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La cosmesi circolare tra riciclo e divieti

Data 01/10/2025
Tipo News

Tra i vari settori che, con ritmi diversi, stanno compiendo passi avanti in un percorso di transizione circolare c’è la cosmesi. Da un lato con nuove regole europee – come il divieto entrato in vigore il primo settembre di due composti chimici presenti negli smalti semipermanenti – dall’altro con l’impegno crescente delle imprese del beauty e del personal care, sempre più attente a misurare gli impatti dei loro prodotti e a cercare soluzioni sostenibili.

Il trend è ben fotografato dall’ultimo Osservatorio sulla sostenibilità del settore cosmetico 2025, un strumento sviluppato in collaborazione con Ergo – spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in grado di rendicontare le performance ambientali, sociali ed economiche del settore, valorizzando le buone pratiche parte della supply chain. 

La novità più importante di questa edizione dell’osservatorio riguarda gli attori coinvolti nel sondaggio: non solo le aziende cosmetiche, ma anche gli attori della filiera, che hanno risposto a quesiti relativi alle pratiche sostenibili che hanno già adoperato o che vorrebbero implementare.

Le imprese della cosmesi sempre più green

Nel settore cosmetico cresce l’attenzione alle materie prime sostenibili: accanto a quelle riciclate o recuperate, che oggi rappresentano la quota più consistente (14%), secondo l’indagine dell’Osservatorio iniziano a diffondersi anche ingredienti certificati e biobased. Insieme, questi materiali “green” costituiscono ormai quasi un quarto del totale, segnale che la sostenibilità non è più un aspetto marginale. La stessa tendenza emerge dal crescente interesse per i sistemi di refill del packaging, che permetterebbero di ridurre l’impiego di nuove risorse coinvolgendo direttamente i consumatori.

Sul fronte idrico, la maggior parte delle imprese dichiara di mettere in campo iniziative per contenere i consumi, anche se resta ancora molto da fare sul riuso dell’acqua. Per quanto riguarda i rifiuti, una buona parte viene avviata a recupero (63%), mentre sul versante energetico circa metà delle aziende utilizza fonti rinnovabili. Mancano però strategie strutturate e di lungo periodo: molte realtà non hanno ancora piani concreti né per la gestione dei consumi, né per la riduzione delle emissioni, e lo stesso vale per il coinvolgimento della filiera.

Alla presentazione del report, secondo quanto riporta Materia Rinnovabile, Filippo De Caterina, vicepresidente di Cosmetica Italia con delega alla sostenibilità, ha sottolineato l’importanza della cosmetica come elemento trainante dell’economia italiana, definendo inoltre i prodotti di questo settore come “essenziali” per la vita quotidiana delle persone, per esempio gli articoli per l’igiene). Infine, De Caterina si è soffermato sull’importanza di trovare un equilibrio tra la necessità di combattere il greenwashing e la creazione di norme che rischiano di creare una “giungla normativa” che, secondo il vicepresidente, può creare numerose difficoltà alle aziende.

Le due sostanze tossiche vietate dall’UE

La transizione circolare non può definirsi davvero sostenibile se anche la chimica non fa la sua parte. Due sostanze molto usate negli smalti per le unghie semipermanente come il TPO (Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide) e la DMTA (Dimethyltolylamine) sono state classificate dalla Commissione europea come potenzialmente tossiche e cancerogene, e quindi da bandire a partire dal primo settembre scorso.

Il TPO è un fotoiniziatore, un ingrediente chiave che permette allo smalto di indurirsi rapidamente sotto la lampada UV o LED, ma che però risultati dei test condotti sugli animali dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) hanno classificato come un CMR di categoria 1B: una sigla che indica una sostanza presunta cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione, con possibili influenze negative sulla fertilità e lo sviluppo fetale.

Discorso simile anche per il Dimethyltolylamine, che viene utilizzato come condizionante, cioè facilita l’adesione dei prodotti applicati alle unghie stesse, rendendoli più uniformi. Il DMTA è stato infatti associato a rischi di tossicità sistemica e potenziali effetti sulla salute a lungo termine, soprattutto quella del sistema cardiocircolatorio.

La regolamentazione che ha decretato il divieto impedisce non solo di produrre e commercializzare nuovi smalti e gel semipermanenti che contengano TPO e DMTA, ma anche di utilizzare quelli già aperti o acquistati dai centri estetici. Non è quindi previsto un periodo di transizione per esaurire le scorte che per gli operatori del settore equivale a un danno economico di migliaia di euro.

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