Il settore dell’abbigliamento outdoor è in piena rivoluzione green. Impossibile oggi essere sul mercato senza un ripensamento circolare e sostenibile dei porti a maggiore responsabilità dei materiali e dei processi.
Uno dei key player di tessuti e isolamenti è PrimaLoft Inc, impresa nata dalla creazione dell’omonimo materiale di isolamento termico in microfibra sintetica sviluppato e brevettato per l’esercito degli Stati Uniti negli anni ’80. Da allora gli isolanti sintetici PrimaLoft sono utilizzati nel mercato esterno di capispalla, guanti, sacchi a pelo, calzature e per la casa. Nel 2007 PrimaLoft ha introdotto la produzione di filati ad alte prestazioni, realizzati negli ultimi anni con fibre 100% poliestere oppure 45% poliestere e 55% lana merino. Dal 2010 l’azienda ha cominciato a guardare a nuovi prodotti sempre più sostenibili e circolari, intessendo partnership con Bluesign System, International OEKO-TEX Association e Sustainable Apparel Coalition’s Higg Index.
La sua missione? Essere Relentlessly Responsible, inesorabilmente responsabili.
“Noi siamo dei pionieri nell’industria tessile”, spiega a Materia Rinnovabile Jochen Lagemann, che di PrimaLoft è senior vice president e managing director Europa e Asia, “la nostra ricerca ha come obiettivo aiutare i brand dell’outdoor, e non solo loro, a essere più sostenibili. Oggi c’è un’immensa richiesta da parte dei brand di tessuti innovativi che offrano un equilibrio tra performance e sostenibilità. Non è possibile sacrificare l’una a favore dell’altra”.
Anche giocando d’anticipo, visto che prodotti PrimaLoft in via di definizione utilizzano il 58-71% di contenuto riciclato post-consumo (Pcr) senza sacrificare le prestazioni e può essere interamente recuperato a fine vita eliminando la necessità di introdurre nuove risorse naturali e creando così un circuito chiuso. “Oggi tutti parlano di soluzioni circolari nel settore tessile/moda/outdoor. Tuttavia raggiungere la piena circolarità è molto complesso e può funzionare solo se esiste una strategia che includa tutto il settore: brand, retail, consumatori, governo.” Le partnership possono dare ottimi risultati, come il progetto con Parley for the Oceans che ha visto la raccolta di plastica intercettata da isole remote, spiagge e comunità costiere e la sua trasformazione in prodotti PrimaLoft isolanti ad alte prestazioni per l’industria tessile.
Dal punto di vista dei materiali, PrimaLoft ha investito ingenti risorse e si dice pronta per l’economia circolare. “Con PrimaLoft Bio abbiamo dimostrato che i tessuti chimicamente riciclabili, pronti per essere rinnovati in nuovi cicli senza perdita di performance, sono realizzabili a grande scala. Ma manca ancora un’infrastruttura per raccogliere questi materiali, mancano servizi post consumer diffusi”.
PrimaLoft Bio è il primo isolamento sintetico biodegradabile all’80% nell’arco di un solo anno, derivato da fibre 100% riciclate. Tramite un test accelerato che simula un terreno di discarica, abbiamo verificato che le fibre raggiungono la quasi completa biodegradazione in 394 giorni, molto prima rispetto alla degradazione del poliestere convenzionale. “La tecnologia brevettata, che non altera la performance, il look o la sensazione del tessuto, sarà disponibile dall’autunno del 2020”, precisa Lagemann.
La ricerca riguarda anche altre tipologie di materiali specifici per attività outdoor e richiesti da aziende – come Patagonia e La Sportiva, partner entrambi di PrimaLoft. “Chi fa alpinismo estremo o bike-packing invernale o anche trekking sotto la pioggia ha bisogno di tessuti ad alte performance, con un rapporto eccellente tra peso e calore, respirabilità dei tessuti e resistenza all’acqua. Dunque necessitano fibre ultra leggere, a base poliestere, che includano materiale riciclato, dati gli impegni di sostenibilità sempre più richiesti. Per PrimaLoft l’obiettivo da raggiungere a fine 2020 è produrre il 90% degli isolanti con almeno il 50% di Pcr. Dal 2015 abbiamo usato 266 milioni di bottiglie di plastica per produrre materiali isolanti, per un totale di 6,6 milioni di chili. Abbiamo da poco iniziato la ricerca su biobased material ma non è ancora un focus centrale di PrimaLoft. Abbiamo poi linee che usano piumini con standard Rds (il Responsible Down Standard è una dichiarazione ambientale che assicura che piumino e piume impiegate per elementi di imbottitura siano ottenute da uccelli che non siano stati oggetto di trattamenti che procurino dolore, sofferenza o stress e che sia applicato e mantenuto un sistema di identificazione e tracciabilità che validi l’origine del materiale, nda); i blend (fibre miste, ndr) con lana merino, che può essere riciclata, o blend con la kapok, detta anche lana vegetale, con una densità di 0,35 g/cm³, che la rende la fibra naturale più leggera del mondo”.
Le richieste riguardano anche gli impatti ambientali dei processi di realizzazione dei tessuti. “Per questo abbiamo creato P.U.R.E., Produced Using Reduced Emissions, un processo apparentemente semplice che invece di utilizzare forni per creare gli isolanti, usa l’aria, permettendoci di risparmiare il 48% delle emissioni di CO2 nella produzione. Una riduzione pazzesca con una sola soluzione”. Un risultato che il Ceo di PrimaLoft, Mike Joyce, ci tiene a sottolineare. “Negli ultimi quattro anni, abbiamo lavorato per creare soluzioni capaci di ridurre drasticamente le emissioni di carbonio.
Il risultato è un rivoluzionario cambiamento nel nostro processo produttivo che avrà un impatto molto importante sull’ambiente.” Non è certo un processo economico e si è rivelato estremamente complesso (e ancora con un brevetto aperto). Però il mercato ha ripagato l’investimento. Patagonia ha convertito a P.U.R.E il suo importante programma Nano Puffe e nell’autunno 2020 sarà il primo partner PrimaLoft a incorporare la tecnologia di produzione nei propri prodotti. E la fila di aziende interessate è lunga. “Abbiamo l’agenda piena di incontri. Abbiamo riscosso analogo interesse lo scorso anno con PrimaLoftBio”, continua Jochen Lagemann. In questo caso si trattava di una soluzione end of life. “Noi crediamo fermamente che prima di porre fine a un prodotto ci debbano essere strategie di riuso e riparo. Ma spesso non si può sapere dove gli indumenti vanno a finire. Quante volte capita che una maglia venga dispersa per sbadataggine? O che sia gestita impropriamente quando diventa un rifiuto? Inoltre in questo modo riduciamo le micro plastiche che finiscono negli oceani a causa dell’erosione dei tessuti che avviene indossandoli e lavandoli in lavatrice. E le aziende su questo tema sono sempre più attente”. Nel 2020 brand popolari come Helly Hansen, Houdini, L.L.Bean, Norrøna e Vaude, per un totale di 15 firme, presenteranno collezioni con PrimaLoft Bio. E altre quattro sono pronte a farlo nel 2021. Una transizione, quella alla circolarità, che ha visto tutto il board subito coinvolto. “Non abbiamo dovuto convincere nessuno: abbiamo creato un piano con tanti piccoli passi che un giorno porteranno PrimaLoft alla piena circolarità.”
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