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Pnrr e Recovery Fund: in Italia stanziati 6,8 miliardi per l’agricoltura ma i progetti faticano a partire

di Circularity

Data 12/11/2021
Tipo News

All’interno del Recovery fund è presente una linea di bilancio, il Next Generation EU, che prevede l’erogazione di risorse per l’assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (REACT-EU): ben 8 miliardi che la UE vuole destinare al rafforzamento dell’agricoltura. Finanziamenti che, in aggiunta ai 2 miliardi proposti dalla CE, andranno a formare un capitale di 10 miliardi ad incrementare le risorse della PAC (Politica Agricola Comune) che impegna da sola circa il 39% del bilancio UE. Per l’Italia questo significa un pacchetto totale di sostegno alle aziende agricole e alle aree rurali di circa €1.2 miliardi all’anno, con una quota di cofinanziamento che potrebbe andare oltre il 50%. Grazie a questi fondi il Pnrr prevede di destinare al settore primario risorse per €6.8 miliardi; a cui si devono aggiungere gli investimenti in progetti traversali che andranno ad incidere anche sull’agricoltura, come ad esempio le nuove infrastrutture di telecomunicazione in zone rurali.  

La priorità è sugli investimenti green, con un 55% delle risorse impiegate in questa direzione e una quota del 35% alle misure agroambientali. L’obiettivo di questi investimenti è abbattere le emissioni, ridurre l’uso dei carburanti e al contempo aumentare la sicurezza sul lavoro, l’agricoltura di precisione e lo smart farming. Una PAC 2021/22 che vuole spingere fin da subito verso la transizione ecologica, in attesa della nuova PAC in arrivo nel 2023. Senza dubbio risorse ingenti che a detta dell’eurodeputato Paolo de Castro serviranno ad “accompagnare la transizione ecologica, sempre però con un focus sull’economia, sul sociale e al mantenimento della competitività delle imprese europee”. L’obiettivo è dunque quello di rafforzare il settore agricolo, rendendolo più competitivo, sostenibile e resiliente. Tre sono le aree in materia in cui si articola il Pnrr:  

  • Economia circolare e agricoltura sostenibile (2.8 miliardi)  
  • Contratti di filiera e di distretto (1.2 miliardi) 
  • Tutela del territorio e della risorsa idrica (0.88 miliardi) 

Nello specifico gli investimenti includono: l’ammodernamento del parco macchine agricole (500 milioni), logistica (800 milioni), agrisolare (1.5 miliardi), sviluppo e produzione di impianti inerenti biogas e biometano (2 miliardi), invasi e sistemi di irrigui (880 milioni). Si spinge inoltre verso l’implementazione di nuove tecnologie per la riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci, alla digitalizzazione attraverso l’utilizzo dei droni che ci porterà verso quell’agricoltura di precisione che la futura PAC sosterrà in modo significativo.  

I tre pilastri del Pnrr in tema agricoltura e sviluppo rurale
I 3 pilastri del Pnrr in tema agricoltura

Fondi europei all’agricoltura 2021 presenti, aspettiamo la politica italiana 

I fondi del Pnrr destinati alle politiche agricole dovranno però ancora aspettare prima di essere utilizzati. A Palazzo Chigi nelle riunioni preparatorie sul Pnrr il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) è uno dei pochi dicasteri che ancora non è stato audito (non è neanche presente una riunione in calendario). Al ministero non è nemmeno stata istituita la struttura di missione che si deve occupare della programmazione, monitoraggio e controllo sul Pnrr.  

Numerosi sono inoltre i punti ancora aperti riguardo le singole aree di sviluppo rurale del piano:  

  • Logistica: stallo sull’utilizzo degli €800 milioni da investire nella logistica per supportare la crescita dell’export agroalimentare 
     
  • Parco agrisolare: contrasti sulla possibilità di costruire o meno impianti solari a terra. Il ministro Patuanelli vorrebbe limitarli solo ai tetti di capannoni e stalle per non consumare suolo agricolo.  
     
  • Biogas e metano: manca il decreto con le indicazioni sugli incentivi. Una volta varato occorreranno ancora 180 giorni perché i bandi vengano promossi.  
     
  • Innovazione: il budget di 500 milioni non è considerato sufficiente per finanziare la produzione e l’acquisto di nuove macchine agricole in quanto dovrà essere usato anche per la ristrutturazione dei frantoi oleari e per l’agricoltura 4.0 
     
  • Contratti di filiera: lo strumento da 1.2 miliardi è molto atteso perché può favorire la transizione ecologica e gestire la crisi causata dall’aumento dei prezzi delle materie prime. Il confronto però non è ancora stato avviato.  
     
  • Infrastrutture irrigue: Regioni come l’Abruzzo e la Sicilia, che si sono visti bocciare i progetti presentati, chiedono più tempo per proporne di nuovi.  

Difficoltà nel reperire i fondi da parte delle piccole imprese agricoli  

In aggiunta ai 6.8 miliardi messi a disposizione dal Pnrr per l’agricoltura, la filiera agroalimentare italiana si candida ad essere uno dei principali settori per l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan anche per quanto riguarda i temi della digitalizzazione e della transizione ecologica. Questi fondi andranno ad aggiungersi ai già previsti 50 miliardi di finanziamento della nuova PAC post 2020. Tanti soldi, insomma; c’è però la paura che a beneficiarne saranno principalmente le grandi realtà della filiera per il miglioramento della loro trasformazione e logistica. Come spiega Francesco Raimondi, ceo di Value Target, al Sole24 Ore: “Penso ad esempio alle strutture di stoccaggio automatizzato. Attraverso degli automatismi tipici dell’industria 4.0 le aziende possono approvvigionarsi in tempo reale per evitare il rischio di rimanere senza scorta, attivando automaticamente gli ordini quando sono in esaurimento”.  

Se da un lato dunque la frammentazione del sistema agricolo italiano rappresenta un grande valore aggiunto in termini di varietà dell’offerta, si rivela un ostacolo per l’introduzione di nuove tecnologie per via del loro alto costo. C’è bisogno di implementare accordi di filiera in cui le grandi imprese trasferiscano l’innovazione ai fornitori locali dopo essersi fatti carico dell’investimento e aver sfruttato gli incentivi. Fondamentale è anche il ruolo dei consorzi nell’intercettare i finanziamenti.  

Gli incentivi europei alla produzione di carne  

Una politica agricola che stenta a essere implementata ma che, almeno sulla carta, si pone come obiettivo virtuoso la sostenibilità. Come mai allora oltre il 71% dei terreni in Europa sono ancora destinati all’allevamento di carne e latticini (Greenpeace, 2019), quando è chiaro che il consumo di questi alimenti deve essere drasticamente ridotto per evitare il disastro climatico? Stiamo parlando di 125 milioni di ettari utilizzati per produrre mangime o far pascolare gli animali, con incentivi della PAC pre 2020 del valore di €28-€32 miliardi, circa il 20% del budget totale dell’UE.  

Ma le contraddizioni non si fermano ai sussidi, l’Unione Europea ha infatti appena speso milioni di euro per incentivare i cittadini a consumare più carne. Il 32% del suo budget di €777 milioni per la promozione dei prodotti agricoli è stato utilizzato in una campagna pubblicitaria per la carne e i latticini che ha avuto luogo dal 2016 al 2020.  

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La campagna ”Become a Beefatarian”, promossa dall’UE per incentivare il consumo di carne europea  

 

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