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LEGO continuerà a produrre mattoncini con il petrolio

di Circularity

Data 05/10/2023
Tipo News

Quando nell’estate del 2021 LEGO annunciò il primo mattoncino fatto di plastica riciclata, ci si poteva immaginare che il colosso danese avrebbe eliminato a breve l’utilizzo di plastica vergine dalla propria supply chain. Ma dopo tre anni di continue sperimentazioni alla ricerca del mattoncino in PET riciclato perfetto, LEGO ha deciso di rinunciare ai propri obiettivi perché, in poche parole, il gioco non vale la candela, o meglio il riciclo non porterà a un taglio delle emissioni così significative da giustificare l’enorme cambiamento dell’impianto produttivo. 

Per realizzare i suoi iconici mattoncini, LEGO utilizza l’acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS), prodotto petrolchimico caratterizzato da grande solidità, robustezza e incastrabilità. Dettaglio, quest’ultimo, che è sempre stato alla base del successo dei mattoncini danesi in materia di sostenibilità: i LEGO, al contrario di tanti altri giocattoli, non si buttano, ma in genere passano in eredità proprio grazie alla loro studiata compatibilità con tutti gli elementi realizzati dall’azienda negli ultimi 60 anni.

Tuttavia in questi anni si è cercata una transizione verso forme di produzione più circolari che evitassero, attraverso il riciclo, l’estrazione di idrocarburi nel creare gli iconici mattoncini. L’obiettivo era l’eliminazione di plastica ricavata da petrolio entro il 2032 e dopo aver testato oltre 250 varianti di PET riciclato, il primo prototipo di mattoncino ricavato da bottiglie sembrava promettere bene, tanto che il sito web ufficiale dedicava addirittura un’intera sezione ad animazioni che illustravano la rinascita di bottiglie di plastica ammaccate, trasformate magicamente in castelli e astronavi.

Con una bottiglia in PET da un litro, spiegavano da LEGO, si poteva ricavare materia prima sufficiente per dieci mattoncini del formato classico 2×4 e il nuovo materiale avrebbe così potuto sostituire l’acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS) a base di petrolio, attualmente utilizzato per produrre circa l’80% dei pezzi.

La retromarcia di LEGO

Tim Brooks, capo del dipartimento che si occupa di sostenibilità ambientale di LEGO, ha ammesso che passare dall’ABS al PET riciclato sarebbe “come cercare di fare una bici di legno anziché di acciaio”. I mattoncini sarebbero infatti troppo poco resistenti e per compensare questa fragilità servirebbe aggiungere nuovi ingredienti nella produzione e ulteriori lavorazioni, il che avrebbe un impatto importante sulle emissioni climalteranti.

Inoltre la messa in produzione di mattoncini in PET, ha spiegato, comporta una vera e propria rivoluzione dell’ambiente produttivo e dell’organizzazione delle fabbriche. Un livello di cambiamento disruptive, che però, alla fine, non sarebbe giustificato da un significativo taglio di emissioni di carbonio. “Dopo tutta la fatica – si è giustificato Brooks – l’impronta di carbonio sarebbe stata più elevata. È stato deludente.

Mentre il progetto dei mattoncini ricavati da bottiglie in PET è stato accantonato, la società danese ha deciso di non darsi per vita, impegnandosi a triplicare la spesa in sostenibilità, portandola a 3 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, e a rendere più sostenibili i mattoncini in ABS. L’obiettivo è anche quello di intervenire sull’ABS stesso, cercando di ridurre la quantità di petrolio necessario e compensando con materiali riciclati o bio-based. Oltre a questo, verranno gradualmente eliminati gli imballaggi di plastica con cui vengono venduti i giocattoli, passando definitivamente alla carta entro il 2025. Come ha dichiarato l’amministratore delegato Niels Christiansen, questo consentirà di raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni inquinanti del 37% entro il 2032, rispetto ai valori del 2019.

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