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Riciclo packaging sughero e la sua produzione

di Circularity

Data 16/04/2021
Tipo Caso studio

Nome: Verosughero
Settore: Packaging
Caratteristiche: riciclo degli scarti di sughero per la produzione di packaging alternativo alla plastica

Il Mediterraneo ospita circa 2,2 milioni di ettari di querceti: di questi la maggior parte si trova in Portogallo (il 34%) e in Spagna (il 27%). A seguire Marocco, Algeria, Tunisia, Francia, Italia e altri in misura molto minore, quasi trascurabile.
Un dettaglio fondamentale per capire il processo di produzione dei tappi di sughero riguarda il ciclo della coltivazione della quercia da sughero: la prima decortica – la prima volta in cui è possibile “togliere” la corteccia dall’albero, quella che viene usata per la produzione dei tappi – non può avvenire prima di circa 25 anni, quando la pianta ha cioè raggiunto una circonferenza di almeno 60 centimetri, e la seconda dopo ulteriori 9, a 34 anni di età. Da queste prime 2 “estrazioni” si ottiene un sughero estremamente irregolare e molto duro, non adatto alla produzione di tappi ma da destinarsi soprattutto all’industria edile, il sughero è infatti uno straordinario materiale isolante, utilizzato nei contesti più diversi. Solo a partire dal 43° anno la corteccia della quercia da sughero diventa adatta alla produzione di tappi, per poi essere trattata ogni 9 anni per tutto il suo ciclo di vitae (per un totale di 15/18 decortiche).

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Questo processo può risultare impattante, ma in realtà le sugherete (cioè le foreste di sughero) rappresentano un sistema ecologico unico al mondo che garantisce la sopravvivenza di molte specie di fauna autoctona. Svolgono un ruolo fondamentale nella lotta contro la desertificazione ambientale e sociale dato che agiscono come efficace barriera contro l’avanzamento del deserto e che la produzione di tappi di sughero crea migliaia di posti di lavoro. Nessun albero viene tagliato per realizzare i tappi per le bottiglie di vino e le sugherete sono in grado di assorbire fino a 32 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno: rivestono pertanto un ruolo molto importante nel processo di protezione del pianeta dal surriscaldamento globale visto che la quercia da sughero trattiene il carbonio per oltre 100 anni. 

Ma del sughero utilizzato per produrre tappi, quanto se ne può recuperare?

I numeri sono tali da giustificare la messa in piedi di un sistema di raccolta e riciclo: basandoci sulle bottiglie di vino stappate, i tappi di sughero buttati ogni anno ammonterebbero a 1,5 miliardi.
Se i tappi a fine vita venissero raccolti, sarebbero riciclabili al 100% e potrebbero essere facilmente riutilizzati in molti modi, dalla produzione di pannelli isolanti e fonoassorbenti, ai granulati per l’edilizia, ai tacchi e le solette per le scarpe.

Verosughero, progetto di Artigianato Pasella, riutilizza gli scarti di lavorazione del distretto del sughero, provenienti sia dal loro ciclo di produzione che dal ciclo di aziende impegnate nella realizzazione di tappi. Il loro brand esiste dal 1876 ma negli ultimi anni hanno avviato un’iniziativa volta ad integrare maggiormente i principi dell’economia circolare nel loro modello di business. Il processo consiste nel recuperare gli scarti di lavorazione del sughero, ribollirli, rimacinarli, creare dei blocchi da sagomare e tagliarli per realizzare nuovi prodotti in base alle esigenze dei loro clienti. 

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Il tappo di sughero usato è considerato un rifiuto solido non compostabile che ad oggi viene smaltito in discarica e gettato nell’indifferenziata, perciò il loro obiettivo è quello di dotarsi delle autorizzazioni necessarie a realizzare una rete di trasporto e recupero del tappo dal consumatore (privati cittadini, centro comunali, bar o ristoranti) al loro impianto. Al momento recuperano i tappi provenienti da una rete di bar e ristoranti che hanno aderito all’iniziativa e da altre aziende che convogliano i loro scarti presso lo stabilimento produttivo di Verosughero. Il loro ambizioso obiettivo è quello di espandere il sistema collettivo sul territorio nazionale per produrre packaging alternativo alla plastica dando valore ad un materiale oggi considerato monouso.

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