Sul territorio italiano sono presenti depositi di litio, bauxite e altre 14 delle 34 materie prime (considerate) critiche dall’Unione europea. Per sfruttare queste risorse e garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, il governo italiano ha posto le prime fondamenta di un’impalcatura legislativa che punta a velocizzare gli iter autorizzativi sulle concessioni minerarie, spartire i proventi delle royalties tra Stato e Regioni, e attivare un fondo Made in Italy per lo sviluppo della filiera mineraria. Il decreto legge sulle materie prime critiche, approvato dal Consiglio dei Ministri giovedì 20 giugno, sancisce l’inizio di una nuova era mineraria italiana.
Il decreto legge sulle materie prime critiche
Il decreto legge sulle materie prime critiche vuole rilanciare la politica mineraria nazionale allineandosi al Critical Raw Material Act, il regolamento europeo sulle materie prime critiche che prevede tre obiettivi parametrati al consumo annuo di minerali critici dell’Ue: il 10% deve provenire dall’estrazione domestica, il 25% da materiali riciclati e il 40% deve essere trasformato nell’UE.
Il provvedimento dichiara il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) competente per ogni titolo relativo all’estrazione e alle autorizzazioni al riciclo di materie prime critiche strategiche, indicando tempi di risposta accelerati: non oltre i 18 mesi per le estrazioni e massimo 10 mesi per il riciclo.
Mentre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) spetterà invece la procedura autorizzativa relativa alla trasformazione di materie prime critiche strategiche, per una durata massima di dieci mesi.
Come previsto dal regolamento europeo, per essere definito strategico un progetto deve essere validato dalla Commissione Europea. Una volta ottenuto il sigillo da parte dell’esecutivo, sarà lo Stato a rilasciare le autorizzazioni necessarie. Se dovessero presentarsi eventuali motivi ostativi riguardanti nuove richieste di estrazione, trasformazione o riciclo di materie prime strategiche, il comitato interministeriale per la transizione ecologica dovrà esprimersi sulla questione entro 60 giorni.
Le royalties da spartire
Al MIMIT sarà istituito un Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche, incaricato di monitorare e coordinare le riserve disponibili di ciascuna materia prima strategica. Questo comitato avrà il compito di elaborare un Piano nazionale delle materie prime critiche ogni tre anni, completo di azioni e risorse finanziarie disponibili.
In linea con il Critical Raw Materials Act, sarà inoltre creato un Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche. Le luci dei riflettori sono puntate su una serie di settori cruciali: dalle batterie agli aeromobili, dai dispositivi elettronici mobili fino alle apparecchiature connesse alla robotica. Senza dimenticare i minerali legati alla produzione di energia rinnovabile e ai semiconduttori.
Il provvedimento prevede l’introduzione di royalties per le concessioni minerarie relative a progetti strategici. Per i progetti offshore, le royalties saranno versate allo stato e avranno un’aliquota compresa tra il 5% e il 7% del prodotto. Per i progetti sulla terraferma, le royalties saranno suddivise tra Stato e Regioni. Le somme raccolte confluiranno nel fondo sovrano per il Made in Italy e saranno destinate a sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche.
Il ruolo scientifico di ISPRA
Un ruolo centrale nei piani di governo è affidato a ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale. Il decreto legge prevede l’avvio di un Programma di esplorazione nazionale delle materie prime critiche entro il 24 maggio 2025, che si avvarrà dell’expertise di ISPRA. Come spiega l’Istituto, il programma include una mappatura dei minerali su scala idonea; campagne geochimiche per stabilire la composizione chimica di terreni, sedimenti e rocce; indagini geognostiche e geofisiche; l’elaborazione dei dati raccolti attraverso l’esplorazione generale, anche mediante lo sviluppo di mappe predittive.
L’economia circolare nel decreto legge
Nell’articolo 9 del decreto legge, intitolato “Norme per il recupero di risorse minerarie dai rifiuti estrattivi”, viene dato spazio anche all’economia circolare. “Considerata la significativa quantità di rifiuti di estrazione in strutture di deposito chiuse o abbandonate – si legge nella bozza di decreto – viene concessa l’estrazione solo a seguito di uno specifico Piano di recupero di materie prime dai rifiuti di estrazione storici. In conferenza il ministro del MASE Picchetto Fratin ha sottolineato poi l’importanza di recuperare le materie prime critiche contenute nei pannelli fotovoltaici, nelle turbine eoliche e nelle batterie elettriche.