Un momento storico per la giustizia climatica e un’occasione persa per ridurre le emissioni e implementare piani di adattamento. Si è conclusa con questo esito la COP27 di Sharm el-Sheikh, una delle conferenze sul clima più lunghe e complesse, che da una parte ha sancito il primo vero successo della finanza climatica con la creazione di un fondo Loss&Damage (perdite e danni) per i Paesi più colpiti dalla crisi climatica, dall’altra ha visto un brusco stop sui progressi in tema di decarbonizzazione. Ecco i punti salienti del documento di decisione finale, il cosiddetto Sharm el-Sheikh Implementation Plan.
Loss&Damage: un passo fondamentale per la giustizia climatica
Sono anni che i Paesi più vulnerabili, le economie emergenti e le piccole isole cercano supporto finanziario per perdite e danni causati dalla crisi climatica. Aver raggiunto finalmente un accordo sull’istituzione di un fondo è una pietra miliare dei negoziati. Ora arriva la parte difficile: questa versione del Loss&Damage non include la responsabilità dei Paesi che finanzieranno il fondo e quindi non c’è ancora accordo su come dovrebbero essere forniti i finanziamenti e da dove dovrebbero provenire. Particolarmente felice il ministro del clima pakistano Sherry Rehman che ha definito “storico” il consenso sul fondo che dà finalmente voce ai Paesi più vulnerabili. “Abbiamo lottato per 30 anni per questo aiuto e oggi, a Sharm el-Sheikh, abbiamo raggiunto il primo traguardo positivo”. Ma Rehman non vuole sentire parlare di beneficenza, crede che il loss&damage fund si debba guardare come un investimento per il futuro.
Fallimento sugli impegni decarbonizzazione. L’obiettivo 1,5°C rimane
Il vertice COP27 ha adottato un accordo che non aumenta le ambizioni sul taglio delle emissioni e, nonostante il risultato della COP26 di Glasgow di tenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C sia stato confermato, non sono state adottate nuove misure per preservarlo. Fallimento quindi per quanto riguarda i target di decarbonizzazione: dal testo finale è stata eliminato l’obiettivo di picco delle emissioni al 2025 – utile per stare entro il grado e mezzo – e non c’è menzione della graduale eliminazione dei combustibili fossili. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali (Ndc), il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% dal 2019 fino al 2030. E questo malgrado la COP27 abbia riconosciuto che per mantenere l’obiettivo di 1,5 ° C è necessaria una riduzione delle emissioni del 43%. Per questo gli Stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione sono invitati a farlo entro il 2023.
Le cause di questo fallimento sono riconducibili all’atteggiamento della presidenza egiziana che ha affrontato la COP27 in probabile conflitto di interessi rispetto al suo status di esportatore di gas. Laurence Tubiana, presidente della European Climate Foundation, ha dichiarato che il testo protegge chiaramente le industrie dei combustibili fossili.
Gas e Combustibili fossili
Il testo finale della Cop27 conteneva un provvedimento per incentivare le “energie a basse emissioni”. Ciò potrebbe significare molte cose, dai parchi eolici e solari ai reattori nucleari e alle centrali elettriche a carbone dotate di cattura e stoccaggio del carbonio. Secondo i termini della tassonomia europea questo includerebbe anche il gas, che produce meno emissioni rispetto al carbone, ma rimane un combustibile fossile.
Questo punto è stato oggetto di intense discussioni fino agli ultimi giorni. Nella bozza finale si incoraggiano gli sforzi per accelerare la riduzione graduale dell’energia a carbone (phase down) facendo riferimento all’eliminazione (phase out) solo per quanto riguarda i sussidi ai combustibili fossili inefficienti.
Come riporta il Guardian, l’India aveva guidato un tentativo, con il sostegno europeo e degli Stati Uniti, di includere una riduzione graduale di tutti i combustibili fossili, non solo del carbone. Ma da ciò che emerge dal testo finale il tentativo è stato bloccato.
Le reazioni a fine COP27
“Non abbiamo fatto abbastanza per ridurre il divario tra la scienza e la politica – ha ammesso in assemblea plenaria l’inviato della Commissione europea Frans Timmermans – Ci voleva più coraggio, serve una riduzione più rapida delle emissioni, abbiamo perso velocità e tempo”. Su un tono simile sono anche le parole del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che ha riconosciuto l’atto di giustizia del loss and damage ma ha anche ricordato che dobbiamo ridurre drasticamente le nostre emissioni . “Questo è un problema che la COP27 non ha affrontato. Un fondo per i danni e le perdite era essenziale, ma non serve a niente se la crisi climatica cancella un’isola dalle mappe o se trasforma un intero Paese africano in un deserto”. Guterres ha sottolineato che il mondo ha ancora bisogno di un grande salto in termini di ambizione per restare ancorati all’obiettivo 1,5°C. “Dobbiamo investire in rinnovabili e terminare la nostra dipendenza dai combustibili fossili”, ha aggiunto alla fine.