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Valutazione dei rischi climatici: L’approccio TCFD

Unità didattica 6.1

In un contesto economico, climatico e normativo in continua evoluzione, i rischi legati al cambiamento climatico stanno diventando fattori determinanti per la sopravvivenza e la competitività delle imprese. L’aumento di eventi climatici estremi, l’inasprimento delle normative e le trasformazioni della supply chain pongono sfide cruciali al sistema aziendale. 

In questo scenario, il framework TCFD – Task Force on Climate-related Financial Disclosures – si impone come lo standard di riferimento per identificare, valutare e comunicare in modo trasparente rischi e opportunità climatici. 
Questo documento, curato da Circularity, guida le imprese alla cvalutazione dei rischi climatici e all’integrazione della sostenibilità climatica nel business model, andando oltre la semplice compliance per abbracciare un nuovo paradigma di gestione responsabile e resiliente. 

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO COME RISCHIO STRATEGICO

Il cambiamento climatico sta generando una crescente frequenza e intensità di eventi estremi – tra cui inondazioni, ondate di calore, siccità e incendi – con conseguenze economiche significative. Secondo l’European Environment Agency (EEA), dal 1980 al 2023, si stima che i danni economici causati da eventi climatici estremi in Europa ammontano 738 miliardi di euro. Di queste, oltre 162 miliardi di euro (22%) si sono verificate tra il 2021 e il 2023, con gli ultimi tre anni tra i cinque peggiori per perdite annuali. 

Le perdite economiche sono attribuite principalmente a: 

  • Alluvioni (44%) 
  • Tempeste (29%) 
  • Ondata di calore (19%) 
  • Siccità, incendi boschivi e ondate di freddo (8%) . 

Il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6, 2023) conferma che l’Europa è tra le regioni più colpite dagli impatti economici del cambiamento climatico, anche a causa della forte concentrazione di infrastrutture e attività economiche in aree vulnerabili come le zone costiere o agricole. 
In Italia, il 2023 ha visto oltre 378 eventi climatici estremi (fonte: Legambiente), con danni ingenti a settori chiave come agricoltura, trasporti e turismo. A fronte di tali numeri, la valutazione preventiva del rischio climatico diventa uno strumento essenziale di tutela economica. 

Tradizionalmente percepiti come una questione ambientale, i cambiamenti climatici si sono ormai trasformati in rischi trasversali per la finanza e la reputazione aziendale. L’inasprimento normativo (CSRD, SFDR), la pressione da parte degli investitori e la crescente sensibilità dei consumatori stanno rendendo la gestione climatica un fattore determinante per il valore d’impresa. 

Le agenzie di rating e i fondi ESG valutano sempre più le performance ambientali e la capacità delle aziende di affrontare i rischi di transizione (nuove norme, carbon pricing, evoluzione tecnologica) e fisici (danni diretti a siti produttivi, interruzione della supply chain). Un’impresa impreparata può perdere accesso al credito, subire una svalutazione dei propri asset e compromettere la fiducia di clienti e stakeholder. 

Secondo un report del Network for Greening the Financial System (NGFS), oltre $2.000 miliardi di asset globali sono esposti a rischi climatici non gestiti entro il 2050. La gestione del rischio climatico non è dunque solo una responsabilità etica, ma un imperativo finanziario. Nel passato, molte imprese hanno reagito agli impatti climatici solo dopo che si erano verificati. Oggi, questo approccio è insostenibile. Una cultura del rischio climatico preventiva è ciò che distingue le aziende resilienti da quelle vulnerabili. 

Adottare una cultura della previsione significa: Integrare la variabilità climatica nei processi decisionali; Eseguire scenari e stress test; Formare il management e i responsabili di funzione sui rischi emergenti; Definire metriche e sistemi di monitoraggio dinamici. McKinsey (2022) afferma che le aziende che adottano un approccio proattivo alla gestione climatica sono 1,5 volte più propense a generare valore di lungo periodo rispetto a quelle reattive. 

La resilienza climatica, quindi, non si costruisce solo con investimenti tecnologici, ma anche con una mentalità strategica orientata al futuro, in grado di trasformare i rischi in leve di adattamento, efficienza e crescita. 

IL QUADRO NORMATIVO IN EVOLUZIONE

La transizione verso un’economia climaticamente sostenibile è diventata un pilastro delle politiche europee e globali. A partire dall’Accordo di Parigi del 2015, l’Unione Europea ha costruito un quadro normativo articolato per indirizzare capitali e strategie aziendali verso obiettivi ambientali concreti. 

Il messaggio è chiaro: i rischi climatici non possono più restare fuori dai bilanci aziendali. Le imprese devono analizzarli, valutarli e comunicarli in modo trasparente, strutturato e comparabile. 

Questa spinta normativa ha preso forma in una serie di regolamenti sempre più vincolanti, tra cui tre strumenti cardine: la CSRD, la SFDR e la Tassonomia UE. 

valutazione dei rischi climatici

Questi tre strumenti – CSRD, SFDR e Tassonomia – sono interconnessi. Insieme, creano un ecosistema normativo che rende obbligatoria la valutazione dei rischi climatici per le imprese, e strategica la loro comunicazione trasparente verso investitori e stakeholder. 

In pratica:  

  • La CSRD obbliga alla disclosure ESG 
  • La SFDR richiede trasparenza finanziaria sugli ESG 
  • La EU Taxonomy stabilisce cosa è sostenibile 

Il framework TCFD si pone come la base tecnica e concettuale che permette alle imprese di rispondere in modo coerente a tutte queste direttive. 

I RISCHI CLIMATICI: FISICI E DI TRANSIZIONE

Nel contesto del cambiamento climatico, il framework TCFD distingue due categorie fondamentali di rischio, entrambe con potenziali impatti significativi sul valore e sull’operatività delle imprese: 

I rischi fisici derivano direttamente dagli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e sulle infrastrutture economiche. Si dividono in: 

  • Acuti: eventi climatici estremi come alluvioni, incendi, uragani, ondate di calore. 
    ⮕ Esempio: nel luglio 2021, l’Europa occidentale è stata colpita da gravi inondazioni che hanno causato oltre 240 morti e danni economici superiori a 40 miliardi di euro in Germania, Belgio e Paesi Bassi (dati dal European Environment Agency). Un evento estremo che ha evidenziato la vulnerabilità anche dei paesi più sviluppati. 
  • Cronici: impatti a lungo termine, come innalzamento del livello del mare, desertificazione, alterazione dei cicli idrici e agricoli. 
    ⮕ Secondo l’IPCC, il rischio di perdita permanente di produttività agricola in Europa meridionale aumenterà del 30% entro il 2050 in scenari ad alta emissione. 

Questi eventi possono compromettere infrastrutture, interruzioni operative, aumenti dei costi assicurativi e perdita di accesso ai mercati. 

Riguardano le conseguenze economiche e sociali del processo di transizione verso un’economia low-carbon. Si articolano in: 

  • Regolatori: nuove normative (es. carbon tax, CSRD), limiti alle emissioni e standard ambientali più severi. 
  • Tecnologici: obsolescenza di tecnologie non sostenibili, necessità di investimenti in R&D green. 
  • Reputazionali: perdita di fiducia da parte di consumatori, partner e investitori per inazione climatica. 
  • Di mercato: cambiamento nella domanda, crescita di nuovi segmenti “green”, disinvestimenti dai settori ad alta intensità carbonica. 

Secondo il Network for Greening the Financial System (NGFS), l’inazione climatica potrebbe ridurre il PIL globale fino al 18% entro il 2050 (scenari ad alte emissioni), mentre una transizione ordinata ridurrebbe i rischi sistemici senza compromettere la crescita economica. 

“La valutazione dei rischi climatici non può basarsi solo su dati storici: richiede la proiezione di futuri possibili e la capacità di anticipare impatti in contesti di forte incertezza.” Gli scenari sono rappresentazioni coerenti e plausibili di come il mondo potrebbe evolversi sotto diversi livelli di emissioni, regolamentazione e comportamenti socioeconomici. I principali sono: 

  • Scenari IPCC (SSP): pathway socioeconomici condivisi, dal più sostenibile (SSP1) al più critico (SSP5). 
  • Scenari NGFS: sviluppati per banche centrali e istituzioni finanziarie, includono percorsi ordinati, disordinati e inazione. 

Perché sono cruciali? 

Permettono di testare la resilienza delle strategie aziendali in diversi contesti climatici e normativi. Supportano la pianificazione di investimenti futuri e la definizione di strategie di adattamento. Aiutano a definire la disclosure climatica secondo il framework TCFD. 

Un esempio pratico – un’azienda manifatturiera può simulare tre scenari: 

  • Uno con politiche forti di decarbonizzazione → aumento dei costi per adeguamento tecnologico 
  • Uno con inazione politica → impatti fisici crescenti, aumento dei premi assicurativi 
  • Uno con transizione caotica → instabilità normativa e rischi reputazionali 

Solo l’analisi di scenario consente di pianificare interventi efficaci e flessibili nel tempo. 

TCFD: ORIGINE, PRINCIPI E STRUTTURA DEL FRAMEWORK 

Nel 2015, in seguito alle crescenti preoccupazioni globali sui rischi che il cambiamento climatico rappresenta per la stabilità dei mercati finanziari, il Financial Stability Board (FSB) – organismo internazionale promosso dal G20 – ha istituito la Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD). 
L’obiettivo era colmare una lacuna fondamentale: la mancanza di standard chiari e condivisi per la comunicazione dei rischi climatici da parte delle imprese e delle istituzioni finanziarie. Fino ad allora, i bilanci aziendali raramente includevano informazioni rilevanti su come il cambiamento climatico potesse influenzare la strategia, le performance e la resilienza del business. 

Il lavoro della TCFD ha guadagnato rapidamente un consenso globale: oltre 4.000 organizzazioni in più di 100 Paesi supportano oggi il framework, inclusi governi, banche centrali, fondi pensione, assicurazioni e aziende multinazionali. 
Il cuore del framework TCFD è costituito da 11 raccomandazioni suddivise in 4 aree chiave, che guidano le aziende nella rendicontazione trasparente e strategica dei rischi e delle opportunità climatiche: 

Analizza il ruolo degli organi di governo (es. consiglio di amministrazione) nella supervisione dei rischi e delle opportunità climatiche. 

  • Descrivere il coinvolgimento del board 
  • lllustrare il ruolo del management operativo 

Valuta l’impatto potenziale del cambiamento climatico sul modello di business e sulla strategia di lungo termine. 

  • Identificare i rischi e le opportunità climatiche 
  • Analizzare l’impatto sul business, sulla supply chain e sulla resilienza 
  • Utilizzare scenari climatici per proiezioni 

Espone come l’azienda identifica, valuta e gestisce i rischi climatici all’interno dei processi generali di gestione del rischio aziendale. 

  • Integrare i rischi climatici nella mappa dei rischi aziendali 
  • Distinguere tra rischi fisici e di transizione 

Richiede la definizione e l’utilizzo di metriche per misurare le performance climatiche e monitorare i progressi verso obiettivi dichiarati. 

  • Quantificare le emissioni (Scope 1, 2, 3) 
  • Definire target di decarbonizzazione 
  • Integrare KPI ESG nei report interni ed esterni 

Queste raccomandazioni non sono prescrittive ma flessibili, rendendo il framework adatto a settori e dimensioni aziendali diverse.  

La forza del framework TCFD risiede nella sua scalabilità e nel suo approccio strategico. Per implementarlo efficacemente, un’azienda dovrebbe seguire un percorso graduale, ma strutturato: 

  1. Valutare il punto di partenza 
  2. Personalizzare l’approccio 
  3. Allinearsi ai requisiti normativi 
  4. Sfruttare la tecnologia 
  5. Comunicare e migliorare nel tempo 

l framework TCFD rappresenta oggi lo standard globale più riconosciuto per la valutazione e comunicazione dei rischi climatici. La sua applicazione non è solo un esercizio di compliance, ma un’opportunità per rafforzare la resilienza, attrarre investitori e orientare il business verso un futuro sostenibile. Implementarlo significa rendere la sostenibilità una leva concreta di valore e competitività. 

OPPORTUNITÀ DI BUSINESS LEGATE ALLA GESTIONE CLIMATICA

Decarbonizzazione come vantaggio competitivo 

In un mercato in rapida transizione verso modelli a basse emissioni, la decarbonizzazione non è più solo un obbligo ambientale, ma una vera leva competitiva. Le imprese che riducono l’intensità carbonica delle proprie attività migliorano l’efficienza operativa, attraggono investitori orientati all’ESG e si posizionano come partner affidabili in filiere sostenibili. 
Secondo il report CDP Global Supply Chain 2023, oltre il 70% delle grandi aziende intervistate ha già inserito criteri di riduzione delle emissioni nella selezione dei fornitori. Inoltre, le imprese “climate proactive” godono di un maggiore accesso a capitali green e linee di credito agevolate, in quanto considerate meno esposte ai rischi di transizione. 

Perché conviene decarbonizzare? 

  • Accesso al capitale: gli investitori istituzionali prediligono aziende con target di riduzione delle emissioni chiari e verificabili. Secondo PRI (Principles for Responsible Investment), oltre l’80% dei gestori patrimoniali considera il rischio climatico un fattore decisionale. 
  • Riduzione dei costi: l’efficienza energetica e l’adozione di tecnologie low-carbon consentono di tagliare costi operativi e aumentare la resilienza. 
  • Vantaggio competitivo: i brand con strategie climatiche trasparenti attraggono talenti, clienti e stakeholder sensibili al tema. Il 75% dei consumatori millennial dichiara di preferire aziende impegnate sul fronte ambientale (Fonte: Nielsen). 

La decarbonizzazione rappresenta una risposta strategica ai rischi di transizione – come l’introduzione della carbon tax, l’inasprimento delle normative ambientali o l’obsolescenza tecnologica – e allo stesso tempo apre nuove opportunità di sviluppo: dall’accesso a strumenti finanziari sostenibili (es. green bond) all’ingresso in filiere a zero emissioni, sempre più richieste da clienti e investitori. 

In questo scenario, una gestione climatica solida, supportata da una comunicazione trasparente dei rischi e delle azioni intraprese, diventa un elemento chiave per rafforzare la reputazione aziendale e posizionarsi in modo competitivo sul mercato. Integrare la valutazione dei rischi climatici nella strategia d’impresa consente così di generare valore concreto, resilienza e vantaggi misurabili nel breve e nel lungo periodo. 

  • Conformità normativa con i requisiti CSRD, SFDR e altre direttive europee  
  • Accesso più facile ai capitali: le istituzioni finanziarie valutano la quota di attività allineate  
  • Credibilità ESG: rafforzamento della reputazione e riduzione del rischio di greenwashing  
  • Strumento strategico di transizione: individuazione di aree da migliorare per rafforzare la sostenibilità aziendale  
  • Approccio personalizzato: adattiamo il servizio alla realtà operativa e settoriale dell’impresa 
L’APPROCCIO DI CIRCULARITY: METODO, STRUMENTI E CASI REALI

arity è una società benefit che supporta le imprese nel percorso verso un modello di business sostenibile.Grazie a un solido know-how nel campo della sostenibilità e dell’economia circolare, ci proponiamo come partner strategico per ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre gli sprechi e generare valore ambientale, economico e reputazionale. 
Attraverso la nostra piattaforma digitale di servizi integrati, mettiamo a disposizione strumenti concreti per integrare la sostenibilità nei processi aziendali, supportando imprese, enti pubblici e filiere produttive nel trasformare le sfide normative in opportunità di innovazione e competitività. 
In questo contesto si inserisce il nostro servizio di valutazione dei rischi climatici secondo il framework TCFD, progettato per aiutare le organizzazioni a comprendere e gestire le implicazioni fisiche e di transizione legate al cambiamento climatico. 

Il nostro approccio è: 

  • personalizzato, per adattarsi a settore, scala e maturità ESG dell’azienda; 
  • multidisciplinare, grazie a un team che unisce competenze ambientali, economiche e tecnico-scientifiche; 
  • basato su dati e scenari riconosciuti a livello internazionale. 

Il percorso di valutazione si articola in quattro fasi, costruite per riflettere la complessità dell’organizzazione e fornire indicazioni strategiche concrete: 

ASSESSMENT INIZIALE 

Analisi inziale per comprendere il contesto aziendale, definire l’ambito di analisi e identificare le priorità strategiche, valutazione dei meccanismi di governance attuali e integrazione dei temi climatici nella strategia d’impresa. 

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IDENTIFICAZIONE RISCHI FISICI E DI TRANSIZIONE 

Valutazione dei rischi legati a eventi climatici acuti (es. alluvioni, ondate di calore) e a trasformazioni normative, tecnologiche e reputazionali e valutazione degli impatti potenziali in base a diversi scenari di cambiamento climatico su asset, supply chain e modelli di business. 

DEFINIZIONE DI METRICHE E TARGET CLIMATICI

Definizione di indicatori di performance e strumenti di monitoraggio per rendicontare e migliorare nel tempo la resilienza climatica e definizione di obiettivi di decarbonizzazione coerenti con la strategia aziendale. 

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REDAZIONE DEL CLIMATE RISK REPORT

Produzione del documento finale conforme alle raccomandazioni della TCFD secondo i quattro pilastri TCFD: Governance, Strategia, Gestione dei Rischi, Metriche & Target, integrabile nel bilancio di sostenibilità e nella relazione sulla gestione. 

Questo percorso consente all’azienda di passare da una visione reattiva a una gestione proattiva del rischio climatico, strutturata e dimostrabile. 


In un contesto dove i rischi climatici sono sempre più evidenti e la pressione normativa si fa stringente, valutare e gestire in modo proattivo l’esposizione della propria organizzazione al cambiamento climatico è diventato un imperativo strategico. Il framework TCFD offre un approccio strutturato, flessibile e riconosciuto a livello globale per affrontare queste sfide con consapevolezza e metodo. 
Le imprese che sapranno integrare la sostenibilità climatica nei propri modelli di business non solo saranno più resilienti agli shock futuri, ma avranno anche maggiori possibilità di attrarre investitori, accedere a nuovi mercati e rafforzare il proprio posizionamento competitivo. 

Circularity è al fianco delle aziende che vogliono intraprendere questo percorso con serietà e visione, offrendo competenze, strumenti e accompagnamento su misura per trasformare i rischi climatici in opportunità di crescita. 

Per avere la Circular Guide sempre a portata di mano: Compila il form e Scarica l’Unità 6.1

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