“La finestra si sta chiudendo”, avvisa l’eloquente sottotitolo dell’ultimo report sul clima dell’UNEP. Non è in atto “nessun percorso credibile” per fermare l’aumento di temperatura del pianeta a +1.5 °C entro fine secolo e c’è solo un modo per limitare i peggiori effetti della crisi climatica: una rapida trasformazione delle società.
Le politiche attualmente in vigore ci portano dritti ad un aumento di temperatura di 2.8°C, e gli attuali impegni per mitigare il riscaldamento globale non basteranno per evitare scenari climatici catastrofici. Le promesse di taglio delle emissioni di ogni Paese – che alle COP (conferenze sul clima) vengono chiamati Ndc – se pienamente rispettati, significherebbero un aumento del riscaldamento globale di circa 2.5°C causando condizioni meteorologiche ancora più estreme di quelle che abbiamo visto in Pakistan e in altre aree vulnerabili del pianeta.
Mitigazione cambiamento climatico: Impegni non sufficienti
Il rapporto rileva che solo un’urgente trasformazione a livello sistemico può soddisfare i tagli necessari per limitare le emissioni di gas serra: perrimanere nello scenario degli 1.5°C dovrebbero diminuire del 45% entro il 2030, per il target 2°C del 30%.
Al vertice sul clima di un anno fa a Glasgow i Paesi avevano promesso di aumentare i loro impegni. Ma il testo finale della COP27 di quest’anno non aumenta le ambizioni sull’abbassamento delle emissioni.
“Questo rapporto ci dice in freddi termini scientifici ciò che la natura ci ha detto tutto l’anno attraverso inondazioni mortali, tempeste e incendi violenti – ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) – Dobbiamo smettere di riempire la nostra atmosfera di gas serra e smettere di farlo in fretta. Abbiamo avuto la possibilità di apportare modifiche incrementali, ma quel tempo è finito. Solo una radicale trasformazione delle nostre economie e società può salvarci dall’accelerazione del disastro climatico”.
Andersen non sottovaluta la portata della sfida: “Alcuni direbbero che è impossibile riformare l’economia globale dimezzando le emissioni di gas serra entro il 2030, ma dobbiamo provarci. Ogni frazione di grado è importante: per le comunità vulnerabili, per gli ecosistemi e per ognuno di noi”.
È ora di agire sulla finanza climatica
Secondo il report di UNEP, una trasformazione globale verso un’economia a basse emissioni richiederà investimenti di almeno 4-6mila miliardi di dollari l’anno. Si tratta solo del 2% del totale delle attività finanziarie gestite, ma è significativo se consideriamo che sono risorse aggiuntive da allocare annualmente.
Alla COP27 è stato istituito un fondo Loss&Damage (perdite e danni) per i Paesi più colpiti dalla crisi climatica, ma il documento sottolinea che per quanto riguarda la mitigazione “la maggior parte dei player finanziari ha mostrato un scarso impegno preferendo altri interessi e non riconoscendo adeguatamente i rischi climatici”.
Rendere i mercati finanziari più efficienti, introdurre un prezzo del carbonio e promuovere una finanza etica con l’aiuto delle banche centrali sono alcuni dei suggerimenti del documento.
Le emissioni di CO2 in aumento nel 2022
Il fatto, confermato anche dalla COP27, che non esista un ancora un piano credibile per tagliare le emissioni è sottolineato anche dall’ultimo report degli scienziati del Global Carbon Project, un’organizzazione che si occupa di quantificare le emissioni di CO2 prodotte dalle attività umane. Dallo studio emerge come le emissioni globali di anidride carbonica del 2022 saranno maggiori di quelle del 2021 dell’ 1%, raggiungendo un picco di 36,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
La produzione di CO2 della Cina, il più grande inquinatore mondiale, è diminuita dello 0,9% a causa del persistere del blocco di alcune attività dovutoal Covid-19. Mentre anche le emissioni europee sono leggermente diminuite, quelle statunitensi sono aumentate dell’1.5% . Preoccupante l’andamento dell’India che ha registrato un + 6% .
Il Times, in un articolo, fa notare come le emissioni globali siano cresciute in media di circa il 2% all’anno dal 1960, per poi cominciare a crescere del 3% negli anni 2000 con il boom economico cinese. Dopo il crollo finanziario del 2008, tuttavia, le emissioni sono rallentate con un aumento dell’1% all’anno. Le restrizioni dovute al Covid nel 2020 hanno portato a un calo delle emissioni di circa il 5%, per poi riprendere l’anno scorso quando lo stimolo economico ha ripreso piede.