jack McQuibban, del gruppo ecologista Zero Waste Europe, questo tipo di politica è “davvero efficace nel ridurre i rifiuti domestici – ha detto al giornale Euractive – Tuttavia, gli schemi chiamati pay-as-you-throw sono ancora più efficaci se combinati con altri strumenti come “raccolte specifiche di rifiuti organici, misure di prevenzione e riduzione della frequenza di raccolta dei rifiuti non riciclati”. 

Non c’è dubbio che ci siano dei costi di implementazione per installare il software e numerosi microchip nei bidoni di ogni unità familiare, ma spesso gli enti locali possono ricorrere ad aiuti statali o europei. Inoltre, una volta che il sistema è in vigore, i ritorni economici sono ampiamente positivi in termini di costo del trattamento dei rifiuti e del suo finanziamento. 

Una sfida fondamentale è l’applicazione del sistema a grandi aree urbane dove gli alloggi collettivi sono la norma, soprattutto per la necessità di istituire punti di conferimento volontari accessibili tramite un badge specifico, come è stato fatto in città come Parma e Lubiana.

Un altro problema potenziale è che alcuni utenti, temendo che le tariffe per i rifiuti eccessivi siano troppo alte, potrebbero gettare i loro rifiuti nell’ambiente o in un bidone diverso dal proprio.

I dubbi sulla privacy

Nel Regno Unito però si sono sollevate polemiche riguardo alla privacy. Il gruppo Big Brother Watch ha avvertito che l’introduzione dei microchip nei contenitori delle persone consentirebbe ai consigli comunali locali di esaminare i rifiuti domestici e di vendere le informazioni per scopi commerciali. Si teme inoltre che i dati raccolti dai contatori possano indicare quando le persone sono in vacanza e aumentare il rischio di furti domestici.

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