Nell’ultimo decennio la forte crescita delle economie emergenti e gli investimenti in infrastrutture digitali ed energetiche hanno portato a un aumento significativo della domanda di rame. Il riciclo di questo metallo può contribuire a coprire, in parte, il fabbisogno globale futuro e a costruire una catena del valore più circolare. Secondo l’ultimo report The Future of Copper di S&P Global si prevede che la domanda di rame raddoppierà dagli attuali 25 milioni di tonnellate a circa 50 milioni entro il 2035. Il paper parla di un gap “cronico” tra produzione e fabbisogno che rischia di complicare i piani Net-zero del 2050. Per lo studio Metals for Clean Energy, l’attuale produzione mineraria europea del rame diminuirebbe di quasi il 50% entro il 2040 senza l’attivazione di nuove miniere
Il rame è riciclabile al 100%
Il rame è uno dei pochi materiali che possono essere riciclati ripetutamente senza perdere di qualità. Non c’è alcuna differenza tra rame riciclato (produzione secondaria) e quello estratto (produzione primaria), quindi possono essere utilizzati in modo intercambiabile. Il riciclo riduce le emissioni di CO2, il consumo di energia e gli impatti ambientali durante il processo di estrazione.
Mentre il paper Metals for Clean Energy attesta il tasso di riciclo medio a livello globale al 45% con la previsione che crescerà fino al 60% entro il 2035, i dati della Copper Alliance parlano di un riciclo complessivo del 56%. Stessa percentuale riguarda il tasso di raccolta, forse il vero punto debole della filiera.
Il problema (o la fortuna) è che il rame è utilizzato soprattutto (44%) per infrastrutture che durano nel tempo, i cui componenti metallici restano stoccati. Infatti la Copper Alliance stima che, negli ultimi cento anni, due terzi delle 690 milioni di tonnellate di rame prodotte siano ancora in uso. Attualmente, un totale di circa 8,7 milioni di tonnellate di rame all’anno proviene dal riutilizzo di scrap (rottame) contenuto nei prodotti a fine vita e rottami riciclati durante i processi di produzione e di lavorazione. Il tasso complessivo di contenuto riciclato che si trova nei prodotti è pari al 32%.
I prezzi del rame e il valore dell’Urban Mining
Urban Mining o estrazione urbana, è un processo virtuoso che consente di ricavare dai rifiuti metalli e materiali preziosi che diventano materie prime secondarie. Essendo un’opzione promettente è anche doveroso chiedersi, come accade per il riciclo di tutti rifiuti, se il recupero di metalli come il rame sia un’operazione vantaggiosa in termini di costi e benefici.
Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Management Science and Engineering, attraverso l’analisi del costo del ciclo di vita, il prezzo da pagare per ottenere una tonnellata di rame da estrazione urbana risulta essere significativamente inferiore a quello da estrazione vergine. Tra il 2021 ed il 2022 la curva dei prezzi ha toccato 9.000 mila euro per tonnellata (+69 %). Nel secondo semestre del 2022 il prezzo è sceso di circa il 15-20% attestandosi a circa 8000 euro per tonnellata. Secondo lo studio i picchi potrebbero toccare anche i 10.000 euro, invece il prezzo di una tonnellata di rame da urban mining oscilla trai 2-3mila dollari.
Difficoltà nel riciclo si affrontano soprattutto dopo la raccolta dei prodotti contenenti il rame. Facilitare il recupero del metallo attraverso una migliore eco-progettazione (ecodesign) è una delle sfide dell’industria che in futuro si potrebbe trovare in difficoltà per carenza di approvvigionamenti.
In realtà le riserve non mancano. La US Geological Survey stima che, a partire dal 2015, i depositi identificati contenevano 2,1 miliardi di tonnellate di rame e si pensa che ci siano 3,5 milioni tonnellate sparse in giro per il mondo. Tuttavia, solo una piccola frazione di queste risorse è economicamente accessibile ai prezzi odierni e con le tecnologie attuali.
Il Cile rimane il più grande produttore di rame estratto e anche il Paese con il più imponente deposito conosciuto (200 milioni di tonnellate di rame stimati nel terreno). Seguono Repubblica Democratica del Congo, Cina e gli Stati Uniti.