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L’osservatorio del riutilizzo

di Circularity

Data 04/06/2024
Tipo News

Negli ultimi anni, in Italia come in altri Paese europei, è cresciuto parecchio l’interesse per l’acquisto di beni di seconda mano. Spesso ce ne si dimentica ma il riutilizzo è un tassello essenziale per raggiungere gli obiettivi di circolarità europei. Ma nonostante sia al centro delle politiche ambientali, servono maggiori standard operativi che garantiscano la legalità della filiera. Su questo si concentra l’ottava edizione del Rapporto nazionale sul riutilizzo che tramite dati, interviste e articoli recenti ha fotografato il settore in Italia e in Europa, con l’obiettivo di approfondire un fenomeno ancora poco conosciuto, persino dai decisori politici.

I numero del riutilizzo in Italia

Secondo l’analisi, focalizzata sul comparto dei negozi dell’usato conto terzi, in Italia il settore del riutilizzo ha registrato 100.000 addetti e 231.714 tonnellate di beni riutilizzati nel 2021, quasi 4 kg pro capite. Di queste, più della metà (119.067 tonnellate) sono mobili, 63.434 tonnellate apparecchi elettrici ed elettronici, 13.933 prodotti tessili e 35.280 altre frazioni merceologiche.

Secondo gli autori, però, queste sono solo stime. I dati infatti non contano tutte quelle innumerevoli microimprese ambulanti che, spesso in modo informale, contribuiscono in modo decisivo alla prevenzione dei rifiuti nel nostro Paese. Secondo Pietro Luppi, direttore del Comitato scientifico di Rete ONU (Operatori nazionali usato), quando anche questo segmento emergerà i numeri del riutilizzo in Italia schizzeranno ancora più in alto superando probabilmente le 500.000 tonnellate annue. Solo nella nostra penisola gli operatori vulnerabili, che si dedicano soprattutto all’ambulantato, sono quasi 80.000. Tra questi ci sono gli waste pickers, operatori informali che si occupano di recuperare beni riutilizzabili. Il loro lavoro è fondamentale e ora sempre più riconosciuto anche a livello internazionale, tanto che l’Alleanza internazionale dei Waste Pickers (IAWP) ha partecipato alle consultazioni per il terzo ciclo di negoziati del Trattato globale sulla plastica.

Il riutilizzo dei prodotti tessili 

Sebbene in termini di peso rappresentino una piccola fetta dei beni che vengono riutilizzati, i prodotti tessili occupano ampio spazio nel report. Secondo gli ultimi dati disponibili, elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente, la quantità di prodotti tessili usati esportati dall’UE è triplicata negli ultimi due decenni, passando da poco più di 550.000 tonnellate nel 2000 a quasi 1,7 milioni di tonnellate nel 2019. Si tratta di una media di 3,8 chilogrammi a persona, ovvero il 25% dei circa 15 chilogrammi di vestiti consumati ogni anno nell’UE.

Ma dove finiscono questi enormi flussi di indumenti? Nel 2019 il 46% dei prodotti tessili usati è stato esportato in Africa, soprattutto orientale, trovando una seconda vita principalmente nel mercato second hand. Al secondo posto c’è l’Asia, che importa il 41% dell’usato totale. Tra i 27 stati membri, Germania, Polonia e Paesi Bassi sono i maggiori esportatori. Secondo Luppi, l’export presenta delle criticità ambientali, ma vietarlo sarebbe un errore perché in questo momento garantiscono il massimo riutilizzo.

Il Decreto End of Waste tanto atteso 

Il terzo capitolo del rapporto è dedicato al Decreto ministeriale sulla preparazione per il riutilizzo (PPR) del 10 luglio 2023, che stabilisce procedure e requisiti per realizzare l’End of Waste dei rifiuti con l’obiettivo di reimmetterli in circolazione come beni usati, regolamentando per la prima volta questa attività. Un decreto molto atteso dal settore, che secondo la legge 205/2010 avrebbe dovuto essere pronto entro giugno 2011, e ha invece subìto un ritardo significativo. 

“Il report non è solo un resoconto di dati e politiche, ma è un invito a riflettere sul nostro impatto ambientale e sulle azioni che possiamo intraprendere per migliorare, partendo dagli operatori del settore”, ha commentato Mario sunseri presidente di Labe-Lab, una delle realtà che ha contribuito al lavoro. 
Un buon punto di partenza per comprendere il settore del riuso è allora il libro La rivincita dell’usato (Edizioni Ambiente, 2022), scritto da Pietro Luppi e Alessandro Giuliani, che affronta sia le radici del riutilizzo, di come si sia sviluppato negli ultimi duecento anni, ma anche i nuovi e futuri scenari.

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