Dopo la fallimentare esperienza del Sistri, nato nel 2009 e abrogato quasi dieci anni dopo senza essere mai entrato in funzione, il 15 giugno il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) ha ufficializzato l’entrata in vigore del RENTRI, il nuovo registro per la tracciabilità dei rifiuti, con un Decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Operativo a partire dal 15 dicembre 2024, nei piani del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e del MASE il nuovo registro elettronico ha l’obiettivo di digitalizzare il sistema di tracciamento dei rifiuti, passando da un modello cartaceo – fino a oggi previsto tramite la compilazione di registri di carico e scarico, Formulari d’identificazione dei rifiuti (FIR) e Modello Unico Ambientale (MUD) – a un modello progressivamente più tecnologico e digitale.
Si tratta di un passaggio che semplificherà le procedure per le imprese, ma non impone nuovi ed effettivi criteri di tracciabilità, né l’imposizione di nuovi adempimenti a carico di produttori, trasportatori e imprese di trattamento. Per questa transizione il MASE si avvarrà del supporto tecnico-operativo dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali e del sistema delle Camere di Commercio.
Le novità del Rentri
Tra i 24 articoli e tre allegati del Decreto legge, una delle novità più significative riguarda l’integrazione dei registri cronologici di carico e scarico dei formulari d’identificazione rifiuti FIR.
Nello specifico gli operatori dovranno redigere i registri digitalmente a partire dalla data di iscrizione al Rentri, utilizzando un’applicazione informatica fornita dal sistema delle camere di commercio per la vidimazione digitale.
Inoltre, la documentazione digitale sarà accessibile ai controllori attraverso mezzi informatici forniti dagli operatori, che devono garantirne il corretto funzionamento. Qualora richiesto dai controllori durante ispezioni o verifiche, le registrazioni dovranno essere fatte in modo tale da permettere la riproduzione dei documenti e l’estrazione delle informazioni dagli archivi informatici.
Anche i nuovi FIR saranno vidimati digitalmente con un codice univoco e potranno essere mostrati su dispositivi mobili durante il trasporto. Per facilitare i controlli stradali Inoltre, il rifiuto dovrà essere accompagnato da una stampa del formulario digitale.
“Le modalità tecniche di compilazione e tutte le principali modalità operative del sistema, inclusa la trasmissione dei dati al Rentri, saranno definite successivamente dal MASE tramite decreti direttoriali”, si legge nel decreto. E a differenza del precedente sistema, il Rentri prevede una partecipazione a scaglioni con un ampio periodo di transizione.
Le aziende aderiranno al sistema in un arco temporale che va dai 18 ai 30 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, a seconda delle loro dimensioni. Questa fase transitoria è stata considerata da alcuni operatori come fonte di confusione, poiché comporta sovrapposizioni tra soggetti adempimenti differiti nel tempo.
I tanti punti interrogativi
Le perplessità riguardano principalmente l’ultima disposizione, che risulta incomprensibile per coloro che non sono esperti nel settore e sembra limitare l’obbligo solo alle imprese produttrici di rifiuti non pericolosi tenute a redigere i Modelli Unici Ambientali (MUD) con più di dieci dipendenti. Altre incongruenze sono segnalate da diversi esperti come il giurista Paolo Pipere, che si chiede come siano stati esclude espressamente gli imprenditori agricoli, dal momento che non sono mai stati tenuti a presentare il MUD.
Il MASE stima che più di 1.200.000 liberi professionisti si iscriveranno al Rentri, mentre i dati ufficiali attuali di Ispra parlano di circa 400.000 professionisti, con una notevole discrepanza. Questo solleva interrogativi sulla possibile inclusione di altre figure professionali obbligate a presentare il MUD che finora non erano considerate soggette all’obbligo.
Anche sul fronte della tracciabilità e trasparenza sui movimenti di rifiuti non si registrano grosse novità. Infatti il decreto non prevede l’installazione di alcuna black box posizionata negli automezzi, che quindi non permette alcuna tracciabilità attraverso rilevamenti Gps.
In sostanza, anche con il Rentri non si prevede nessun meccanismo in grado di verificare l’esatto destino dei singoli flussi di rifiuti, possibilmente già differenziati, lasciando l’attuale meccanismo in cui una piena e trasparente tracciabilità viene messa a rischio ad ogni passaggio: tra trasporti, stoccaggi, trattamenti e smaltimenti.
Per rendere più tracciabili i flussi dei rifiuti per gli inquirenti, era stato chiesto di introdurre specifici sistemi di allerta supportati anche dal ricorso all’intelligenza artificiale. Il decreto non ne prevede l’introduzione.