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Riciclo delle terre rare, i 4 progetti italiani

di Circularity

Data 05/05/2025
Tipo News

Alla base dell’economia e della transizione energetica ci sono le materie prime critiche e le terre rare.

Lito, nichel, cobalto, manganese e tanti altri metalli sono indispensabili per mettere in moto diversi comparti industriali, dalla difesa alle infrastrutture digitali ed energetiche.

L’Europa però dipende attualmente da Stati terzi per l’approvvigionamento e la lavorazione di queste materie, un aspetto problematico in un contesto geopolitico incerto come quello attuale. 

Per affrontare questa sfida, la Commissione UE ha selezionato 47 progetti strategici, distribuiti in 13 Stati membri, inclusa l’Italia, che coprono le diverse fasi della catena del valore – dall’estrazione alla lavorazione e al riciclo – con l’obiettivo di garantire e diversificare l’accesso alle materie prime  strategiche. 

La scelta di questi progetti rientra nelle misure del Critical Raw Material Act (Crma), che mira a garantire che l’estrazione, la lavorazione e il riciclo delle materie prime strategiche in Europa soddisfino rispettivamente il 10%, il 40% e il 25% della domanda dell’Ue entro il 2030.

32 dei progetti sono dedicati al recupero del litio e cobalto, metalli essenziali per l’automotive elettrico e le batterie per l’accumulo energetico.

L’Unione europea investirà complessivamente 22,5 miliardi di euro e semplificherà le procedure di autorizzazione semplificate per ridurre i tempi di rilascio dei permessi. Questi passeranno dagli attuali 5-10 anni a 27 mesi per l’estrazione e 15 mesi per gli altri progetti. 

I progetti made in Italy

In Italia sono stati selezionati quattro progetti innovativi di riciclo e circolarità. L’azienda padovana Circular Materials ha brevettato una tecnologia chiamata Swap (Supercritical water precipitation) che sfrutta le proprietà dell’acqua supercritica per trasformare rifiuti, non trattabili con tecniche tradizionali, in metalli strategici per la transizione energetica come rame, nichel, stagno, cromo e altri materiali preziosi legati al ciclo del platino.

L’azienda ha già testato un impianto e il prossimo anno intende avviare un secondo hub industriale, con l’ambizione di una capacità produttiva progettata per rispondere alle esigenze di smaltimento dell’industria nazionale. La peculiarità del processo di Circular Materials è che garantisce un’efficienza superiore al 99%, evitando lo spreco di risorse preziose e la dispersione in ambiente di fanghi tossici.

In Toscana, Alpha Project prevede la realizzazione di un impianto per il recupero del palladio e la produzione di catalizzatori nello stabilimento Solvay di Rosignano.

Tra i progetti italiani selezionati non poteva mancare uno sul riciclo del litio. L’obiettivo di Glencore è quello di creare un impianto per dare nuova vita alle batterie al litio esauste e ai refusi di produzione.

Nel sito di Portovesme, in Sardegna, sorgerà uno dei più grandi hub d’Europa per il riciclo delle batterie, che a regime diventerà uno dei più grandi stabilimenti industriali di produzione circolare di materiali per le batterie elettriche di nuova generazione (litio, cobalto e nickel), con una capacità di materiali equivalenti a una produzione di 600mila veicoli elettrici all’anno. 

Il riciclo dei magneti

A Ceccano, in provincia di Frosinone, è stato inaugurato il primo impianto in Europa per il riciclo chimico di magneti permanenti esausti, con l’obiettivo di recuperare terre rare come neodimio, praseodimio e disprosio. Il progetto Inspiree, realizzato da Itelyum Regeneration, utilizza la tecnica dell’idrometallurgia per estrarre le terre rare da hard disk e motori elettrici a fine vita. L’impianto è in grado di trattare oltre 2.000 tonnellate di magneti permanenti all’anno, recuperando oltre 500 tonnellate di ossalati. una quantità sufficiente al funzionamento di 1 milione di hard disk e lap top e 10 milioni di magneti permanenti per applicazioni varie nell’automotive elettrico.

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