Con la direttiva SUP sulla plastica monouso, l’UE mira a diventare un precursore nella lotta globale contro i rifiuti marini e l’inquinamento da plastica, varando regole che mirano a ridurre il volume e l’impatto di certi prodotti di plastica sull’ambiente.
I prodotti di plastica monouso (single-use plastic products – SUP) sono usati una volta sola, o per un breve periodo di tempo, prima di essere gettati via. L’impatto di questi rifiuti di plastica sull’ambiente e sulla nostra salute è globale e può essere drastico, come ben evidenziato anche dal Centro di resilienza di Stoccolma.
I prodotti di plastica monouso hanno più probabilità di finire nei nostri mari rispetto alle opzioni riutilizzabili. I 10 articoli di plastica monouso più comunemente trovati sulle spiagge europee, insieme agli attrezzi da pesca, rappresentano il 70% di tutti i rifiuti marini nell’UE.
![tipologia di rifiuto plastica monouso](https://circularity.com/wp-content/uploads/2022/02/image-1-1024x280.png)
Nel recepire la direttiva SUP l’Italia ha deciso di escludere i prodotti in bioplastica biodegradabile e compostabile, laddove non è possibile utilizzare alternative. Un’iniziativa che non è stata accolta bene dall’Europa, che invece include nella direttiva anche la bioplastica in monouso.
I 10 articoli trattati dalla direttiva sono:
- Bastoncini di cotone
- Posate, piatti, cannucce e agitatori
- Palloncini e bastoncini per palloncini
- Contenitori per alimenti
- Tazze per bevande
- Contenitori per bevande
- Mozziconi di sigaretta
- Sacchetti di plastica
- Pacchetti e involucri
- Salviette umidificate e articoli sanitari
Laddove le alternative sostenibili sono facilmente disponibili e accessibili, i prodotti di plastica monouso non possono essere immessi sui mercati degli Stati membri dell’UE. Questo si applica a bastoncini di cotton fioc, posate, piatti, cannucce, agitatori e bastoncini per palloncini. Si applicherà anche a tazze, contenitori per alimenti e bevande fatti di polistirolo espanso, e a tutti i prodotti fatti di plastica oxo-degradabile.
Per altri prodotti di plastica monouso, l’UE si sta concentrando sul limitarne l’uso tramite:
- Misure di sensibilizzazione
- l’introduzione di requisiti di progettazione, come l’obbligo di collegare i tappi alle bottiglie
- Introducendo requisiti di etichettatura, per informare i consumatori sul contenuto di plastica dei prodotti, sulle opzioni di smaltimento che devono essere evitate e sui danni causati alla natura se i prodotti vengono gettati nell’ambiente
- l’introduzione di obblighi di gestione dei rifiuti e di risanamento per i produttori, compresi gli schemi di responsabilità estesa del produttore (EPR)
Obiettivi della direttiva contro la plastica monouso
Le norme UE sui prodotti di plastica monouso mirano a prevenire e ridurre l’impatto di alcuni prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente marino, e sulla salute umana. Esse mirano anche a promuovere la transizione verso un’economia circolare della plastica con modelli commerciali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo così al funzionamento efficiente del mercato interno.
Gli obiettivi specifici della direttiva sono:
- Un tasso di raccolta differenziata del 77% per le bottiglie di plastica entro il 2025 – aumentato al 90% entro il 2029
- incorporare il 25% di plastica riciclata nelle bottiglie per bevande in PET dal 2025, e il 30% in tutte le bottiglie di plastica per bevande dal 2030.
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La SUP in Italia, lo scontro sulla la bioplastica
Le ragioni della decisione del nostro governo di escludere le bioplastiche compostabili dal recepimento nazionale della direttiva nascono da quella che è un’eccellenza del nostro paese, che già da anni ha anticipato le altre nazioni della comunità nell’utilizzo delle bioplastiche come sostituto ai materiali tradizionali. Siamo stati ad esempio i primi a vietare le buste della spesa, i cotton-fioc in plastica e le microplastiche contenute nei cosmetici, riducendo del 60% l’utilizzo di sacchetti per l’asporto delle merci negli scorsi 10 anni. Abbiamo investito ingenti somme sulla ricerca in bioplastiche, brevettando le bottiglie in Pet al 100% riciclato e creando una filiera ad alto tasso di sostenibilità e innovazione che conta 2.780 addetti.
Siamo inoltre il paese più avanzato nella raccolta differenziata organica, dove cioè le bioplastiche degradabile vanno a fine vita per essere recuperate secondo i principi dell’economia circolare, ad esempio sotto forma di compost.
Come il divieto sugli shopper, che aveva inizialmente sorpreso l’Europa ma che è stato alla fine riconosciuto come positivo, anche sulle bioplastiche siamo più avanti e l’EU farebbe bene a prenderci come esempio. Dove invece dovremmo modificare il nostro recepimento della direttiva SUP per evitare di incorrere in una procedura di infrazione è sull’eccezione per i prodotti in cellulosa e carta ricoperti da un film plastico.
L’errore più grande della politica in questa vicenda è però forse stato quello di aver lasciato a sé stesse le aziende della plastica tradizionali. Bisogna incentivare produzioni più sostenibili e tecnologicamente avanzate, che permettano di attuare la transizione senza avere pesanti ricadute sul tessuto economico e sociale del paese.
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