Quando si parla di imballaggi monouso in ottica di economia circolare, il dato da osservare è quello relativo al rapporto tra packaging immessi al consumo e quelli raccolti. Specialmente nel comparto degli imballaggi in plastica per bevande la situazione diventa ancora più complessa, poiché tutto quello che non si raccoglie o non viene avviato correttamente a riciclo (discarica o termovalorizzatore), o oppure si disperde nell’ambiente. Ecco perché, come dice anche la nuova proposta della Commissione europea sugli imballaggi e i suoi rifiuti, è importante creare sistemi di raccolta virtuosi che riducano la dispersione delle plastiche. Uno di questi sistemi è il deposito cauzionale.
Come funziona un sistema di deposito cauzionale
Nato in Canada negli anni ‘50, il DRS (Deposit Return System in inglese) è un sistema di raccolta selettiva per gli imballaggi per bevande monouso secondo il quale il consumatore paga una piccola cauzione in aggiunta al prezzo di vendita di un prodotto. Questa cauzione, o deposito, viene poi rimborsata interamente al consumatore al momento della restituzione dell’imballaggio vuoto presso un punto di raccolta. In sostanza, in un sistema DRS il consumatore acquista il contenuto, ma prende in prestito l’imballaggio tramite una piccola cauzione.
È pensato soprattutto per gli imballaggi monouso relativi al consumo di bevande come la classica bottiglietta in plastica PET, ma può benissimo essere allargato ad altri contenitori come le lattine. In un sistema di raccolta con deposito cauzionale tutti i commercianti sono obbligati a raccogliere gli imballaggi vuoti attraverso dei sistemi automatizzati (RVM) o manualmente alla cassa. Una volta riportato l’imballaggio vuoto, il consumatore ottiene indietro la cauzione pagata: non si tratta dunque di una tassa. Inoltre, per i consumatori non ci sono viaggi aggiuntivi per raggiungere isole ecologiche o centri di raccolta dedicati e quindi riportare gli imballaggi vuoti quando si fa la spesa diventa un’abitudine.
A questo punto l’amministratore del sistema organizza e finanzia il recupero degli imballaggi vuoti dai diversi punti di raccolta per il conteggio, la selezione, il compattamento e la vendita dei materiali raccolti ai riciclatori. I commercianti ricevono una commissione di gestione per ogni singolo imballaggio da loro raccolto e gestito (handling fee). Questa commissione copre i costi diretti relativi alla raccolta che consistono nell’acquisto dei sistemi automatizzati di raccolta, personale dedicato per la manutenzione e pulizia, spazio commerciale destinato al ritiro, costi delle utenze, ovvero elettricità, internet e riscaldamento.
C’è inoltre una differenza sostanziale tra i sistemi di deposito che interessano gli imballaggi per bevande monouso (in PET, vetro e metalli) e i sistemi di vuoto a rendere che, implementati su base volontaria dall’industria delle bevande, riguardano principalmente i contenitori in vetro ricaricabili e riutilizzabili e, in alcuni casi, le bottiglie in plastica durevole.
Da quali Paesi europei è stato adottato il deposito cauzionale?
In Europa diversi Paesi stanno adottando un DRS anche per via della cosiddetta direttiva SUP – Single Use Plastics – che indica un target di raccolta separata del 77% entro il 2025 per tutte le bottiglie in plastica monouso per bevande. Gli obiettivi di raccolta sono interconnessi anche con quelli di riciclo: se i Paesi non raccolgono abbastanza non avranno neanche il PET sufficiente da riciclare per raggiungere l’obiettivo del 25% di materiale riciclato entro il 2025 (il 30% entro il 2030).
Sono 12 i Paesi europei che hanno sistemi di deposito cauzionale: Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Norvegia, Lituania si recuperano bottiglie di plastica in PET, lattine di alluminio, bottiglie di vetro. Nei Paesi Bassi e Svezia solo PET e lattine in alluminio. Da inizio 2022 si sono unite al gruppo anche la Slovacchia, Lettonia e Malta.
Secondo un paper di Laboratorio REF Ricerche, i sistemi DRS sono considerati un mezzo efficace e riconosciuto a livello internazionale per ridurre la dispersione degli imballaggi nell’ambiente, raggiungere elevati tassi di intercettazione e garantire un riciclo di alta qualità dei materiali raccolti. I risultati ad oggi sono straordinari poiché solo i Paesi con sistemi di deposito cauzionale attivi e resi obbligatori raggiungono percentuali di intercettazione pari (o superiori) al 90% con punte che superano il 97%, come in Germania.
I 10 sistemi DRS europei – sono escluse Slovacchia, Lettonia, e Malta che l’hanno adottato da poco – raccolgono in media il 90% degli imballaggi monouso immessi sul mercato. I sistemi di raccolta differenziata nei Paesi che al contrario non adottano sistemi DRS, invece, intercettano in media solo il 47% degli imballaggi per bevande in PET immessi al consumo.
Negli Stati Uniti si contano 10 Stati federali aderenti; il sistema è diffuso anche nella maggior parte delle provincie canadesi, in Australia, in Israele e parte dei Caraibi. Secondo le stime del rapporto “Global Deposit Book 2020: An Overview of Deposit Systems for One-way Beverage Containers” prodotto da Reloop Platform, sono ad oggi 291 milioni di persone ad avere accesso ai sistemi DRS. Questo numero potrebbe raddoppiare entro la fine del 2023 portando il numero di persone che hanno diretto accesso a un sistema cauzionale a 500 milioni.
In Italia cosa succede
Un sondaggio recentemente commissionato dalla campagna A Buon Rendere ha rilevato che l´83% degli italiani vorrebbe l’introduzione di un DRS anche nel nostro Paese.
Secondo un recente studio di Reloop Platform, in Italia oltre 7 miliardi di contenitori per bevande sfuggono al riciclo ogni anno (più del 60% dell’immesso al consumo), uno spreco che secondo Reloop potrebbe essere ridotto del 75-80% attraverso l’introduzione di un sistema di deposito efficiente. Inoltre, l’attuale sistema di raccolta differenziata del PET permette un’intercettazione solo del 58%, un tasso ben lontano dall’obiettivo del 90% imposto dalla direttiva SUP entro il 2030.
A luglio sarebbe dovuto partire al ministero della Transizione ecologica un tavolo di consultazione con gli operatori dei settori interessati, Anci, Ispra e Istituto superiore di Sanità. L’obiettivo era superare criticità e ipotetici contrasti tra la norma nazionale e le direttive europee, ma soprattutto convincere l’industria degli imballaggi italiana che il sistema di deposito cauzionale non penalizzerà il lavoro dei riciclatori, anzi aiuterà a raccogliere più materiale da avviare a riciclo. Affinché il deposito cauzionale venga applicato, però, occorre un decreto attuativo che avrebbe dovuto essere emanato nel dicembre 2021, ma per ora tutto tace.
L’Italia entro il 2030 dovrà comunque raggiungere un tasso di raccolta del 90% delle bottiglie in plastica monouso per bevande. Se fallirà con la raccolta differenziata, il sistema di deposito cauzionale diventerà automaticamente obbligatorio.