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Tutta la circolarità della ceramica nell’edilizia

di Circularity

Data 02/05/2023
Tipo Caso studio

Sebbene la ceramica rappresenti una percentuale modesta nell’universo dei materiali da costruzione, gioca comunque un ruolo importante nell’edilizia europea. Ciò è dovuto alle sue notevoli caratteristiche circolari , come la resistenza agli agenti atmosferici, la bassa necessità di manutenzione e un ciclo di vita significativamente lungo. Il think tank Circle Economy ha dedicato un intero report alle potenzialità della ceramica partendo da un dato: in Olanda il settore edile è circolare solo per il 9%. Questo significa che la stragrande maggioranza dei materiali utilizzati nei cantieri proviene da materie prime vergini.

Prodotta attraverso un processo di cottura di diversi tipi argilla, la ceramica è un materiale che si presta a diverse applicazioni: dalle tegole alle strisce di pietra, dai mattoni alle pavimentazioni in cotto e alle piastrelle. Vediamo quali sono i vantaggi e il potenziale ancora inespresso di questo materiale.  

La sostenibilità della ceramica

L’impatto ambientale dei prodotti ceramici è già stato ridotto nel corso degli anni grazie allo sviluppo di interessanti innovazioni all’interno dell’industria. Ad esempio, si sono diffusi processi di cottura più efficienti e tecnologie che hanno ridotto in modo significativo il consumo energetico e le emissioni di gas serra.

Secondo il report di Circle Economy, l’estrazione dell’argilla fluviale, specialmente nelle pianure alluvionali olandesi, gioca un ruolo essenziale nella gestione dell’acqua e nella creazione di nuovi terreni coltivabili. Dal momento che l’argilla si deposita ogni anno accumulandosi naturalmente, la produzione di ceramica – a patto che l’estrazione non superi le risorse disponibili – si basa su materiale rinnovabile.

 Nonostante sia una fonte significativa di rifiuti non semplici da gestire, generalmente la ceramica per l’ edilizia è un prodotto con un ciclo di vita piuttosto lungo e che necessita di poca manutenzione.

Anche  il consumo di acqua è un aspetto rilevante da non sottovalutare nella valutazione della sostenibilità del processo produttivo della ceramica. Il suo utilizzo, infatti, avviene principalmente nella macinazione delle materie prime, nella smaltatura e nella finitura delle piastrelle cotte. I processi di riutilizzo delle acque di scarto è pratica consolidata già da decenni dalle aziende del settore, visto che la totalità delle acque di scarico viene oggi riciclata durante il processo di macinazione.

Criticità nel riutilizzo della ceramica

Nonostante i miglioramenti nel corso degli anni, i processi di cottura ed essiccazione della ceramica continuano ad avere un impatto climatico non indifferente. Nel 2019, solo nei Paesi Bassi, il settore è stato responsabile dell’emissione di 517 tonnellate di CO2, cifra che esclude le emissioni di azoto. Decarbonizzare e ridurre il consumo energetico dei prodotti di ceramica rimane tuttavia complesso: l’idrogeno green come combustibile per i forni da cottura ed essicazione potrebbe essere, secondo Circle Economy, una soluzione praticabile a condizione però che le emissioni di azoto siano filtrate. Un’altra via potrebbe essere la sostituzione degli attuali forni con tecnologie a microonde alimentate da energia pulita.

In ottica circolare un’altra criticità che riguarda i prodotti ceramici è quella del riuso. Essendo incollati l’uno all’altro, la separazione di tegole, mattoni e piastrelle risulta spesso impossibile da praticare, motivo per cui è difficile riutilizzarli dopo le fasi di demolizione e ristrutturazione. Una volta concluso il ciclo vita, anche mantenere un livello elevato della qualità della ceramica risulta complesso. Il downcycling è quindi pratica comune: o per la pavimentazione stradale oppure per il granulato di nuove ceramiche per l’edilizia.

Tuttavia, spesso basta ripensare i prodotti in modo differente per dare loro una seconda vita. I mattoni in ceramica, per esempio, possono essere progettati senza l’utilizzo di malta (conglomerato cementizio) come legante. Sotto questo punto di vista i cosiddetti detachable systems, specialmente per costruzioni temporanee, sono una strategia progettuale raccomandata.

Piastrelle di scarto, fango proveniente da linee di lavaggio, fango di levigatura e lucidatura, residui di macinazione essiccati e calce esausta. La circolarità delle ceramiche nell’edilizia non si sostanzia solo in fase post consumo, ma guarda anche ai meccanismi produttivi che mirano a reinserire questi scarti i nuovi cicli. In questo modo vengono evitati l’estrazione, il trasporto e l’utilizzo di migliaia di tonnellate di materiali di origine naturale come sabbie, feldspati, allumina, ossido di zirconio, mullite e le diverse argille.

Prodotto come servizio

Un modo impegnativo ma potenzialmente efficace per stimolare il riutilizzo e il riciclo dei prodotti ceramici  è il modello di business product-as-a-service. In questo schema l’utente paga per il servizio di un prodotto, ma è l’attore commerciale che ne mantiene la proprietà, massimizzandone l’utilizzo e coordinando pienamente la parte di gestione, manutenzione, aggiornamento, riutilizzo, rigenerazione e smaltimento.

Il report di Circle Economy lo raccomanda per gli edifici più grandi e complessi costituiti da prodotti edilizi con una durata di vita relativamente breve. Inoltre, per aumentarne l’efficacia e la redditività, anche l’integrazione funzionale tra elementi diversi può essere una soluzione. Per esempio, una tegola con pannelli solari integrati o mattoni costituiti da un elemento prefabbricato riutilizzabile sono componenti che i demolitori possono separare per un eventuale riutilizzo accompagnato da un ritorno economico. In alcuni casi, però, il mix di elementi può rendere i processi di riciclo dei singoli materiali più faticoso.

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