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Blockchain come funziona e come si applica all’economia circolare

di Circularity

Data 15/11/2020
Tipo News

Cos’è la Blockchain e come funziona

In parole povere, la Blockchain (tradotto letteralmente “catena di blocchi”) è una rete informatica fatta di nodi che consentono di gestire e aggiornare un registro di dati e informazioni in maniera aperta, condivisa e distribuita. Ogni cosiddetto “building block” archivia un insieme di transazioni di dati validati, inalterabili e identificati in modo univoco da una funzione algoritmica informatica che consente il collegamento con il blocco precedente.
Ad oggi esistono più di 1000 piattaforme (tra cui la rinomata criptovaluta Bitcoin) che utilizzano la tecnologia Blockchain, tutte accomunate da alcune caratteristiche:

  • Le informazioni vengono registrate distribuendole tra più nodi per garantire sicurezza informatica e resilienza dei sistemi.
  • Ciascun elemento sul registro è tracciabile in ogni sua parte e se ne può risalire all’esatta provenienza
  • Le piattaforme consentono di gestire le transazioni senza intermediari, ovvero senza la presenza di enti centrali fidati
  • Il contenuto del registro è trasparente e visibile a tutti ed è facilmente consultabile e verificabile
  • Una volta scritti sul registro, i dati sono immutabili in quanto non possono essere modificati senza il consenso di tutti i soggetti partecipanti alla rete

La Blockchain già applicata alla tracciabilità dei rifiuti

In Italia c’era già stato il tentativo di istituire un sistema informatico di tracciabilità di rifiuti, il SISTRI, sostituito poi dal “Registro elettronico nazionale“. In quest’ottica la tecnologia blockchain potrebbe avere molte potenzialità, non solo nel settore finanziario dove ha già trovato efficace applicazione per le transazioni economiche, ma anche nel settore del trattamento dei rifiuti, sia urbani che speciali per le transazioni sulla materia, per tracciare per esempio lo svuotamento dei cassonetti o seguire i flussi degli scarti industriali.

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Un esempio di un progetto nato per tracciare i rifiuti tramite tecnologia Blockchain è Plastic Bank, impresa sociale nata in Canada nel 2013 con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento dovuto ai rifiuti plastici trasformandoli in una corretta remunerazione per i raccoglitori nei Paesi emergenti. Ad oggi è presente ad Haiti, nelle Filippine e in Indonesia. Alle persone si chiede di raccogliere i rifiuti plastici sulle spiagge, nelle aree urbane o lungo le strade prima che finiscano nei mari, e di portarli in centri ad hoc dove vengono selezionati e preparati per l’avvio al riciclo. A questo punto, le plastiche vengono vendute ad aziende interessate a usarle per produrre imballaggi o oggetti con il materiale riciclato e il ricavato serve a remunerare ogni raccoglitore con denaro contante, corsi di formazione, strumenti da lavoro o oggetti di uso comune. Tutti gli scambi sono tracciati, approvati e registrati tramite la tecnologia blockchain per assicurare la sicurezza e l’autenticità dei dati e verificare l’esatto valore ricevuto da ogni raccoglitore.

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Un altro caso è quello di Partitalia, azienda con competenze nello sviluppo e nella personalizzazione di cards, tags RFID e lettori RFID, che ha sviluppato “Discovery Mobile”, un hardware indossabile che legge il tag RFID posizionato sul sacco o sul bidone e che può essere integrato con i software in uso ai raccoglitori e alla pubblica amministrazione. Le informazioni dell’avvenuta raccolta sono comunicate al server cloud, che invia un feedback al dispositivo una volta salvato il dato. Il sistema è configurabile da remoto tramite il portale “Discovery Cloud” da cui è possibile consultare i dati sui rifiuti. Discovery Mobile annulla i costi di installazione sugli automezzi e consente la raccolta anche nelle strade dove l’operatore accede solo a piedi. Così facendo è possibile reperire tutte le informazioni necessarie per calcolare la tariffa puntuale, cioè un pagamento sulla base della quantità e tipologia di rifiuto prodotto, e gestire i dati in sicurezza.

La Blockchain per l’economia circolare

Traducendo le filiere produttive in tracce digitali distribuite e immutabili, la blockchain potrebbe consentire ai produttori, ai riciclatori e ai consumatori di avere certezza della circolarità dei prodotti.

Tra gli obiettivi del pacchetto sull’economia circolare vi è anche quello di implementare l’utilizzo di tecnologie alternative o innovative che risultino strumentali alla piena realizzazione del nuovo paradigma economico. Inoltre le aziende sono tenute ad essere sempre più responsabili non solo delle prestazioni ambientali e sociali nelle loro catene di approvvigionamento, ma anche del fine vita dei loro prodotti.
L’utilizzo della blockchain applicata al sistema di tracciabilità dei rifiuti potrebbe avere un ruolo cardine nell’integrazione dell’economia circolare nel modello di business delle imprese in quanto permetterebbe di realizzare e tracciare un sistema chiuso e funzionale alla “certificazione” di tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, dall’estrazione di materie prime, alla produzione e distribuzione, fino ad arrivare alla raccolta e al trasporto fino all’impianto finale di trattamento per il riciclo e la reimmissione in commercio dei materiali recuperati.

Un esempio virtuoso già attivo sul mercato è quello di Circularise, società olandese che ha applicato la tecnologia blockchain al tema dell’economia circolare proprio con l’obiettivo di garantire tracciabilità e provenienza dei prodotti in diversi settori, tra cui quelli di plastica, tessile, metalli, automobilistica ed elettronica. Circularise, attraverso il monitoraggio delle transazioni, sta sviluppando un protocollo open source e una rete decentralizzata per rendere trasparenti le catene di approvvigionamento globali consentendo a marchi, fornitori e produttori di scegliere materiali sani, sostenibili e circolari. Per spingere ulteriormente gli attori della supply chain a collaborare, iniziative come Circularise sfruttano la blockchain per garantire da un lato la privacy e la riservatezza degli attori coinvolti, e dall’altra la trasparenza e collaborazione all’interno delle loro catene di approvvigionamento.

In Italia, la Blockchain, costituirebbe un’opportunità per garantire tracciabilità e trasparenza in un settore come quello dei rifiuti, caratterizzato da notevoli incertezze sia a livello interpretativo che gestionale.

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Fasi della catena di fornitura e dati che possono essere comunicati
Fonte: Circularise

Gli ostacoli all’implementazione

La blockchain potrebbe essere uno strumento che offre un punto di svolta nello sviluppo dell’economia circolare, ma quali sono le problematiche che ne complicano l’applicazione?

A causa dei costi di applicazione della tecnologia, la mancanza di incentivi economici per i partecipanti all’”ecosistema” correlato alla gestione del fine vita e del recupero dei materiali costituisce la prima barriera all’ingresso. Se si aggiunge a questo il fatto che il trattamento dei materiali a fine vita rappresenta un settore regolamentato, un contesto normativo disegnato sulle classiche modalità lineari di gestione rappresenta un ulteriore ostacolo ad un rapido sviluppo.
Un modello atto a individuare e certificare i flussi di materiali nei loro cicli tecnologici o biologici non è per nulla semplice: esiste una notevole complessità delle catene di approvvigionamento di materiali, destinati poi ad essere lavorati, assemblati e venduti, e una conseguente incapacità degli attori della supply chain di monitorare e garantire l’effettiva provenienza di materiali, componenti e prodotti in tutta la catena, in modo che lungo la strada di produzione ed utilizzo e  a fine vita, si possa certificare la loro circolarità.
Infine non può essere negato che, sia nel settore manifatturiero sia in quello della gestione rifiuti, vi è la riluttanza a condividere informazioni che sono considerate commercialmente sensibili ed essenziali nel posizionamento di mercato di una economia lineare, mentre manca del tutto la capacità di considerare una trasparente rappresentazione dell’attribuzione del valore aggiunto in ogni nodo del modello circolare.

Nonostante la possibilità di avvalersi di audit di terze parti, tecnologie a prova di manomissione che collegano la materia ad una identità digitale, e partner affidabili, le principali sfide che devono essere affrontate per normare l’utilizzo della blockchain riguardano la sua sicurezza, il trattamento dei dati e della privacy, le differenti normative in merito alla tracciabilità dei rifiuti applicabili nei diversi paesi dell’Unione, l’attribuzione di responsabilità, il riconoscimento del valore legale delle informazioni acquisite e la fissazione di standard condivisi.

La tecnologia blockchain applicata a livello globale potrebbe favorire la tracciabilità internazionale nell’ambito delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, dei sottoprodotti o prodotti derivanti da processi End of Waste. A livello legislativo, tra il 2017 e il 2018 il Parlamento Europeo ha adottato diverse risoluzioni non legislative riguardanti la blockchain, con riferimento a diversi campi applicativi. Tra queste, particolarmente interessante è la Risoluzione “Blockchain: una politica commerciale lungimirante”, nella quale vengono analizzati i possibili impatti dell’utilizzo della blockchain per la UE sugli scambi internazionali.

In conclusione, l’innovazione dalla blockchainrisiede nell’immutabilità e nella certezza dei dati, elementi che consentono ai produttori, ai riciclatori e a tutti i soggetti coinvolti nella filiera dei materiali e del loro fine vita nonché ai consumatori di affermare con sicurezza la legalità del processo e la circolarità dei prodotti. In Italia in particolare, l’applicazione della tecnologia blockchain può costituire un’opportunità imperdibile per garantire tracciabilità, fruibilità e trasparenza dell’informazione in un settore come quello dei rifiuti ancora caratterizzato da notevoli incertezze a livello interpretativo e di teorica limitata trasparenza gestionale.

Una piattaforma tecnologica in grado di garantire neutralità e certezza del dato è uno strumento essenziale, oltre che per la creazione di una vera transizione all’economia circolare, anche per permettere alle autorità pubbliche di conoscere esattamente i problemi esistenti sulla gestione ambientale in modo da poterli risolvere non solo in termini amministrativi o legali, ma mirando al miglioramento dell’ambiente e alla sostenibilità del pianeta.

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