Crescono a doppia cifra per il secondo anno consecutivo i reati ambientali, infrangendo il muro simbolico 40.590 reati. Significa 111,2 illeciti al giorno, 4,6 ogni ora. Nel 2024 sono aumentate anche le denunce, 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari delle ecomafie raggiunge 9,3 miliardi di euro, mezzo miliardo in più in dodici mesi. Undici i clan criminali aggiuntivi censiti rispetto al precedente rapporto.
È questa la fotografia scattata da Legambiente nel nuovo rapporto Ecomafia 2025, dedicata quest’anno al 30ennale dalla scomparsa del Capitano di Fregata Natale De Grazia, morto tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 mentre indagava sugli affondamenti sospetti nel Mediterraneo di navi con il loro carico di rifiuti.
Dal 1° maggio 2024 sono aumentate anche le inchieste sui fenomeni corruttivi negli appalti di carattere ambientale: 88 quelle censite da Legambiente (+17,3% rispetto al 2023). Si tratta di inchieste che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione, passando per la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese.
Dove colpiscono le ecomafie
Entrando nel dettaglio dei dati forniti dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, nel 2024 in Italia il 42,6% dei reati ambientali si concentra in 4 regioni meridionali (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), anche se il fenomeno è ormai nazionale.
Il Lazio sale al quinto posto con 2.654 reati (+20,6%), davanti alla Toscana, anch’essa in aumento (+11,6%). Sardegna settima (2.364, +13,9%). La prima regione del Nord è la Lombardia, ottava con 2.324 reati (+17,7%), seguita dal Veneto (1.823, +3,5%).
A livello nazionale il maggior numero di reati si registra nella filiera del cemento con 13.621 illeciti accertati: dall’abusivismo edilizio alla cave illegali fino ai reati connessi agli appalti per opere pubbliche. Seguono i reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9% rispetto al 2023, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%).
Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (dalla ricettazione ai reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere) e quelli nel settore agroalimentare.
“I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’ISPRA testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale”, ha commentato Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente.
Per quanto riguarda i delitti più gravi, previsti dal titolo VI-bis del Codice penale, nel 2024 al primo posto abbiamo l’inquinamento ambientale con 299 illeciti contestati, quelli complessivi sono stati 971, con un +61,3% rispetto al 2023. Numeri che insieme all’aumento dei controlli su questa tipologia di reati dimostrano l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il decennale. In particolare, da giugno 2015 a dicembre 2024 grazie a questa fondamentale riforma sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri.
“Le attività criminali contro l’ambiente, il saccheggio del patrimonio culturale, le filiere illecite dell’agroalimentare, lo sfruttamento illegale di animali e specie protette, insieme alla corruzione hanno consentito di accumulare profitti illeciti stimati in 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023), per un fatturato illecito, dal 1995 al 2024, pari a 269,1 miliardi di euro”, ha aggiunto Fontana.
Secondo Legambiente la criminalità ambientale sottrae risorse pubbliche, altera la concorrenza e genera ingenti costi sociali. Corruzione e appalti pilotati ostacolano lo sviluppo di infrastrutture verdi, sistemi di depurazione efficienti e una gestione sostenibile dei rifiuti. Il cemento illegale compromette il mercato edilizio, consuma suolo e accresce il rischio di dissesto idrogeologico. I traffici illeciti di rifiuti e le conseguenti forme di inquinamento impongono interventi di bonifica onerosi. Ogni abuso edilizio non demolito rappresenta una ferita aperta per il territorio. Contrastare questi reati, sostiene Legambiente, significa liberare risorse per la transizione ecologica, incentivare settori industriali virtuosi e tutelare chi investe in tecnologie pulite, energie rinnovabili e rigenerazione urbana.