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Criteri ESG: quali e come misurarli

di Circularity

Data 19/04/2021
Tipo News

I criteri ESG, ovvero EnvironmentalSocial e di Governance, costituiscono gli elementi di valutazione della sostenibilità di un’impresa o di un investimento in relazione agli impatti ambientali, sociali e di governance. Nel contesto degli investimenti, i fattori ESG sono divenuti parametri determinanti al punto da orientare gli investitori nella scelta di una società target piuttosto che un’altra, per cui si sta diffondendo la prassi di valutare il grado di compliance ai fattori ESG, e valutare il cd. “rischio di sostenibilità” dell’investimento.
I “rischi di Sostenibilità” sono definiti come un “evento o una condizione di tipo ambientale, sociale o di governance che, se si verifica, potrebbe provocare un significativo impatto negativo effettivo o potenziale sul valore dell’investimento”.

A tale proposito, risulta rilevante specificare la distinzione tra tipologia di rating, che differenzia l’oggetto stesso della valutazione:

  • rating di sostenibilità: giudizio sintetico che valuta la solidità di un emittente, di un fondo o di un soggetto economico (e.g. istituto bancario) dal punto di vista delle performance ambientali, sociali e di governance;
  • rating creditizio: giudizio sintetico che valuta la capacità dell’impresa stessa di generare flussi di cassa sufficienti per il servizio puntuale del debito in un determinato orizzonte temporale.

Ad oggi, i criteri ESG sono riconducibili ad una serie di elementi non pienamente identificabili in maniera univoca né puntualmente misurabili. Inoltre, la correlazione tra i fattori ESG e l’affidabilità creditizia delle imprese risulta difficilmente calcolabile, anche per l’assenza di parametri pregressi sufficientemente rappresentativi. I risultati raggiunti non potevano essere “misurate” o “paragonate” a quelle di altre aziende e non potevano essere oggetto di valutazioni “oggettive”. I criteri ESG sono importanti perché consentono di ricondurre a criteri di misurazione oggettivi e condivisi anche le attività ambientali, sociali e di governance.

A questo proposito le istituzioni si stanno muovendo per definire parametri univoci per la classificazione degli “investimenti sostenibili”, spinte anche dalla Commissione europea e dalla finanza sostenibile. In sostanza, una strategia di investimento sostenibile (o responsabile, c.d. Sustainable Responsible Investment, SRI) integra l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di governance, al fine di creare valore per l’investitore e per la società nel suo complesso. Molte iniziative sono state intraprese anche da parte di player importanti del mercato, come i fondi di investimento indipendenti: Blackrock Investment Management, già selezionato dalla Commissione europea per supervisionare lo studio sullo sviluppo di “strumenti e meccanismi” per integrare i fattori ESG nel settore bancario, ha rilasciato un report in cui individuava 244 aziendeche stanno compiendo progressi insufficienti nell’integrare il rischio climatico nei rispettivi business model e informative” (BlackRock Investment Stewardship).

A febbraio 2021, le tre autorità europee di vigilanza (EBA, EIOPA e ESMA, insieme a ESAs) hanno pubblicato una bozza di standard tecnici di regolamentazione, Regulatory Technical Standards (RTS), per quanto riguarda il contenuto, le metodologie e presentazione dell’informativa relativa alla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (ai sensi degli articoli 2a, 4 (6) e (7), 8 (3), 9 (5), 10 (2) e 11 (4) del Regolamento (UE) 2019/2088, indicato come Sustainable Finance Disclosure Regulation o “SFDR”).
Sulla base del Regolamento sopra indicato, lo scorso 10 marzo è stato recepito in Italia la Sustainable finance disclosure regulation, che prevede di integrare nelle varie fasi della comunicazione, dai siti web all’informativa precontrattuale, dettagli su come i rischi per la sostenibilità sono integrati nel processo decisionale di investimento, sulla presenza di impatti negativi nelle attività di investimento, su come vengono raggiunti i livelli di sostenibilità prefissati.

La bozza del RTS fornisce l’unico punto di riferimento per la divulgazione degli impatti negativi da parte degli FMP (financial market participants). L’RTS include un modello di rendicontazione obbligatorio per il PAIS (“principal adverse impact statement”) che prende in considerazione una serie di indicatori per misurare gli impatti negativi sull’ambiente e sul sociale, tra cui:

  • 32 indicatori obbligatori relativi ai principali impatti negativi, come ad esempio le emissioni di gas serra misurate per impronta di carbonio, utilizzando la formula delineata nell’Allegato I del RTS e includendo i dettagli dell’impatto anno dopo anno;
  • 18 indicatori aggiuntivi per i fattori ambientali e sociali, da utilizzare per identificare, valutare e dare priorità agli impatti negativi aggiuntivi (utilizzando specifici fattori qualitativi o quantitativi), ad esempio le emissioni misurate in tonnellate di inquinanti atmosferici equivalenti per milione di EUR investito;
  • una dichiarazione da pubblicare laddove gli impatti negativi delle decisioni di investimento non siano presi in considerazione dai financial market participants.

Il nuovo regolamento RTS sarà volto a disciplinare il mondo degli investimenti ESG, in quanto ad oggi il requisito imprescindibile è quello di misurabilità del rendimento, sia sociale/ambientale che economico, generato, nell’ottica di una vera e propria accountability.

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