In Italia si torna a parlare di deposito cauzionale, ovvero quel sistema di raccolta selettiva per gli imballaggi per bevande monouso secondo il quale il consumatore paga una piccola cauzione in aggiunta al prezzo di vendita di un prodotto. Questa cauzione, o deposito, viene poi rimborsata interamente al consumatore al momento della restituzione dell’imballaggio vuoto presso un punto di raccolta.
Con il sostegno del vicepresidente della Camera, ed ex ministro Cinque Stelle dell’ambiente, Sergio Costa, il 9 ottobre la campagna A Buon Rendere ha organizzato un convegno alla Camera dei deputati, a Roma, per rilanciare il Deposit Return System (DRS) sui tavoli della politica italiana, anche in vista delle nuove norme imposte dal regolamento europeo sugli imballaggi e sulla direttiva SUP.
Un po’ di dati sul deposito cauzionale in Europa
Secondo i portavoce della campagna A buon rendere non c’è molto tempo da perdere: il Regolamento UE sugli imballaggi recentemente approvato (Direttiva sulle plastiche monouso o PPWR) prevede infatti l’obbligo per i paesi dell’Unione di conseguire al 2029 addirittura un target del 90% di intercettazione delle bottiglie in plastica e delle lattine.
Nel corso dei negoziati è stata anche introdotta una condizione di esenzione transitoria per gli stati che conseguissero un tasso di raccolta dell’80% al 2026 per bottiglie e lattine, ma la norma impone ai paesi di istituire un DRS nel caso in cui non venisse raggiunto tale obiettivo nei tre anni precedenti.
A partire dal prossimo gennaio saranno 18 i paesi in Europa che avranno adottato un sistema nazionale di deposito cauzionale (ultimi in ordine di tempo nel 2024 Ungheria, Romania e Irlanda), e in molti altri è già stata definita la data di entrata in vigore o sono in corso valutazioni per definirla.
“Come campagna A buon rendere ribadiamo che non esistono esperienze a livello globale che abbiano dimostrato di potere intercettare il 90% dell’immesso al consumo di imballaggi per bevande, consumati prevalentemente on the go”, ha dichiarato Silvia Ricci, coordinatrice della campagna.
Secondo i promotori dell’iniziativa, anche il sistema di “raccolta selettiva incentivante” che viene invece promosso come alternativa al deposito cauzionale non può essere l’elemento decisivo per conseguire tali obiettivi. Il fatto che sia stato abbandonato da tutti i paesi che avevano avviato una sperimentazione in tal senso (come la Spagna) è eloquente.
Le attuali strategie messe in campo, come i finanziamenti di eco-compattatori con fondi PNRR, non paiono di sufficiente portata – pur a fronte di esborsi significativi da parte dello stato – per consentire il conseguimento degli obiettivi. Ritardare nel tempo l’adozione del deposito cauzionale significa accettare lo spreco di spreco di 7 miliardi di contenitori per bevande ogni anno, nel paese europeo che ha una dipendenza dall’importazione di materiali pari al 46,8%, ossia più del doppio della media UE.
Il ruolo delle imprese
Nel corso del convegno è stato illustrato il caso del sistema DRS lanciato nel 2022 in Slovacchia, che ha raggiunto in soli due anni il 92% di intercettazione. Il materiale raccolto rimane a disposizione dei produttori di bevande, che gestiscono il sistema che viene impiegato esclusivamente per realizzare bottiglie in PET e lattine in un processo di riciclo bottle-to-bottle e can-to-can.
“L’economia circolare è fondamentale per la transizione ecologica e il deposito cauzionale deve essere un pilastro in Italia così come già avviene in Europa. Il tema ormai non è più se farlo ma come. Le problematiche tecniche si superano, e adesso auspico una convergenza politica trasversale e condivisa tra tutti i partiti. Voglio vedere chi possa mettersi di traverso a una proposta di legge che possiamo depositare dopo averla fatta circolare tra gli stakeholder”, ha dichiarato Sergio Costa.
Al confronto hanno partecipato appunto anche realtà come il Ministero dell’ambiente, ISPRA , ANCI, CONAI, Torino Città Metropolitana e le associazioni di settore chiamate in causa, come ASSOBIBE, COREPLA, CORIPET, CIAL, ASSORIMAP. Nel mondo dell’impresa c’è un certo timore rispetto all’istituzione di un sistema di deposito cauzionale.
Per questo è di particolare importanza l’adesione alla campagna A buon rendere di aziende produttrici e marchi noti al grande pubblico, come Acqua Sant’Anna, Aquafil, Fonte Santa Maria, Acqua Amata, Pian della Mussa e Falcor Group.