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Green Deal Industrial Plan: il piano europeo per la neutralità climatica

di Simone Fant

Data 01/03/2023
Tipo News
European Commission

Il primo febbraio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato ufficialmente il piano industriale del Green Deal per l’era a emissioni zero. Si tratta di una chiara risposta all’Inflation Reduction Act (IRA) del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, un pacchetto da 369 miliardi di dollari che attraverso agevolazioni fiscali e sussidi incentiva la transizione verde made in USA. Nonostante I funzionari della Commissione europea avessero giudicato inizialmente la riforma come un passo importante verso la neutralità climatica, il successivo timore che l’attraente politica fiscale statunitense potesse incentivare la delocalizzazione delle imprese europee o semplicemente alimentare i rischi di concorrenza sleale, si è tradotto nel Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age . Un piano che secondo Bruxelles garantirà all’Europa una leadership globale dell’era industriale a zero emissioni.

“Abbiamo un’opportunità unica, di quelle che si presentano una volta per ogni generazione, di indicare la strada con ambizione e determinazione per garantire la leadership industriale dell’UE nel settore in rapida crescita delle tecnologie net-zero”, ha dichiarato la presidente von der Leyen. “Un migliore accesso ai finanziamenti consentirà alle nostre principali industrie di tecnologia pulita di crescere rapidamente”.

Il quattro pilastri del Green Deal Industrial Plan

Il Green Deal Industrial Plan fa parte del Green Deal europeo e si basa su quattro pilastri: contesto normativo prevedibile e semplificato, accelerazione dell’accesso ai finanziamenti, miglioramento delle competenze e nuove regole commerciali per catene di approvvigionamento resilienti. A integrare il piano, è in programma una proposta normativa (Critical Raw Materials Act) per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento delle materie prime critiche, essenziali per lo sviluppo delle tecnologie a basso impatto ambientale.

Ambiente normativo chiaro e semplificato

Il primo dei pilastri riguarda una semplificazione della burocrazia che favorisca lo sviluppo dell’eolico, delle pompe di calore, dell’energia solare, dell’idrogeno pulito, dello stoccaggio del carbonio e di altre industrie destinate a svolgere un ruolo essenziale nella strategia net-zero europea. Viene chiamato Net-Zero Industry Act e, attraverso lo sviluppo di standard europei di alta qualità, fornirebbe alle imprese europee un importante vantaggio competitivo, anche a livello globale.

Accelerazione ai finanziamenti

Il piano prevede anche un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, un meccanismo europeo strettamente regolamentato che dovrebbe mantenere condizioni di parità tra i concorrenti a seguito di un intervento pubblico. Con il Temporary Crisis and Transition Framework si semplificheranno le procedure di aiuti di Stato per i progetti di tecnologia rinnovabile e consentirà ai governi di concedere sussidi più elevati nel caso in cui avessero bisogno di compensare quelli “ricevuti per progetti simili da concorrenti situati al di fuori dell’UE. Questa flessibilità sulla spesa pubblica riguarda l’economia circolare, trasporti sostenibili ed energie rinnovabili.

Il fondo totale stanziato dalla Commissione europea è di 250 miliardi di euro e si baserà principalmente sul reimpiego dei fondi UE esistenti (InvestEU, RePowerEU, il Fondo per l’innovazione e lo strumento di ripresa e resilienza). I finanziamenti strutturali a lungo termine saranno invece sostenuti dal Fondo sovrano europeo, che verrà creato nell’ambito della revisione del quadro finanziario pluriennale prima dell’estate 2023. Il finanziamento sosterrà progetti europei comuni che contribuiranno a livellare le condizioni del mercato interno europeo.

Ci vogliono più competenze

“Trasformare le competenze in posti di lavoro di qualità e l’innovazione in produzione di massa, grazie a un framework più semplice e veloce”, così Ursula von der Leyen ha toccato il tema delle competenze sui nuovi green jobs. Un punto chiave che richiede maggiori sforzi e risorse per formare i lavoratori, in particolare nelle fasce d’età più basse con livelli di disoccupazione più elevati. Per ora sono 4,5 milioni i green jobs che si contano nell’economia europea. La Commissione stima che tra il 35% e il 40% di tutti i posti di lavoro costituirà la Twin Transition, la transizione ecologica e digitale. Giovani e donne dovranno essere al centro di questo pilastro.

Materie prime critiche

Nell’ultimo pilastro sulle catene di approvvigionamento si guarda di fatto alle materie prime critiche. Bruxelles istituirà nuove iniziative sull’approvvigionamento come un Club delle materie prime critiche per garantire una “fornitura globale sicura, sostenibile e conveniente”. Inoltre si apre a strutturare una migliore simbiosi industriale con partenariati industriali Clean Tech/Net-zero, una strategia di crediti all’esportazione che limiti il settore fossile e favorisca le tecnologie a zero emissioni e infine una politica aggressiva di difesa commerciale.

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