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Ben arrivato Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

di Simone Fant

Data 01/02/2023
Tipo News
clima, adattamento

Dopo essersi arenato nel 2018 a causa del lungo processo di valutazione ambientale strategica (VAS) , il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è stato ripresentato in versione aggiornata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica lo scorso 29 dicembre. Il nuovo testo di 103 pagine sarà sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura VAS, successivamente si attiverà l’Osservatorio nazionale, organismo che dovrà garantire l’immediata operatività del piano.

Che cos’è il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Come si legge sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) ha l’obiettivo di stabilire «la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici, e aumentarne la resilienza». Il piano rappresenta lo strumento di attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Snacc), documento approvato nel 2015 che identifica i principali settori esposti alle conseguenze della crisi climatica e definisce gli obiettivi e le azioni necessarie per mitigarne l’impatto. In Europa una strategia simile è stata approvata nel 2021 per plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici. Nel bilancio europeo per il clima durante ciclo 2021-2027 sono destinati 557 miliardi di euro, vale a dire il 32% del pacchetto NextGenerationEU.

Il piano italiano di adattamento ai cambiamenti climatici, invocato soprattutto dopo la tragica alluvione nelle Marche del settembre 2022, è suddiviso in cinque capitoli. Il primo analizza il quadro giuridico di riferimento, il secondo la situazione climatica attuale in Italia, il terzo gli impatti del riscaldamento globale sul nostro territorio, il quarto le misure e le azioni che è possibile intraprendere per adattarci alle condizioni imposte dal clima e, infine, l’ultimo si concentra sulla governance all’adattamento.

“Si tratta – ha detto il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto  – di uno strumento di programmazione essenziale per un Paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica. Le recenti tragedie di Ischia e delle Marche hanno ricordato quanto sia assolutamente necessaria in Italia una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici”.

I 27 indicatori climatici e i diversi scenari

Dopo aver richiamato il quadro giuridico di riferimento – dalla Convenzione quadro Onu entrata in vigore nel 1994 fino all’accordo di Parigi ratificato dall’Italia nel 2016, il Piano approfondisce le criticità ambientali del contesto nazionale su scala regionale e locale. A partire dai dati raccolti tra il 1981 e il 2010, sono stati presi in considerazione e messi in relazione a determinati pericoli 27 indicatori climatici (in precedenza l’analisi si era basata su 10 indicatori). Grazie a questi, si è poi delineato un quadro climatico considerando i tre scenari definiti dall’Ipcc (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico): Business as usual, forte mitigazione e mitigazione aggressiva.

Nel peggiore degli scenari la situazione che emerge risulterebbe drammatica. Senza misure di mitigazione, nel mondo si prevedono entro il 2100 concentrazioni atmosferiche di CO2 triplicate o quadruplicate con una temperatura media di ben 5 gradi superiore ai livelli pre-industriali. Ciò comporterà inevitabilmente ondate di caldo eccezionali, eventi meteorologici estremi e gravi fenomeni di siccità, soprattutto nelle regioni meridionali. Aumenteranno inoltre gli incendi, e saranno forti gli impatti economici, in particolare su turismo, trasporti e agricoltura.

In caso di “forte mitigazione” (il secondo scenario), se le emissioni entro il 2070 scendessero al di sotto dei livelli attuali (400 ppm di C02), la concentrazione potrebbe stabilizzarsi, entro la fine del secolo, a circa il doppio dei livelli pre-industriali. Nel terzo scenario, quindi solo se la mitigazione fosse aggressiva e le emissioni dimezzate entro il 2050, è improbabile che si superino i 2°C di aumento della temperatura media globale. Per quanto riguarda la temperatura media in Italia, entro il 2100 è attesa una crescita con valori compresi tra 1° e 5°C.

I danni economici (evidenti) del cambiamento climatico

In Italia i segnali della crisi climatica sono già evidenti», si legge nel documento. La temperatura media mostra un marcato trend in crescita e il 2022 sembra collocarsi al primo posto tra gli anni più caldi dal 1961. Nel Centro-Nord le piogge sono calate del 40% rispetto al periodo 1991-2020, lunghi periodi di siccità hanno infestato le regioni settentrionali. Gli estremi di caldo vincono sugli estremi di freddo.

Il riscaldamento globale sta impattando anche su uno dei settori più importanti dell’economia del Paese: il turismo. Le stime del Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici indicano che in uno scenario di aumento della temperatura di 2°C, si stima una riduzione del 15% degli arrivi internazionali, percentuale che sale al 21,6% nello scenario a + 4°C. Tenendo conto anche del comportamento dei turisti domestici, l’impatto netto sulla domanda totale italiana risulta comunque in contrazione del 6,6% e dell’8,9% (rispettivamente nei due scenari climatici) con perdite dirette per il settore stimate tra i 17 e 52 miliardi di euro.

Soprattutto il turismo invernale non se la passerebbe bene. Secondo l’OCSE, già in caso di una variazione moderata di temperature (+1°C), nessuna delle stazioni sciistiche del Friuli Venezia-Giulia avrebbe una copertura nevosa naturale sufficiente a garantire la stagione. Lo stesso accadrebbe al 33%, 32% delle stazioni in Lombardia e Trentino. Con uno scenario a + 4°C solo il 18% di tutte le stazioni operanti nel complesso dell’arco alpino italiano avrebbe abbastanza neve per garantire la stagione invernale.

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