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Economia circolare e la filiera rifiuto organico

di Massimo Centemero, Coordinatore del Comitato tecnico del CIC - Consorzio Italiano Compostatori

Data 11/01/2021
Tipo Aggiornamento normativo

Il recepimento della direttiva introduce importanti novità che riguardano direttamente o indirettamente il comparto dei rifiuti organici e, nel complesso, tutta la filiera rifiuto organico. È stata anticipato in Italia (l’Europa chiedeva il 2023), l’obbligo di attivazione della raccolta differenziata dei rifiuti organici entro la fine del 2021, che incrementerà la pressione sugli impianti di compostaggio e digestione anaerobica. Oltre a ciò gli obiettivi di riciclaggio sono sempre più ambiziosi e, sebbene riferiti ai rifiuti urbani nel loro complesso, responsabilizzano indubbiamente i gestori di rifiuti organici visto il rilevante peso di questa frazione nella composizione del rifiuto urbano.

La Direttiva stravolge completamente il paradigma dei target da raggiungere. Ricordiamo che non si parlerà più di percentuali di raccolta differenziata ma di effettivo riciclo. Anche per il settore dell’organico dunque, dovranno essere messe in atto politiche per assicurare la qualità delle raccolte e per garantire l’effettivo riciclo in ambito impiantistico.
Anche se l’Italia è un paese virtuoso nel campo delle raccolte differenziate (questo vale per tutte le filiere, dal vetro alla carta, dalla plastica all’umido) si dovrà necessariamente approcciare la filiera con una visione sistemica perché gli obiettivi di raccolta differenziata prima erano in capo solo ai comuni mentre d’ora in poi tutti i soggetti saranno responsabili dell’avvenuto riciclo. Pertanto si dovrà lavorare a monte per massimizzare la qualità (coinvolgimento dei comuni, dei cittadini con idonea comunicazione) e a valle (sostegno agli impianti esistenti e creazione di nuovi impianti sul territorio) per minimizzare gli scarti.

Fortunatamente, i prodotti principali derivanti dal riciclaggio dei rifiuti organici hanno una robusta copertura normativa, non solo nazionale ma anche comunitaria, grazie al regolamento (UE) 1009/2019 sui fertilizzanti, che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto per compost e digestato. La legittima propensione all’evoluzione tecnologica, tuttavia, sta portando le aziende a sviluppare soluzioni per diversificare i prodotti del riciclo che, oltre al biometano, la cui produzione è ormai consolidata, spaziano dagli elementi nutritivi per l’agricoltura ai building blocks per la chimica verde. L’attuale assetto normativo nazionale prevede la possibilità di rilasciare autorizzazioni caso per caso, aspetto che asseconda indubbiamente l’evoluzione tecnologica, ma che rischia di creare quadri prescrittivi disomogenei e discrepanti sul territorio; è auspicabile in tal senso che le diverse esperienze siano messe a sistema per far evolvere “dal basso” questi nuovi percorsi end of waste per poi armonizzarli in sede di normazione nazionale.

Il settore del riciclo organico si sta affermando sempre più come un settore strategico non solo per raggiungere gli obiettivi fissati dall’UE ma soprattutto in chiave di decarbonizzazione. Il settore si è sempre caratterizzato per la generazione di prodotti che possono essere reimmessi in ciclo nelle attività ordinarie. Pensiamo storicamente al compost che ha raggiunto una produzione di due milioni di tonnellate l’anno e che si sta evolvendo nella produzione di fertilizzanti organici, accompagnato anche dal Regolamento EU sui fertilizzanti. Ma pensiamo anche al biometano che, prodotto soprattutto dagli impianti che trattano il rifiuto organico proveniente dalle nostre raccolte differenziate sta procedendo verso quote che si avvicinano ai duecento milioni di metri cubi l’anno. Numeri enormi, inimmaginabili fino a qualche anno fa ma che sono fortunatamente una realtà e pongono l’Italia in una posizione di forte vantaggio rispetto ai target raggiunti da paesi europei che per posizione geografica, abitanti, reddito pro capite e stili di vita si avvicinano al nostro e con i quali ci si confronta tutti i giorni, ad esempio Francia, Spagna, Germania.
Dopo il recepimento delle Direttive e l’adozione dei Regolamenti europei ci aspettiamo politiche conseguenti di sostegno alla filiera. Citiamo in primis il sostegno al ruolo che i fertilizzanti organici hanno per il suolo nel riportare sostanza organica utile per le attività agricole ordinarie e per la fertilità dei suoli in generale ma essenziali anche in chiave climate change per lo stoccaggio di carbonio nel suolo. E aggiungiamo anche politiche legate al biometano che, dopo un iniziale sostegno economico generato dalla riduzione dei carburanti di origine fossile (che quindi non genera sovraccosti per la bolletta dei cittadini), necessità di una proroga alla luce dei nuovi target obiettivo di produzione di carburanti avanzati. È necessario quindi assecondare gli ultimi orientamenti di filiera promuovendo sia l’impiego di sostanza organica per i suoli italiani sempre più impoveriti che l’evoluzione impiantistica anche verso la produzione di biometano per l’autotrazione e/o per l’immissione in rete.

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