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GreenItaly 2024, la transizione green delle imprese italiane

di Circularity

Data 01/11/2024
Tipo News
green jobs

A che punto è la transizione ecologica delle imprese italiane? il Rapporto GreenItaly offre uno spaccato della green economy italiana, sottolineando il ruolo crescente della sostenibilità come fattore di competitività per le imprese. 

Realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, con il patrocinio del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, i dati del 15° Rapporto GreenItaly confermano la concretezza dell’invito del presidente Sergio Mattarella a Bonn e del report di Mario Draghi a fare della transizione verde e della decarbonizzazione un importante fattore di competitività. 

“C’è un’Italia che può essere protagonista con l’Europa alla COP29 a Baku: fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare l’economia e la società”, ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.

Le imprese italiane nella corsa alla transizione green

Secondo il rapporto – a cui hanno collaborato CONAI, Novamont, Ecopneus, ENEL, oltre a 40 esperti e organizzazioni, tra cui Materia Rinnovabile − nel quinquennio 2019-2023 sono 571.040 le imprese italiane che hanno investito in sostenibilità, pari al 38,6% del totale. Sul piano occupazionale, le professioni legate alla green economy rappresentavano a fine 2023 il 13,4% degli occupati, con 3.163.000 lavoratori.

I contratti attivati per questi ruoli nel 2023 hanno raggiunto quota 1.918.610, ossia il 34,8% del totale previsto, con un incremento di 102.490 unità rispetto alla precedente rilevazione.

Nel 2023, la domanda di competenze e cultura green sia ormai dominante: quasi l’80% dei 5,5 milioni di contratti lavorativi previsti richiedeva competenze specifiche in sostenibilità. Tra le aree aziendali più coinvolte spiccano la logistica (88,8%), la progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%). 

L’Italia si conferma inoltre leader europeo nel recupero e riciclo di materia, una risorsa cruciale per un paese povero di materie prime.

Secondo Eurostat, nel 2022 il tasso italiano di avvio a riciclo dei rifiuti totali ha raggiunto il 91,6%, superando la media europea e i risultati di Germania, Francia e Spagna. Anche nel riciclo degli imballaggi, con un tasso del 75,3%, l’Italia primeggia in Europa, con tassi eccellenti per carta (92,3%), vetro (77,4%) e acciaio (87,8%). Sebbene il riciclo della plastica sia ancora più basso (48%), il settore sta crescendo rapidamente e include oltre 44.000 tonnellate di plastica biodegradabile riciclata grazie al compostaggio.

L’Italia conferma il proprio ruolo di eccellenza europea anche nel settore degli oli minerali usati, con il 98% del totale raccolto nel 2023 rigenerato per la produzione di lubrificanti, oli leggeri e altri derivati.

Notevoli i risultati anche nel riciclo degli pneumatici fuori uso (PFU), che nel 2023 ha consentito di risparmiare oltre 81 milioni di euro sulle importazioni di materie prime, evitando 297.000 tonnellate di emissioni di CO₂eq, 274.000 tonnellate di prelievi di materie prime e un consumo di acqua di 1,2 milioni di metri cubi.

Energia e rinnovabili in crescita, criticità green job

Tendenza positiva per l’Italia nelle nuove installazioni da fonti rinnovabili che, nel 2023, toccano i massimi storici pari a 5,7 GW. Importante la spinta del fotovoltaico, che ha contribuito a far entrare l’Italia nella top 10 dei migliori mercati fotovoltaici al mondo per nuovi impianti installati, la cui crescita potrà essere ulteriormente supportata dal completamento a fine 2025 del più grande impianto di produzione di celle e moduli PV bifacciali ad alte prestazioni d’Europa a Catania.

“Spingere sul cammino della transizione ecologica significa per le imprese puntare sempre di più a investire sull’innovazione ad alto contenuto tecnologico”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete. “La quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita, in particolare ben l’88% mira a introdurre tecnologie strategiche Net Zero, come il solare fotovoltaico, l’eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete.”

Prete ha però ricordato la crescente difficoltà nel reperire competenze green: più di una posizione su due rimane scoperta per carenza di figure specializzate. Nonostante il ritmo sostenuto, il Centro resta ultimo per numero complessivo di green job (364.510 unità), mentre il Nord-Ovest guida con 622.270 attivazioni (+4%).

La Lombardia primeggia tra le regioni, con 440.940 contratti e un’incidenza del 40,3%, seguita da Veneto, Emilia-Romagna e Lazio. A livello provinciale, Milano registra 203.550 nuovi contratti (+9,2%), mentre le province di Caltanissetta, Piacenza, Lodi e Bergamo spiccano per incidenza dei contratti green sul totale

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