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La circolarità del Biometano

di Circularity

Data 01/11/2025
Tipo News

Sia come azione di mitigazione climatica che come preziosa risorsa energetica, il biometano sta diventando protagonista della transizione energetica europea. Tra gli obiettivi di decarbonizzazione del pacchetto Fit for 55 , la crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, e l’instabilità geopolitica del Medio Oriente, l’Unione Europea sta guardando alla circolarità del biometano per conquistare una maggiore indipendenza energetica.

Il biometano è una fonte energetica circolare che si ottiene dalla purificazione del biogas, un sottoprodotto derivato dalla digestione anaerobica di matrici come rifiuti organici, reflui zootecnici, residui agricoli e fanghi da acque reflue. Una volta raffinato attraverso un processo di upgrading in cui l’anidride carbonica viene rimossa e il contenuto di metano supera il 90%, il biometano può essere immesso nella rete o usato come carburante.

I benefici per il clima del biometano

Il metano è un gas serra in grado di intrappolare 80 volte più calore della CO₂ in vent’anni. Se non controllato e catturato adeguatamente può fuoriuscire da miniere di carbone, infrastrutture petrolifere, gasdotti, discariche, rifuiti zootecnici e viene anche rilasciato dai bovini durante il processo digestivo.

Nel settore agroalimentare, il digestato, oltre a essere valorizzato come fertilizzante organico, può diventare anche una importante fonte energetica. Lo sa bene la Commissione Europea che ha raddoppiato il target di produzione e utilizzo di biometano al 2030, fissandolo a 35 miliardi di metri cubi standard.

Attualmente in Europa, alla fine del 2022, la produzione si attestava intorno ai 4 miliardi di metri cubi, ma la crescita negli ultimi anni è stata significativa: la capacità installata europea ha raggiunto 6,4 miliardi di metri cubi, di cui 5,2 miliardi nei Paesi dell’UE27, dove si registra un incremento del 37% rispetto al periodo precedente.

La European Biogas Association chiede un obiettivo vincolante di 100 miliardi di metri cubi al 2040 e una European Biogases Charter per allineare i piani nazionali, accelerare i permessi, riformare il mercato e riconoscere il valore circolare di digestato. Tuttavia i numeri sono promettenti anche fuori dall’Ue.

Secondo la IEA, l’Agenzia internazionale dell’energia, il potenziale produttivo globale del biometano sfiora i 1.000 miliardi di metri cubi all’anno, pari a un quarto della domanda mondiale di gas naturale. L’80% di questa ipotetica riserva si concentra nei paesi emergenti, tra cui Brasile, Cina e India; mentre l’Unione Europea ha già sfruttato circa il 40% del proprio potenziale da rifiuti. Il vero limite, dunque, non è la scarsità di risorse, ma la loro gestione sostenibile. Lo stesso rapporto IEA riconosce che gli impianti di biogas e biometano oggi emettono tra il 2% e il 5,5% della loro produzione, valori più alti rispetto all’industria petrolifera e del gas, e che la riduzione di queste perdite è essenziale per sostenere la validità ambientale del settore.

Ridurre le perdite della filiera

Come tutte le filiere in espansione, anche quella del biometano europe deve fare i conti con qualche criticità: per esempio le perdite lunga tutta la value chain. Produzione, processo di upgrading, stoccaggio; trasporto: è difficile individuare il segmento che registra più fuoriuscite di metano. Tuttavia le cifre complessive non sono certo da sottovalutare.

Il Joint Research Centre della Commissione europea stima che circa il 5% del metano generato lungo la filiera del biogas e del biometano venga disperso in atmosfera. Tuttavia, un rapporto dell’International Energy Agency, citato anche nello studio di Profundo, indica che le perdite durante la fase di produzione potrebbero raggiungere fino al 12%, sulla base di misurazioni effettuate in impianti reali. Il documento evidenzia come questa ampia variabilità dei dati dipenda sia dalle differenze nelle metodologie di rilevazione, sia dal divario tecnologico tra gli impianti più moderni e quelli più obsoleti o con una manutenzione insufficiente.

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