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A che punto siamo con lo sviluppo della bioeconomia?

di Circularity

Data 01/08/2023
Tipo News

La bioeconomia comprende e interconnette quelle attività economiche che utilizzano risorse biologiche rinnovabili della terra e del mare – come colture, foreste, pesci, animali e microrganismi – per produrre cibo, materiali ed energia.

In Italia è un metasettore che vale 415,3 miliardi di euro e dà lavoro a quasi 2 milioni di persone. Secondo l’ultimo IX Rapporto sulla Bioeconomia in Europa – realizzato dalla Direzione Studi di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster italiano della bioeconomia circolare Spring e con Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie) – nel 2022 ha registrato un incremento del 15,9% dell’output. Dato che conferma un trend dicrescita in tutti i comparti, con un valore della produzione giunto a 358,2 miliardi di euro.

Anche negli altri Paesi europei si è registrata una sensibile crescita. Nel complesso, in Francia, Germania, Italia e Spagna, l’economia basata sull’impiego delle fonti biologiche rinnovabili ha generato nel solo 2022 un output di circa 1740 miliardi di euro, offrendo un impiego ad oltre 7,6 milioni lavoratori.

La bioeconomia: un settore in crescita in Italia ed Europa

In Italia, a condizionare la performance dello scorso anno, è stata una dinamica dei prezzi alla produzione sempre in crescita. Questo per via dei grossi rincari delle materie prime. Più stabili, invece, sono stati i dati sull’occupazione che rimane sui livelli dello scorso anno: circa 2 milioni di lavoratori. Il peso degli occupati nella bioeconomia sul totale nazionale incide per il 7,8% (cifre in linea con gli anni precedenti) mentre l’intero settore raggiunge un’incidenza dell’11%sull’output dell’economia nazionale.

Se si allarga lo zoom e si osserva il panorama europeo, vediamo spiccare in termini assoluti la bioeconomia tedesca, sia per valore della produzione (583,3 miliardi di euro) che per numero di occupati (2,2 milioni di persone). In termini di output la Francia si posiziona al secondo posto (452 miliardi di euro), seguita da Italia (415,3 miliardi) e Spagna (289,2 miliardi).

“La Bioeconomia circolare – ha dichiarato Catia Bastioli, Presidente Cluster SPRING – è un aggregato complesso che comprende l’agricoltura, la silvicoltura, il sistema moda, i bio-prodotti, il legno, la carta, fino ai rifiuti organici, alla bio-energia e alla chimica bio-based. La bioeconomia si conferma un meta-settore rilevante per la nostra economia che potrà avere prospettive di rigenerazione ambientale e sociale ben più rilevanti, qualora saremo in grado di riconoscere il suo valore all’interno della legislazione europea sulla transizione ecologica e del PNRR”.

Da un’analisi della composizione settoriale della bioeconomia emerge un’Italia rilevante soprattutto nel settore del fashion, con un peso sul totale della bioeconomia superiore all’11%, contro valori di poco superiori al 2% di Spagna e Francia, e sotto il 2% della Germania.

 Tutti e tre i comparti del sistema moda bio-based (tessile, abbigliamento, concia/pelletteria) hanno una rilevanza maggiore in Italia rispetto agli altri Paesi, il che riflette sia la specializzazione del nostro Paese in questo settore, sia una maggior quota di produzione bio-based sul totale.

I progetti europei sulla bioeconomia

Il Circular Bio-based Europe Joint Undertaking (CBE JU) è unorgano formato dalla Commissione europea e il Bio-Based Industries Consortium (BIC) che è stato istituito nel 2021 con l’intento di promuovere la competitività delle bioindustrie circolari in Europa.

Con l’assegnazione di 116 milioni di euro del primo bando 2022, sono stati 21 i progetti selezionati dalla CBE JU, con un totale di 293 beneficiari provenienti da 27 Paesi dell’UE.

I selezionati si sono aggiudicati il supporto finanziario per lo sviluppo di nuovi prodotti e materiali a base biologica, impianti di produzione unici nel loro genere e processi innovativi per compiere un passo avanti nella transizione europea verde e circolare verso il progressivo abbandono dei materiali di origine fossile.

Per quanto riguarda i progetti flagship – quelle iniziative che puntano a realizzare infrastrutture uniche nel loro genere e capaci di dare impulso a nuove filiere – sono due i progetti selezionati che otterranno complessivamente 28 milioni di euro. Il più importante è Sustainext, bioraffineria che punta a rivoluzionare l’industria degli estratti botanici, coinvolge 21 partner da tutta Europa ed è coordinato dalla società spagnola Natac. Sustainext trasformerà un impianto di produzione esistente a Hervas, antico borgo spagnolo in Estremadura, una delle regioni più rurali della Spagna, in una bioraffineria circolare che produrrà estratti a base vegetale per alimenti, integratori alimentari, mangimi, fertilizzanti, cosmetici e prodotti chimici.

L’altro finanziamento è andato a SylPlant, un consorzio di 17 partner guidati da Arbiom che attraverso un processo di fermentazione è in grado di produrre proteine alimentari da materie prime organiche non edibili, replicando sinteticamente la digestione bovina. Grazie al finanziamento ottenuto, verrà realizzato il primo impianto per la produzione di 10.000 tonnellate all’anno di un ingrediente base per l’alimentazione umana e animale ricco di proteine ​​attraverso la combinazione di materie prime come residui agricoli o forestali con il lievito.



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