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Cop15: i negoziati di Montreal per fermare la perdita di biodiversità

di Simone Fant

Data 01/12/2022
Tipo News
Biodiversità

Arrestare la perdita di biodiversità è fondamentale per la salute umana e per la sicurezza economica e alimentare. Con questo obiettivo avrà luogo la COP15, la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità che avrebbe dovuto tenersi ad aprile a Kunming (Cina) ma per via di continui rinvii causa Covid verrà ospitata a Montreal in Canada dal 7 al 19 dicembre. I negoziati disegneranno un piano decennale con una serie di obiettivi specifici e misurabili volti a tutelare le specie e i servizi ecosistemici che forniscono. Il mondo finora non è riuscito a raggiungere alcun obiettivo prefissato per arrestare la perdita di biodiversità ,ma la COP15 di Montreal rappresenta un’ottima opportunità per invertire la rotta.

Cosa ci si aspetta alla Cop15 di Montreal

La natura è in crisi e negli ultimi trent’anni i governi si sono riuniti per garantire la sopravvivenza delle specie e degli ecosistemi, essenziali  anche per la vita umana. L’Earth Summit di Rio nel 1992 ha visto la creazione di tre convenzioni: una sul cambiamento climatico, una sulla desertificazione e l’altra sulla biodiversità. Lo scopo della convenzione sulla biodiversità è fare in modo che ogni Paese protegga il mondo naturale, attraverso un uso sostenibile del suolo, delle foreste e delle risorse naturali a disposizione.

Ogni 10 anni i governi concordano nuovi obiettivi sulla protezione della biodiversità. L’ultimo accordo è stato raggiunto nel 2010 alla Cop10 a Nagoya, in Giappone, quando i governi si sono impegnati a dimezzare la perdita di habitat e ad espandere le riserve naturali fino al 17% della superficie terrestre mondiale entro il 2020. Hanno fallito su ogni punto. Secondo il report Global Outlook on Biodiversity 5 nessuno dei 20 target prefissati per la decade 2010-2020 è stato interamente raggiunto. 

A dicembre la conferenza delle parti si riunirà per la 15esima volta. In realtà una parte della Convenzione si è tenuta online nel 2021, mentre quest’anno si sono tenute due sessioni di lavoro per l’avanzamento del post-2020 Gobal biodiversity framework. Il meeting di Nairobi dello scorso giugno non ha convinto gran parte dei biologi, preoccupati della mancanza di leadership per raggiungere un accordo efficace ai negoziati di  Montreal. Si è concluso sicuramente meglio invece il summit di New York del 20 settembre che ha visto riunite aziende, ong, politici, e gruppi a difesa dei diritti dei popoli indigeni. Qui la Germania si è impegnata ad aumentare il proprio contributo finanziario a favore della biodiversità internazionale a 1,5 miliardi di euro l’anno.

Perché è importante preservare la biodiversità

Il Pianeta sta subendo la più grande perdita di specie dai tempi dei dinosauri e la colpa è attribuibile agli umani. Il modo in cui estraiamo, inquiniamo, cacciamo, coltiviamo, costruiamo e viaggiamo sta mettendo a rischio di estinzione almeno un milione di specie. Secondo quanto si apprende dal Rapporto di valutazione sull’uso sostenibile delle specie selvatiche dell’IPBES, sono circa 50mila le specie selvatiche che attraverso la pesca, la raccolta, il disboscamento, la caccia e l’osservazione, vengono sfruttate per produrre beni e servizi fondamentali alla nostra sopravvivenza.

Oggi circa 1.341 specie di mammiferi terrestri sono minacciate dalla caccia eccessiva e più del 34% delle specie ittiche risulta sovrasfruttato. Per capire quanto sia importante preservare la biodiversità, la naturalista Valeria Barbi ricorda come l’utilizzo in ambito medico di 35mila specie di piante – lontane dall’essere considerate curative solo nelle culture tradizionali -rappresentano una frontiera tuttora largamente inesplorata di potenziali cure per il cancro, disturbi cardiaci ed eventuali, future, pandemie.

Mentre alcuni parlano già di sesta estinzione di massa, altri scienziati usano toni di più cauti. Di certo le estinzioni hanno enormi conseguenze. Ad esempio la fertilità del suolo – da cui si produce il 95% del cibo che mangiamo – dipende dalla biodiversità dei microrganismi che ci vivono. Tuttavia, secondo le Nazioni Unite, fino al 40% della terra mondiale è gravemente degradata da pratiche agricole non sostenibili.

Non c’è mai stata così tanta attesa per una Cop sulla biodiversità. A Montreal ci si gioca un pezzo di mondo naturale dei prossimi dieci anni.

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