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Le “terre rare” non sono poi così rare

di Circularity

Data 01/04/2025
Tipo News

Sono note come “rare” perché è molto insolito trovarle in forma pura ed è difficile reperirle, ma in realtà le terre rare sono presenti in grosse quantità sul pianeta Terra. Con il termine si indica una lista di 17 metalli che hanno in comune caratteristiche fisiche e chimiche uniche che le rendono cruciali per numerosi prodotti e settori: dall’elettronica alle tecnologie laser, dalle produzione di turbine eoliche all’automotive. 

Difficili da identificare, estrarre e lavorare, troviamo le terre rare nei magneti − in grado di convertire l’energia in movimento per veicoli elettrici − nei telefoni cellulari, sistemi missilistici, laser, dischi di computer, batterie, veicoli elettrici e ibridi.

Per esempio il lantanio e il cerio sono utilizzati nei televisori e nel settore dell’illuminazione; il neodimio, impiegato nelle turbine eoliche e nelle batterie dei veicoli elettrici; erbio e ittrio che sono utili alla produzione di energia nucleare e dei laser.

Le terre rare sono quindi incluse all’interno delle materie prime critiche individuate dall’Unione europea, con cui condividono difficoltà di approvvigionamento che portano un certo materiale a finire in una di queste liste possono derivare dalla sua scarsità, dalla sua concentrazione in pochi paesi, se non in un singolo stato, o dai rapporti fra i paesi produttori e quelli importatori.

L’Europa è quasi totalmente dipendente dalle importazioni: le terre rare arrivano in grandissima parte dalla Cina, il cui export nel 2024 è cresciuto del 6%. Nel 2023 l’Unione Europea approvò una norma pensata proprio per gestire i problemi nell’approvvigionamento di questi materiali e ridurre la dipendenza dalle importazioni: tra le altre cose prevede specifiche quote da estrarre, raffinare e riciclare nel territorio dell’Unione.

Le terre rare in Ucraina chieste da Trump

Di terre rare se ne è parlato molto negli ultimi mesi, quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha offerto supporto militare al leader ucraino Volodymyr Zelensky in cambio di 500 miliardi di dollari in terre rare, minerali e “altre risorse strategiche”. Dopo il burrascoso incontro tra i due alla Casa Bianca, non se n’è fatto più nulla. 

Secondo uno studio condotto dall’Istituto geologico nazionale ucraino stima che le riserve totali di terre rare in Ucraina si aggirano attorno alle 2,6 miliardi di tonnellate. Dei 6 giacimenti di terre rare ucraini, 3 sono concentrati nell’est e nel sud del paese, ovvero nelle zone più colpite, contese o occupate dall’esercito russo.

Una delle regioni più ricche di risorse dell’Ucraina, Dnipropetrovsk, è attualmente minacciata dalle forze militari russe. Lo ha confermato preoccupato anche lo stesso Zelensky, dichiarando in un’intervista che la Russia controlla ormai circa la metà dei depositi di terre rare del paese.

Al momento, come dichiarato dal Ministero ucraino, non ci sono miniere operative, ma il potenziale è grande. Lo sviluppo dei vari depositi consentirebbe di produrre circa 100 milioni di tonnellate di fertilizzanti fosfatici e materiali per prodotti elettronici ad alta tecnologia.

Le Terre rare made in Europe?

Nel 2023 l’Unione Europea approvò una norma – il Critical Materials Act   pensata proprio per gestire i problemi nell’approvvigionamento di questi materiali e ridurre la dipendenza dalle importazioni: tra le altre cose prevede specifiche quote da estrarre, raffinare e riciclare nel territorio dell’Unione.

La Commissione non punta infatti solo a estrarre nell’UE il 10% del consumo annuale di materie prime critiche, ma guarda anche a raggiungere per ciascuna risorsa strategica un target del 15% di riciclo. Misure che permetteranno progressivamente all’Unione di disaccoppiare il suo fabbisogno dalle importazioni, che verranno influenzate dal lato della lavorazione dei minerali grezzi. Almeno il 40% del consumo annuale di ciascuna materia prima strategica dovrà infatti essere raffinato all’interno dell’Unione.

In Italia sono attive soltanto venti miniere di feldspato, usato nell’industria ceramica, e due di fluorite, usata per produrre vetro, acciaio, alluminio, apparecchi elettronici e sistemi di refrigerazione. Per quaanto riguarda le terre rare, invece, fatta eccezione per concentrazioni apprezzabili nelle bauxiti e nelle fluoriti sardea – anche se la loro eventuale estrazione è ancora piuttosto dubbia – non si registrano grandi riserve.

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