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Space mining: la nuova frontiera dell’estrazione spaziale

di Circularity

Data 04/09/2023
Tipo News

Una cosa è certa: lo space mining non è questione di se ma di quando. È ormai un decennio che piccole start up e grandi aziende pensano a business plan per sfruttare le risorse minerarie contenute in corpi celesti come asteroidi e comete. Per motivi finanziari e legali fino ad ora nessuno ci è riuscito, ma vista la necessità di saziare la fame globale di materie prime critiche, lo space mining sta tornando al centro del dibattito.

Da tempo si ritiene che questi corpi celesti contengano miniere d’oro, di ferro, nichel, terre rare e platino. Nel 1998 la NASA stimava che le risorse minerarie presenti nella fascia di asteroidi tra Marte e Giove potrebbero valere una cifra equivalente a 100 miliardi di dollari per ogni persona sulla Terra, mentre nel 2012 la banca d’investimento Goldman Sachs calcolava che un asteroide delle dimensioni di un campo da calcio potrebbe valere fino a 50 miliardi di dollari di platino.

Intanto il prossimo ottobre la Nasa partirà per una nuova missione esplorativa di un asteroide battezzato 16 Psyche. Potrebbe contenere una tale abbondanza d’oro che si potrebbe utopisticamente assegnare a ogni abitante di questo pianeta una dote di oltre 1 miliardo di euro. Il primo passo della missione sarà caratterizzare le risorse contenute nell’asteroide.

C’è chi esplora e chi pensa a trovare metodi efficienti per estrarre le risorse. L’azienda americana TransAstra sta lavorando ad un approccio originale all’epopea dei trivellamenti in orbita: anziché lanciare escavatrici con un razzo incorporato, ha progettato una sorta di gabbia dinamica in grado di catturare l’asteroide e frantumarla, sfruttando la potenza dei raggi solari. L’obbiettivo è ricavare al suo interno acqua, gas e altri componenti utili per essere carburanti per le navicelle. Gli asteroidi possono essere quindi utilizzati come “autogrill spaziali”, per consentire alle navicelle aerospaziali di rifornirsi e arrivare più lontano. Tali corpi celesti dovranno essere manipolati con molta attenzione, per evitare di deviarne la traiettoria. Per scongiurare l’ipotesi che da innocui diventino pericolosi, magari finendo per dirigersi verso la Terra. La compagnia californiana ha trovato anche un modo per rilevare con precisione le risorse minerarie presenti negli asteroidi. Si tratta di un sistema di sky- scanning a basso costo che utilizza il telescopio Sutter Mill, strumento scoperto nel lontano 1848 che diede inizio alla corsa all’oro in California.

Tutte le sfide dello space mining

Se tecnologie e i metodi ci sono, occorre trovare i finanziamenti adeguati. I profitti derivanti dallo space mining non sono di certo immediati e questo potrebbe allontanare gli investitori. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che i minerali metallici presenti nei meteoriti e in altre rocce spaziali appartengano soprattutto al gruppo del platino, mentre le concentrazioni della maggior parte degli altri metalli utili alla transizione ecologica potrebbero essere inferiori a quelle presenti sulla Terra. Se questa ipotesi dovesse confermarsi, le compagnie minerarie in cerca di metalli critici sarebbero meno propense a scommettere sullo space mining.

Inoltre, assai complesse sono le questioni legali legate alla proprietà delle risorse spaziali, poiché il pilastro portante delle leggi che normano lo spazio si basa sul principio di non appropriazione. A oggi, per lanciare una qualunque missione nello spazio, bisogna chiedere un permesso alle autorità nazionali, che dovrebbero dare un’approvazione solo se la proposta si trova in linea con i trattati internazionali.

Oltre agli aspetti economici e legali, non si può dimenticare degli impatti sanitari e ambientali dello space mining. Innanzitutto non si ha ancora la certezza che l’estrazione di materia solida e liquida dalle rocce spaziali non sia per nulla dannosa per l’essere umano. Saranno da valutare anche le conseguenze ambientali di un ipotetico nuovo estrattivismo spaziale.

L’attività mineraria produce già ingenti quantità di rifiuti da smaltire sulla Terra, nello spazio sarà ancora più impegnativo gestirli. Da non sottovalutare, inoltre, ci sono le decine di migliaia di detriti che orbitano attualmente intorno al pianeta e le emissioni di gas serra derivanti dalle fasi di lancio dei razzi e dell’estrazioni dei metalli.

“Lo spazio va considerato un elemento chiave per la lotta al cambiamento climatico”, ha detto a Materia Rinnovabile l’astrofisica Simonetta Di Pippo, direttore dello Space Economy Evolution Lab di Sda Bocconi. “Stiamo finalmente capendo che la space economy ha ricadute fondamentali sul nostro pianeta e sarà l’acceleratore di uno sviluppo sostenibile”. Lo space mining rappresenta un’opportunità affascinante e ancora lontana. Mentre le sfide tecniche e logistiche sono notevoli, i progressi nella tecnologia spaziale e l’interesse crescente delle agenzie spaziali e delle aziende private potrebbero farla diventare una realtà.

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