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Il landfill mining e la rifunzionalizzazione delle discariche

Data 05/10/2023
Tipo News

Attualmente in Europa sono registrate più di 500.000 discariche e oltre il 90% non soddisfa i criteri sanitari disposti dalla direttiva comunitaria del 1999. L’80% di questi siti di smaltimento contiene ancora rifiuti urbani che prima dal punto di vista economico non aveva senso riciclare ma che ora potrebbero diventare materie prime seconde di valore. Trasformare le discariche in miniere è l’idea alla base del landfill mining, ovvero svuotare ed estrarre materie prime valorizzabili dalle vecchie discariche per riempirle con i rifiuti irrecuperabili di oggi. Si tratta di una tecnica di bonifica risalente agli anni Novanta che è tornata in voga sia per la crescente preoccupazione di potenziali contaminazioni sia per l’esigenza di individuare nuove aree per lo smaltimento finale dei rifiuti.

Secondo il report Recovery of critical and other raw materials from mining waste and landfills ‒ pubblicato dalJoint research center (JRC) della Commissione europea – nelle discariche e nei depositi di scorie minerarie europee c’è un potenziale inutilizzato di materie prime strategiche che aspetta solo di essere estratto. Per migliorare lo sviluppo delle procedure minerarie, si può per esempio attuare una separazione meccanica dei materiali: una parte può essere recuperata attraverso il new mining, ovvero l’estrazione che permette di riutilizzare i rifiuti che altrimenti sarebbero stati smaltiti, per esempio con l’incenerimento.

Landfill mining: il primo progetto in Italia di Haiki

La questione discariche, invece, può essere molto importante per l’Europa, dove la messa in sicurezza e la bonifica di siti inquinati sono considerate misure importanti per la protezione di aria, terra e risorse idriche.

In Italia ad avanzare un primo progetto di landfill mining è stata la società Haiki Mines del gruppo Innovatec, nella discarica di rifiuti di Bedizzole fra Brescia e il Lago di Garda. In un vecchio scompartimento della discarica sono stati gettati dal 1999 al 2003 circa 800.000 metri cubi di rifiuti. Acciaio, inox, gomma di pneumatici, grandi quantità di rame di cavi elettrici, alluminio, zinco: si tratta di scarti provenienti dalla demolizione di auto che prima non venivano valorizzati. Sebbene siano escluse dalla famosa scala delle 9R (Refuse, Rethink, Reduce, Reuse, Repair, Refurbish, Repurpose, Recycle and Recover) dell’economia circolare, il riutilizzo di siti di smaltimento abusivi e il landfill mining sono soluzioni che possono render la parola “discarica” leggermente più circolare.

Rifunzionalizzare le discariche abusive

Oltre alla valorizzazione dei rifiuti provenienti da vecchie discariche, anche la rifunzionalizzazione di discariche irregolari è un’altra delle nuove buone pratiche circolari che si stanno sviluppando in Italia. In questo caso si fa riferimento a siti abbandonati, contaminati o illegalmente riempiti di rifiuti. Rifunzionalizzare discariche irregolari significa quindi riqualificare un’area per portare benefici ambientali, economici e sociali. Innanzitutto si pone l’obiettivo di contrastare il consumo di suolo e al contempo il riproporsi del fenomeno dell’abbandono di rifiuti e il conseguente degrado ambientale. “Appena i siti vengono svuotati – ha detto l’avvocato Xavier Santapichi a Materia Rinnovabile ‒ solitamente vediamo che dopo due giorni vengono riempiti di nuovo. I sistemi di riutilizzo possono cambiare le cose offrendo una seconda vita all’area con maggiori controlli.”

Autorizzare un impianto di compostaggio o l’installazione di pannelli fotovoltaici comporta spesso un certo malumore tra la popolazione. “Più difficile, invece, che la sindrome Nimby [Not In My Back Yard, ndr] influenzi la cittadinanza quando si tratta di riqualificare una discarica abbandonata”, ha fatto notare Santapichi.

Mettiamoci in Riga

Uno dei progetti di rifunzionalizzazione in corso, sviluppato dal programma Mettiamoci in Riga, riguarda la riqualificazione della discarica di Pozzuolo del Friuli, a sud di Udine. Il sito verrà bonificato e riutilizzato per produrre energia solare grazie a un telo fotovoltaico, utile, anche se molto meno performante, per i siti poco adatti ai pannelli solari tradizionali. Creato nel 2018 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare (MATTM), Mettiamoci in Riga offre alle amministrazioni pubbliche e ad altri soggetti con competenze ambientali percorsi di rafforzamento delle capacità amministrative e tecniche del personale.

In sostanza fornisce linee guida che rafforzano la governance ambientale, soprattutto delle piccole amministrazioni pubbliche che affrontano per la prima volta non solo la messa in sicurezza delle discariche ma anche il riutilizzo di queste aree. Parchi pubblici, impianti di selezione rifiuti, centri di riutilizzo e impianti fotovoltaici: sono diverse le opzioni a seconda del contesto.

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