L’università della Calabria, nell’ambito del progetto Forest-Comp che ha come capofila il Centro Ricerche Fiat, ha depositato il primo brevetto di una tecnologia di lavorazione in grado di ricavare dalla fibra di tessuto proveniente dalle ginestre calabresi un basso impatto ambientale, uno degli aspetti chiave per la creazione una filiera tessile più sostenibile.
Il processo avviene tramite la reidratazione del vegetale con piccole quantità d’acqua e senza l’utilizzo di sostanze chimiche inquinanti, è inoltre possibile riutilizzare gli scarti eliminando del tutto gli sprechi.
La ginestra è una pianta che cresce spontaneamente il tutto il mediterraneo, di grande valore per la preservazione dell’ecosistema locale. La sua coltivazione non richiede l’utilizzo di anticrittogamici e antiparassitari, a differenza di colture più diffuse come il cotone. Non deve essere irrigata e può crescere in terreni aridi, infine le sue profonde radici svolgono un’azione di stabilizzazione sul terreno circostante.
Come si ottiene la fibra dalle ginestre calabresi
La metodologia, messa a punto da un team del Dipartimento di chimica e tecnologie chimiche dell’Università Unical guidato dal professor Giuseppe Chidichimo, utilizza una breve macerazione delle ginestre calabresi in acqua salata. Una disidratazione preliminare viene seguita da una reidratazione del vegetale effettuata con ridotte quantità d’acqua a riciclo. La fibra rimane quindi per un giorno presso l’impianto di sfibratura. La procedura non richiede l’utilizzo di reagenti chimici come la soda, i cui scarti devono essere smaltiti e riciclati utilizzando grandi quantità di energia. Come ultimo step la fibra deve essere ammorbidita, ciò può avvenire chimicamente o tramite processi enzimatici.
Vista l’assenza di residui chimici nelle polveri di scarto, queste possono essere reintrodotte nei terreni da cui provengono i ginestreti, contribuendo a mantenere la fertilità del suolo. Oltre alla fibra, la parte più legnosa delle ginestre calabresi può essere utilizzata per usi energetici o per la produzione di materiali biocomposti, come già fa la ditta calabrese Sirianni – Soveria Mannelli per la costruzione di arredi per la scuola come banchi, cattedre, sedie e armadi.
Tessuti sostenibili dal mix di ginestre calabresi e lino
I ricercatori dell’Università della Calabria hanno creato un tessuto derivante dall’accoppiamento della fibra di ginestra con la fibra di lino, in seguito trasformato in capi di abbigliamento ecosostenibili dalla stilista Flavia Amato, titolare dell’atelier Malìa Lab.
Adesso che il brevetto è stato depositato e si è verificata la fattibilità dell’utilizzo del materiale, occorrerà trasferire la tecnologia alle aziende e attivare una filiera che coinvolga tutti gli attori inclusi nel processo, come gli agricoltori, i produttori di impianti, i filatoi e i marchi di abbigliamento.