Il 28 luglio è stato il Plastic Overshoot Day, il giorno in cui la domanda di plastica globale supera la capacità di smaltimento media di ogni Paese. A fissarlo nel calendario delle emergenze ambientali è stata la società di consulenza svizzera Earth Action che in un position paper ha calcolato tutta la plastica destinata a sfuggire a ogni tipo di sistema di gestione rifiuti, anche quelli meno circolari come l’incenerimento e la discarica. Se fosse presa a modello di buona gestione solo l’economia circolare, il Plastic Overshoot Day sarebbe già arrivato da un pezzo.
Negli ultimi dieci anni la produzione di plastica è aumentata 20 volte più rapidamente della capacità di riciclo mondiale. Secondo il report, delle 159 milioni di tonnellate di plastica prodotte quest’anno, Earth Action rileva che il 43% sarà mal gestita, ciò significa che oltre 68,5 milioni di tonnellate di plastica rischiano di inquinare l’ambiente. A questi numeri si aggiungono oltre 420.000 tonnellate di additivi chimici che potrebbero finire nei corsi d’acqua, provocando gravi effetti sulla salute dell’uomo e degli ecosistemi marini. Mentre l’inquinamento da macroplastica (oggetti di plastica più grande di 5 mm) possono causare lesioni e possono essere ingerite dalla fauna acquatica, le microplastiche (di dimensioni inferiori a 5 mm) sono state collegate – con ancora poche certezze scientifiche – a effetti cancerogeni, disfunzioni epatiche e disturbi endocrini, soprattutto se contengono sostanze pericolose.
Il rapporto evidenzia che la crisi dei rifiuti di plastica ha un impatto maggiore sul Sud globale. Paesi come Bangladesh, Ecuador, India e Sud Africa sono definiti da Earth Action come “spugne di rifiuti”, cioè quelle nazioni che ha un basso consumo di plastica ma un alto livello di inquinamento innescato un incontrollato import di rifiuti. 12 sono i Paesi responsabili del 52% di rifiuti di plastica che sfuggono alla raccolta, tra i peggiori ci sono India, Cina, Brasile, Indonesia e Thailandia.
Il 28 luglio è semplicemente un giorno simbolico che rappresenta la media globale tra la quantità di plastica che viene smaltita – anche con metodo impattanti come la discarica e l’incenerimento – e quella che finisce per inquinare l’ambiente. Secondo i calcoli della società svizzera, il Plastic Overshoot Day italiano arriverebbe il 12 ottobre. Nonostante il nostro Paese abbia uno dei tassi di riciclo della plastica migliori d’Europa (56%), è arrivato nono nella classifica globale per consumo di plastica per capita e per produzione annuale di rifiuti.
“Abbiamo tutti un ruolo cruciale da svolgere in questa crisi di rifiuti – ha dichiarato Julien Boucher, fondatore e CEO di Earth Action – Ora ciò che serve sono interventi estesi e ambiziosi da parte dei governi e delle aziende globali, che possano guidare il cambiamento verso pratiche di produzione sostenibili. Senza questo, la data del Plastic Overshoot Day verrà solo anticipata di anno in anno. Se possiamo misurare e segnalare la nostra impronta di carbonio, perché non possiamo fare lo stesso per la plastica?”
Secondo i dati del documento, la medaglia d’oro del riciclo finisce alla Danimarca che “celebra” il proprio Plastic Overshoot Day il 26 dicembre poiché sono solo quattro i giorni in cui i rifiuti plastici prodotti superano la capacità della nazione di riciclarli. Per la Nigeria, invece, cade il 3 gennaio: il che significa che per il resto dell’anno la plastica semplicemente non verrebbe virtualmente né riciclata né gestita. Questo, però, non significa che la Nigeria è il Paese con più inquinamento da plastiche mondo. Quelle nazioni che non riescono a gestire il loro rifiuti domesticamente spesso li esportano verso realtà che non sempre hanno le infrastrutture adatte per smaltirli.
Il problema va quindi risolto alla radice. Secondo John Duncan del WWF anche se il miglioramento delle capacità di gestione dei rifiuti a livello globale ci aiuterà, dobbiamo concentrare i nostri sforzi sulla riduzione dei consumi e quindi della produzione. Le persone che vivono in Islanda sono i principali generatori di rifiuti plastici, con un consumo annuo di 128,9 kg a persona. Questo è 50 volte superiore rispetto al consumo annuo pro capite Bangladesh che ne consuma 2,59 kg, Paese che non ha le capacità per gestire l’import di rifiuti di plastica da altri Paesi.
In generale produzione di plastica infatti non sembra rallentare: oltre la metà di tutta la plastica prodotta risale al 2000. Si stima che a questi ritmi la produzione di plastica è destinata a triplicare entro il 2060, toccando il miliardo di tonnellate prodotto prima del 2050.