Da un’economia Lineare a una Circolare per generare materia rinnovabile, utilizzandola in nuovi processi produttivi. Gli obblighi per le aziende e come possono misurare la loro circolarità.
L’Economia Circolare ha come primo obiettivo riuscire a ridurre il consumo di materie prime riutilizzando materia riciclata, evitando il più possibile lo spreco di risorse e diminuendo l’impatto ambientale generato dalla produzione. Per riuscirci, è necessario che le imprese rivedano i propri stili di produzione e consumo che, basandosi sulla creazione di sinergie tra gli stessi reparti o tra aziende differenti.
In tal modo, potranno generare una molteplicità di valori attraverso:
- Il design sostenibile di prodotti facilmente riparabili, con materiali riciclati e di facile dismissione una volta raggiunto il fine vita;
- L’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse in fase di produzione e in fase di approvvigionamento, preferendo il mercato dei materiali riciclati;
- La progressiva diminuzione della produzione di rifiuti e l’avvio a una filiera di recupero piuttosto che a smaltimento.
Questi principi riescono ad assicurare un rinnovamento della materia non sprecandola e costruendo cicli produttivi in analogia con quelli naturali.
Oltre all’interesse da parte delle aziende nel rivedere la propria catena di fornitura, il proprio processo produttivo e il fine vita dei propri prodotti per effettuare una transizione all’economia circolare, dovranno prestare attenzione anche al continuo mutamento del contesto normativo in questi settori.
Nell’UNITÀ DIDATTICA 1: (“L’Azienda come protagonista“) viene introdotta la strada che la Commissione Europea ha tracciato con diversi strumenti e direttive per incentivare l’Economia Circolare. Oltre ad essere un cambio di rotta che le filiere industriali dei paesi membri devono intraprendere, sono anche obblighi normativi che dovranno rispettare per incentivare il rinnovamento della materia.
I nuovi obblighi per le imprese
Il “Pacchetto Economia Circolare” è uno strumento normativo previsto dal Piano d’azione Ue che modifica le principali norme comunitarie in materia di rifiuti, ossia:
- La direttiva 2018/849/Ue di modifica delle direttive 2000/53/Ce (veicoli fuori uso), 2006/66/Ce (pile, accumulatori e relativi rifiuti), 2012/19/Ue (Raee, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).
- La direttiva 2018/850/Ue di modifica della direttiva 1999/31/Ce (discariche di rifiuti);
- La direttiva 2018/851/Ue di modifica della direttiva 2008/98/Ce (direttiva quadro sui rifiuti);
- La direttiva 2018/852/Ue di modifica della direttiva 94/62/Ce (imballaggi e rifiuti di imballaggio).
Le quattro nuove direttive sono in vigore dal 4 luglio 2018 ma le norme inserite, non avendo efficacia diretta negli Ordinamenti giuridici degli Stati membri, devono essere recepite dai singoli Paesi Ue attraverso proprie disposizioni. In Italia, la traduzione sul piano nazionale del Pacchetto Economia Circolare è prevista dalla legge 117/2019 (Legge di Delegazione Ue 2018) ed arriverà attraverso dei decreti legislativi di modifica dei seguenti provvedimenti:
- Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 (cd. “Codice ambientale”, recante attuazione di norme Ue in materia, tra le altre, di imballaggi e rifiuti);
- Dlgs 13 gennaio 2003 n. 36 (attuazione direttiva 1999/31/Ce in materia di discariche di rifiuti);
- Dlgs 24 giugno 2003 n. 209 (attuazione direttiva 2000/53/Ce in materia di veicoli fuori uso);
- Dlgs 20 novembre 2008 n. 188 (attuazione direttiva 2006/66/Ce in materia di pile);
- Dlgs 14 marzo 2014 n. 49 (attuazione direttiva 2012/19/Ue in materia di Raee).
In allegato a questo articolo si possono scaricare i principali nuovi obblighi che le imprese italiane dovranno rispettare una volta recepite nella normativa nazionale.
Da un’economia lineare a una circolare per una materia rinnovabile
È evidente, anche dalle normative in arrivo, che verranno imposti maggiori obblighi per lo sviluppo dell’economia circolare. Un ruolo fondamentale è quello che assumono le imprese e il mondo della produzione, il cui ruolo va rifondato in funzione della necessità di garantire un minor impatto ambientale e un maggior sviluppo sociale ed economico.
Altrettanto necessario è il cambiamento che si deve verificare nel modello di consumo, ove i comportamenti dei cittadini-consumatori dovranno ispirarsi maggiormente a modelli di sostenibilità sociale e ambientale.
Prendendo come riferimento l’obiettivo 12 degli SDG’s dello Sviluppo Sostenibile, uno dei 6 obiettivi che rappresentano l’economia circolare approfonditi nell’UNITA’ DIDATTICA 2 (“I Principi dell’Economia Circolare“), è evidente come si debba ragionare sulla profonda messa in discussione del sistema economico consolidato fino a questo momento, in quanto basato su un modello lineare: ovvero un modello in cui le aziende produttrici hanno come unico interesse l’aumento delle vendite e l’immissione nel mercato di più prodotti possibili, senza preoccuparsi del loro fine vita e senza pensare a quali eventuali danni i loro prodotti possano generare sull’ambiente.
Tale modello sembra prevedere ai propri estremi un’indifferenza di gestione, dove in fase di approvvigionamento non ci si preoccupa di attingere massicciamente alle risorse naturali, senza curarsi quindi della loro disponibilità nel lungo periodo. In fase finale non ci si preoccupa che tipo di rifiuto il proprio prodotto potrà generare, che impatti di medio e lungo periodo possa provocare all’ambiente e alla società, e non ci si preoccupa neanche delle possibili soluzioni di recupero e riciclo.
L’alternativa non può quindi che essere un cambiamento nel modello di riferimento passando da un approccio da lineare a uno circolare.
L’economia circolare rende infatti evidente, già nella sua semplice schematizzazione, che non esiste più una distanza tra la “nascita” e il fine vita di un prodotto, poiché il ciclo di produzione inizia con l’acquisizione di materie prime e risorse naturali riciclate, ovvero già utilizzate in cicli produttivi precedenti, recuperate da scarti e rifiuti e rigenerate per essere reimmesse in un nuovo ciclo di produzione.
C’è da sottolineare che Riciclare non è l’unico principio su cui si basa il modello circolare: anche la Prevenzione, la Riduzione e il Riutilizzo sono altrettanto fondamentali. Questo approccio rispecchia la gerarchia di gestione rifiuti prevista dalla Direttiva 2008/98/CE, nella quale viene stabilito un preciso ordine di priorità, a rimarcare che per il legislatore europeo non è equivalente applicare metodi che riducono i rifiuti alla fonte o avere individuato una serie di siti dove andare a interrare i rifiuti una volta raccolti, sia pure secondo tutti i criteri di legge e con tutte le attenzioni per l’ambiente.
Secondo questa logica, la prima – e più importante – azione per affrontare la questione degli scarti è non produrli.
Operare per una riduzione del rifiuto alla fonte, grazie ad una sempre più profonda attenzione per il design dei manufatti, che devono essere concepiti in modo tale da consentire una facile separazione dei materiali impiegati, che devono successivamente poter essere avviati al recupero ed al riuso. Un’azienda deve diventare consapevole dell’approccio differente da intraprendere in fase di produzione e di posizionamento sul mercato capendo innanzitutto quale è il suo posizionamento nell’economia circolare.
Misurazione e impatto ambientale dell’azienda
La domanda che sorge spontanea a un manager che vuole far cambiare rotta alla propria realtà, è come poter capire quale è il livello di circolarità e quali sono le esternalità positive o negative che la propria azienda genera. Per riuscire ad individuare quali sono i propri limiti da migliorare o opportunità da cogliere con un approccio circolare, ci sono diversi Tool di misurazione come il GRADO DI CIRCOLARITA’ di Circularity.
Questo strumento pensato per le imprese permette di:
- Misurarsi con un indicatore specifico, declinato nel contesto aziendale;
- Valutare le condizioni per la transizione verso l’economia circolare;
- Comunicare le proprie potenzialità in chiave oggettiva a soggetti esterni, quali enti di finanziamento, investitori, partners.
Ci sono poi altre certificazioni di processo o di prodotto, come la ISO14001 o certificazione EMAS, che permettono di avere delle linee guida e garanzie di gestione aziendale che aiutano a rispettare i principi della sostenibilità. Nell’UNITA’ DIDATTICA 3.4 vengono presentate le certificazioni.
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