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Moda circolare: il fashion sta cambiando con i giovani  

di Circularity

Data 14/03/2022
Tipo News

Secondo le stime della Ellen MacArthur Foundation, ogni secondo l’equivalente di un camion pieno di vestiti viene gettato in discarica o incenerito. L’industria della moda globale continua a crescere, ma solo l’1% del tessile viene effettivamente riciclato. Una tendenza che deve essere invertita, ridisegnando un nuovo sistema che permetta di creare una moda circolare.  

La moda circolare è ancora un settore con un basso indice di circolarità   

Si parla di un settore di proporzioni enormi, che globalmente impiega oltre 300 milioni di persone ed è in continua crescita: si stima che solo negli ultimi 15 anni la produzione di abbigliamento sia raddoppiata, spinta dallo sviluppo della classe media e, soprattutto, dalla crescita inarrestabile del fast fashion. Secondo una proiezione della stessa Fondazione, di questo passo il mercato del tessile raggiungerà quota 160 milioni di tonnellate nel 2050.  

Come ha evidenziato il report A New Textile Economy (2017) della stessa fondazione, l’industria della moda è per lo più lineare: e il 97% dei materiali proviene da risorse vergini finite e meno dell’1% viene riciclato per farne altri vestiti. Le attuali filiere della moda sono state pensate e avviate circa 20 anni fa per un mercato che non esiste più. Sono progettate secondo logiche lineari per flussi unidirezionali, in cui è l’industria che dice alle persone cosa dovrebbero acquistare e quando. L’intero sistema è stato costruito per ridurre al minimo il costo di produzione di un singolo articolo, piuttosto che ottimizzarne l’uso e cercare di massimizzare il riutilizzo locale e globale.  

Come possiamo dunque ridisegnare il sistema in modo che l’industria della moda generi effettivamente più entrate senza fabbricare più prodotti? 

I nuovi modelli di business per un fashion circolare  

È qui che si inseriscono i nuovi modelli di business che costituiscono i pilastri di un sistema della moda circolare:  

  • Noleggio 
  • Vendita di seconda mano 
  • Riparazione 
  • Ri-fabbricazione 

Tutto si basa sul design, visto che è necessario progettare il prodotto, i processi, il sistema, tutto. Quando parliamo di design circolare, quindi, non intendiamo solo la progettazione di prodotti durevoli, fatti con materiali riciclati o pensati per la riciclabilità. Il design circolare va oltre il design di prodotto, si tratta di un cambiamento radicale del sistema. Si tratta letteralmente di ridisegnare il sistema avendo in mente i principi cardine dell’economia circolare, ovvero Eliminate, Circulate, Regenerate: eliminare l’idea di rifiuto, far circolare le risorse, rigenerare l’ambiente.  

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Figura 1 Pratiche circolari per una nuova industria tessitle: Fonte: Ellen MacArthur Foundation (emf) 

A che punto siamo con la circular fashion?  

Il quadro sembra essere chiaro. I modelli di consumo, soprattutto tra i più giovani, sono orientati verso la circolarità, approccio che ormai non impone rinunce in termini di coolness ed estetica. L’innovazione tecnologica e sociale hanno nella sostenibilità il proprio motore, con risultati esaltanti per quanto riguarda la riduzione degli sprechi e dei consumi di risorse. Resta ancora lungo invece il percorso per i modelli di business e le collezioni dell’alta moda, ma anche in questi ambiti la trasformazione è avviata e non potrà che accelerare. 

Un fenomeno emergente da indagare è il boom delle piattaforme di vendita dell’abbigliamento second-hand. La moda di seconda mano e i negozi dell’usato non sono una novità, ma l’avvento delle piattaforme online, insieme al mutato atteggiamento dei consumatori, hanno generato una crescita vorticosa. Uno studio del Boston Consulting Group (Bcg) e di Vestiaire Collective, una delle principali piattaforme dell’abbigliamento second-hand (con 11 milioni di utenti registrati in 80 paesi), ha stimato che oggi il mercato del second-hand della moda valga 40 miliardi di dollari a livello globale. La crescita prevista è del 15-20% annuo, che porterebbe il valore del mercato a circa 75 miliardi di dollari nel 2025, con tassi di crescita più elevati nei paesi ad alto reddito. 

Diagram

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La moda vegana fa parte delle pratiche circolari?  

Mentre il veganismo è stato comunemente associato solo ad una dieta senza animali, i cosmetici e l’abbigliamento vegani sono ora diventati una parte visibile e importante dell’equazione. Il veganismo nella moda e nella bellezza è una parola che viene generalmente applicata ai prodotti realizzati senza alcun tipo di input animale, che si tratti di test sugli animali o di pellicce, per esempio. E mentre è certo che le filiere vegane hanno, nel complesso, un impatto tremendamente positivo sugli animali e sul clima, è altrettanto giusto chiedersi se la moda vegana sia sempre così sostenibile come sembra. 

Ecco, in sintesi perché la moda vegana non è sempre sostenibile: 

  • La moda vegana non ha necessariamente un processo di produzione ecologico 
  • La moda vegana può utilizzare materiali e tessuti sintetici, che possono essere dannosi (ad esempio rilasciando microplastica nell’ambiente durante il lavaggio) 
  • Le alternative vegane (in pelle) finora non sono state durevoli 
  • Vegan è giusto per gli animali, ma non sempre giusto per gli esseri umani 

Il futuro della moda sarà circolare  

La vera domanda riguarda non il se, ma il quando si arriverà a un’effettiva e ampia riduzione degli impatti negativi della moda sull’ambiente la salute e la società. I modelli di consumo si vanno orientando in direzione della circolarità, senza rinunciare alla coolness, ai valori estetici e simbolici che sono il terreno elettivo della moda; anche l’innovazione tecnologica procede in questa direzione. I nuovi modelli di business e di progettazione delle collezioni, invece, sono ancora all’inizio di un percorso, lungo il quale hanno però già mosso i primi passi. 

Fai parte della filiera del tessile e vorresti rendere la tua azienda più circolare? Scopri come visitando la pagina dedicata sul sito di Circularity.  

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