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Migliaia di mascherine disperse nell’ambiente

di Circularity

Data 01/05/2020
Tipo News

Allo stato attuale, è necessario affrontare un problema a livello mondiale, complesso e potenzialmente devastante per gli ecosistemi oltre che per la salute umana: le mascherine disperse nell’ambiente.

L’emergenza Covid-19 ha provocato infatti un aumento esponenziale della produzione e del consumo di guanti e mascherine di protezione, che ormai sono diventati oggetti di uso comune. 
I milioni di mascherine utilizzati ogni giorno ci salvano dall’emergenza sanitaria globale, ma ci stanno portando a fare un enorme passo indietro nella battaglia contro il mono-uso.
Secondo alcune fonti la Cina ne avrebbe prodotte ed esportate più di 4 miliardi dall’inizio della pandemia, e solo in Italia il fabbisogno sarebbe quello di 90 milioni di pezzi al mese per quelle «chirurgiche», e fra 30 e 40 milioni al mese per le FFP2, le più consigliate per gli ospedali1.

La maggior parte delle mascherine sono in poliestere o polipropilene: materiali altamente inquinanti se non riciclati, come i guanti in lattice e plastica. Ad oggi è previsto uno smaltimento speciale per questo tipo di rifiuti urbani, per cui si predilige la termovalorizzazione come per i rifiuti sanitari a rischio infettivo, ma cresce sempre di più l’allarme per la quantità di rifiuti dispersi nell’ambiente, pericolosi sia per via della loro potenziale carica virale sia per l’enorme danno agli ecosistemi.

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Le disposizioni rilasciate dal Ministero della Salute per i cittadini, indicano di buttare questi presidi sanitari (mascherine, guanti e fazzoletti di carta), nell’indifferenziata «chiudendoli bene in due tre sacchetti resistenti, uno dentro l’altro». Per cui anche per le persone positive al COVID-19 «nel caso di isolamento domiciliare va sospesa la raccolta differenziata per evitare l’accumulo di materiali potenzialmente pericolosi che vanno invece eliminati nel bidone dell’indifferenziata.»2
Mentre le disposizioni per gli operatori della raccolta dei rifiuti sono di «gestire i rifiuti indifferenziati come da procedure vigenti sul territorio e, ove siano presenti impianti di termodistruzione, deve essere privilegiato l’incenerimento, al fine di minimizzare ogni manipolazione del rifiuto stesso.»

Dal rapporto ISS COVID-19 (redatto dal Gruppo di Lavoro ISS – Istituto Superiore Sanità – Ambiente e Gestione dei Rifiuti) risalente a metà marzo, si evince che «per i rifiuti urbani provenienti dalle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria, dovrebbero essere considerati equivalenti a quelli che si possono generare in una struttura sanitaria, come definiti dal DPR 254/2003 (Regolamento recante la disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell’articolo 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179, art. 2 comma 1). In tale contesto dovrebbero essere applicate le prescrizioni del DPR stesso: nello specifico i rifiuti andrebbero raccolti in idonei imballaggi a perdere (…) Pertanto la fornitura degli imballaggi a perdere di cui sopra e la raccolta degli stessi dovrebbe essere a carico della struttura sanitaria che si avvarrà di un’azienda specializzata nella raccolta, trasporto e smaltimento del rifiuto stesso.»3

Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) riunito in videoconferenza lunedì 23 marzo, ha poi approvato un documento secondo cui «i rifiuti urbani indifferenziati, includendo fazzoletti, rotoli di carta, teli monouso, mascherine e guanti, sono classificati con il codice 200301.» Perciò se provenienti da abitazioni in cui sono presenti soggetti positivi al tampone, sono «prioritariamente avviati ad incenerimento senza alcun trattamento preliminare, o laddove tale modalità di gestione non possa essere attuata, i rifiuti sono conferiti agli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) agli impianti di sterilizzazione o direttamente in discarica, senza alcun trattamento preliminare, e garantendo la copertura giornaliera dei rifiuti con un adeguato strato di materiale protettivo tale da evitare ogni forma di dispersione.»4

Nonostante questi provvedimenti, il problema persiste per il sempre più diffuso fenomeno del littering, ovvero l’abbandono dei rifiuti – in questo caso di dispositivi sanitari – nelle aree pubbliche, perfino per strada o davanti ai supermercati. Un problema da non sottovalutare, non solo perché il conferimento di rifiuti potenzialmente infetti nei normali cassonetti pubblici potrebbe costituire un ulteriore veicolo di diffusione del contagio, ma anche perché questo fenomeno genera una situazione devastante per l’ambiente.

Gary Stokes, il fondatore di Ocean Asia che si è trovato in prima linea a fronteggiare l’enorme quantità di rifiuti da COVID-19 dispersi in mare. ha dichiarato «Durante la nostra visita a Soho (Hong Kong) il 28 febbraio abbiamo cominciato a notare le mascherine chirurgiche che la gente indossa per difendersi dal contagio sulla spiaggia: solo quel giorno ne abbiamo contate 70 solo in pochi metri di arenile».

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In Italia, per far fronte al problema dell’usa e getta, molte imprese del settore tessile e manifatturiero si sono impegnate per modificare il loro modello di business iniziando a produrre mascherine in stoffa lavabili e riutilizzabili. Sono nate anche tante piccole realtà “Made in Italy”, da Start Up innovative ad artigiani locali, che nell’ultimo mese hanno messo in commercio mascherine sostenibili.

Per far fonte al problema dell’usa e getta, anche l’associazione Plastic Free è entrata in campo avanzando ai centri commerciali due richieste: in primis, istituire dei punti di raccolta per guanti e mascherine usati fuori dalle proprie strutture, ovvero cestini dotati di coperchi che impediscano l’accidentale dispersione dei rifiuti stessi; inoltre, la possibilità di garantire un presidio periodico con addetti delle pulizie nei piazzali e delle zone adiacenti ai supermercati per raccogliere guanti e mascherine gettati per terra da cittadini probabilmente ansiosi di disfarsene per evitare di contrarre il virus.


FONTI:
1Coronavirus, la caccia a 130 milioni di mascherine al mese
2Come raccogliere e gettare i rifiuti domestici.
3Indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2 (aggiornato al 14 marzo 2020)
4Prime indicazioni generali per la gestione rifiuti – COVID-19


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