Le piazze si riempiono di migliaia di ragazze e ragazzi che protestano contro l’inerzia delle risposte al cambiamento climatico. Si moltiplicano i progetti di riforestazione urbana e di agricoltura biologica, e non c’è azienda che non abbia messo la sostenibilità al centro della propria comunicazione. E non c’è talk, giornale, trasmissione, evento o pubblicità che non riproponga il mantra della salvaguardia del pianeta. Stanno crescendo – ed è un vero paradosso – le opportunità di fare bene al pianeta anche per le persone che non hanno particolare sensibilità ambientale.
Com’è che siamo diventati tutti (veri e presunti) ecologisti?
Secondo Elena Granata e Fiore de Lettera siamo attraversati da un inedito innamoramento collettivo, che trascende le età e le appartenenze culturali e che sta generando nuove forme di creatività, nei singoli e nelle comunità. È infatti evidente che i dati e i numeri non bastano a smuovere le persone e a motivarle ad agire, e che la trasformazione culturale a cui stiamo assistendo coinvolge invece le passioni, l’empatia e persino il desiderio.
Nel contempo, siamo messi di fronte a una scelta. Possiamo abbandonarci alla compiacenza e lasciare che questo amore, così com’è arrivato, svapori e venga rimpiazzato da qualche nuova passione. Oppure possiamo farlo diventare un vero sentire ecologico, capace di consolidare quella simbiosi tra immaginazione, ragione e sentimento di cui noi – e il nostro pianeta – abbiamo così bisogno.