La decarbonizzazione è una sfida cruciale che coinvolge tutti i settori dell’economia, non solamente le industrie pesanti o la produzione di materie prime come talvolta si pensa erroneamente. Al contrario, un’economia decarbonizzata è possibile solo a patto che sia convolta l’intera catena del valore che porta al consumatore finale.
Un esempio interessante di questo concetto è rappresentato da Osai Automation Systems S.p.A., un’azienda italiana fondata nel 1991 e attiva a livello globale nella progettazione e assemblaggio di macchine e linee complete per l’automazione e il testing su semiconduttori. L’azienda ha deciso di promuovere attivamente gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU (Sustainable Development Goals), prendendo ispirazione dall’Agenda 2030 approvata nel settembre del 2015 e partendo dai suoi ambiti di azione tradizionale, quali l’attenzione per le persone e l’ambiente, al fine di perseguire questi importanti obiettivi di sostenibilità globale.
Osai si trova ai vertici di catene di approvvigionamento estremamente ramificate e con il supporto di Circularity ha avviato la stesura di un inventario dei gas ad effetto serra e del conseguente piano di decarbonizzazione, misurato da una serie di sfide peculiari.
LA MISURAZIONE DELLA CARBON FOOTPRINT DI OSAI
Come noto, le emissioni di gas serra si suddividono in tre categorie:
- Scope 1: Emissioni dirette di gas serra, ad esempio quelle generate dalla combustione di carburanti fossili all’interno dell’azienda.
- Scope 2: Emissioni indirette derivanti dall’acquisto di energia elettrica o termica.
- Scope 3: Emissioni indirette legate alle attività dell’azienda, come l’approvvigionamento di beni e servizi.
Per Osai, le emissioni Scope 1 e Scope 2 sono relativamente basse, con dati primari precisi e con approcci di riduzione relativamente semplici da implementare. Al contrario, lo Scope 3 rappresenta la maggioranza delle emissioni complessive e richiede una strategia a più livelli per essere ridotto.
Si tratta di una situazione comune a molte altre aziende e dettata dal fatto che ogni fase di lavorazione di un prodotto incamera una certa quantità di emissioni, e il valore cumulativo di queste emissioni associate a ogni bene acquistato rappresenta quanto l’azienda “acquista” insieme ai propri prodotti.
L’ingaggio dei fornitori rappresenta di conseguenza un pilastro portante della strategia di riduzione, avendo cura di ritagliare su misura le azioni da implementare in modo da concentrare gli sforzi sui fornitori associati alle materie prime più impattanti e con le dimensioni e il grado di maturità sufficiente per offrire una maggiore trasparenza relativa agli impatti ambientali dei propri prodotti e delle proprie lavorazioni.