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Rifiuti inerti: cosa prevede il nuovo decreto End of Waste

di Circularity

Data 02/08/2024
Tipo News
rifiuti inerti

Il decreto End of Waste disciplina il riutilizzo sul mercato dei rifiuti da costruzione e demolizione o di origine minerale, al fine di rimetterli sul mercato e ampliandone gli ambiti di reimpiego.

Grazie al nuovo decreto End of Waste, firmato il 26 giugno dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), il recupero di materiali a fine vita come sabbia, ghiaia, conglomerati cementizi, macerie e tanto altro è stato regolamentato in osservanza alle normative europee. A tutti gli effetti, una volta verificati i requisiti, la materia inerte recuperata diventa un prodotto e quindi una risorsa. Il nuovo regolamento prevede di sbloccare le potenzialità circolari di un settore − tra i più importanti per quantità prodotte in Italia, in Europa e in tutto il mondo − che solo nel 2021 ha generato nel nostro paese oltre 78 milioni di tonnellate di rifiuti inerti.

Cosa sono i rifiuti inerti

I rifiuti inerti hanno la caratteristica di avere una natura inerte, ovvero che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. I rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, e non sono biodegradabili.

Per la loro composizione, i rifiuti inerti da cantiere richiedono un particolare procedimento di trasporto e smaltimento che non arrechi danni alle persone e all’ambiente. Per questo motivo si è reso necessario un nuovo decreto ad hoc. Il provvedimento, nato dal confronto tra MASE, ISPRA e gli operatori di settore, revoca il precedente regolamento entrato in vigore nel novembre del 2022. Il testo fu duramente contestato dalle imprese della filiera edile, con in testa ANPAR in rappresentanza degli operatori del recupero, per la natura troppo restrittiva dei limiti imposti alla presenza di costituenti e di contaminanti negli aggregati recuperati. Limiti che ostacolavano il recupero dei rifiuti inerti incentivando paradossalmente il ricorso alla discarica.

Il nuovo regolamento End of Waste

Il nuovo regolamento End of Waste dovrebbe riuscire a far fronte al problema introducendo due scale di valori diverse in base all’impiego dell’aggregato e alla destinazione d’uso dell’area dove verrà utilizzato (che può essere civile, commerciale o industriale).

Il decreto End of Waste allarga il perimetro dei rifiuti ammessi nell’End of Waste e include più codici EER (Elenco Europeo dei Rifiuti). Sono previste anche possibilità aggiuntive di utilizzo dei prodotti, come la produzione di cemento: parte degli inerti naturali usati per produrre la polvere di cemento, infatti, potranno essere sostituiti con inerti riciclati.

Il nuovo testo definisce le responsabilità del produttore di aggregato recuperato, incluse le dichiarazioni di conformità e le modalità di prelievo e detenzione dei campioni. Un altro aspetto importante contenuto nel provvedimento è la richiesta avanzata ai produttori di implementare un sistema utile a dimostrare il rispetto dei criteri ambientali stabiliti nel regolamento.

Questa operazione servirebbe a garantire il controllo della qualità e l’automonitoraggio continuo. Entro 24 mesi dall’entrata in vigore di questo ultimo decreto, il Ministero dell’Ambiente valuterà i dati acquisiti tramite il Registro Nazionale delle Autorizzazioni al Recupero (ReCER). In base ai risultati si procederà alla revisione dei criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto, assicurando che le normative rimangano aggiornate e pertinenti.

L’economia circolare dei rifiuti inerti in Europa

I rifiuti inerti da costruzione e demolizione rappresentano il flusso di rifiuti più grande d’Europa con 374 milioni di tonnellate. Spinti dall’obiettivo di recupero del 70% entro il 2020, gli Stati membri segnalano tassi di recupero sempre più elevati.

L’agenzia ambientale europea fa notare come molti Paesi siano riusciti a creare mercati per aggregati recuperati. Ciò potrebbe suggerire che il settore edile europeo sia altamente circolare, poiché riesce a reintrodurre grandi quantità di rifiuti nell’economia evitando opzioni di smaltimento come l’incenerimento e lo smaltimento in discarica. Tuttavia, a causa di pratiche edilizie obsolete e della mancata generazione di materiali di elevata purezza durante la demolizione, attualmente i flussi di materiali derivanti dai lavori di demolizione e ristrutturazione sono spessi inadatti al riutilizzo o al riciclo. Ciò ostacola la piena attuazione degli obiettivi dell’economia circolare.


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