Nome: Vollebak
Settore: Tessile
Caratteristiche: capi di abbigliamento compostabili
Secondo uno studio avviato dall’Environmental Protection Agency, dal 1960 al 2015 i rifiuti tessili sono aumentati dell’811%. Migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti dalla mondo della moda finiscono ogni anno in discarica o a termovalorizzazione, per essere smaltiti o bruciati, tanto che, in termini di inquinamento, l’industria tessile risulta essere seconda soltanto a quella del petrolio.
Il marchio di abbigliamento sperimentale Vollebak biodegradabile, fondato dai fratelli gemelli, designer e atleti Nick e Steve Tidball, utilizza la scienza e la tecnologia per realizzare i “vestiti del futuro”. Avevano già lanciato la prima giacca in grafene al mondo utilizzando l’unico materiale al mondo ad avere un premio Nobel e un paio di pantaloni “100 years pants” costruiti per resistere al fuoco, all’acqua e al prossimo secolo. Hanno poi realizzato le due magliette più resistenti sulla Terra: una progettata con 120 metri di fibra di carbonio normalmente presente nei motori a reazione e l’altra maglietta in ceramica.
In linea con i principi di economia circolare, alla fine del 2020 hanno lanciato “The Plant and Pomegranate Hoodie“, una felpa realizzata da alberi di eucalipto tinti con melograno, che si decompone in un mucchio di compost in 8 settimane. Realizzata in pasta di eucalipto e legno di faggio proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, il maglione a base vegetale è progettato per essere completamente biodegradabile e compostabile.
“La felpa sembra una normale felpa e dura quanto una normale felpa, ma la sua vita nasce dalla natura ed è progettata per finire lì”, ha detto il co-fondatore di Vollebak Steve Tidball. “Quindi, quando la felpa ha raggiunto la fine della sua vita, che sia tra 3 anni o 30, può essere gettata insieme ai rifiuti organici o seppellita in giardino”.
La felpa si decompone a velocità diverse a seconda di come viene compostata: gli ambienti più caldi e pieni di batteri permettono al materiale di decomporsi più rapidamente. Vollebak calcola che una volta seppellita, si degraderà completamente entro 12 settimane, o otto settimane in un cumulo di compost domestico, e ancora più velocemente in un impianto di compostaggio industriale.
L’idea di creare una felpa compostabile prende spunto dall’abbigliamento degli esseri umani di 50 secoli fa, che indossavano abiti biodegradabili: “Se guardiamo indietro all’uomo Otzi – uno dei nostri antenati che è stato trovato conservato nel ghiaccio per oltre 5.000 anni – i suoi vestiti erano fatti di piante, corteccia d’albero, erba e pelli di animali”.
Secondo Tidball, realizzare indumenti biodegradabili non era una sfida: la parte difficile era creare qualcosa che si compostasse facilmente, che non lasciasse traccia della sua esistenza e utilizzasse la minor quantità di energia possibile. Vollebak infatti, ha realizzato la felpa con eucalipto e faggio utilizzando un processo di produzione a circuito chiuso, in cui il tessuto viene tinto utilizzando la buccia di un frutto di melograno, che normalmente viene buttato via, e cucito con filo di cotone riciclato. Inoltre, il 99% dell’acqua e del solvente utilizzati per trasformare la polpa in fibra vengono riciclati e riutilizzati.
“Sul sistema di punteggio Higg MSI, che misura l’impatto della produzione di un chilogrammo di fibra – tenendo conto dell’esaurimento delle risorse fossili, della scarsità d’acqua, dell’eutrofizzazione e del riscaldamento globale – questo tessuto ottiene un punteggio di 10 contro il punteggio di 60 del cotone“, ha spiegato Tidball.
La felpa di Vollebak segue la T-shirt realizzata interamente con polpa di legno e alghe, che si decompone nel terreno o in una compostiera entro tre mesi. Vollebak ricava il legno da alberi di eucalipto, faggio e abete rosso, provenienti da foreste gestite in modo sostenibile, che vengono scheggiati e lavorati prima di essere trasformati in fibra, poi filati e infine trasformati in vero e proprio tessuto.
Il disegno a blocchi verdi sul davanti della T-shirt è stato creato interamente da alghe coltivate in bioreattori in un processo che trasforma la pianta acquatica in un inchiostro stampabile. Secondo il co-fondatore di Vollebak Steve Tidball, ogni T-shirt è “unica” grazie alle proprietà naturali delle alghe, che fanno sbiadire il design verde e cambiano colore nel tempo.
Poiché è nato come una pianta piuttosto che come un colorante chimico, il pigmento naturale delle alghe è più sensibile e non si comporterà come il colore normalmente sui vestiti. Non appena entra in contatto con l’aria inizia a ossidarsi, il che significa che il verde inizia a cambiare colore e la maglietta potrebbe sembrare diversa da una settimana all’altra man mano che svanisce, rendendo ogni maglietta unica.
Secondo i Tidball, come per la felpa, la velocità con cui la T-shirt si biodegrada dipende dall’ambiente in cui viene inserita: più calde sono le condizioni e più batteri e funghi è esposta, più velocemente scomparirà.