Rivisitare in azienda il proprio modello produttivo per ripensarlo con un approccio circolare.
Il Life Cycle Thinking (LCT) è una struttura sistemica che prende una visione olistica della produzione e del consumo di un prodotto o servizio e ne valuta l’impatto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita.
Life cycle thinking non si concentra esclusivamente su uno specifico ciclo di produzione o su un prodotto in particolare, ma cerca di modellizzare in maniera astratta come definirne al meglio il processo. Il vantaggio dell’utilizzo di un approccio LCT è quello di ridurre al minimo gli impatti negativi evitando, al contempo, il trasferimento di tali impatti da una fase del ciclo di vita a un’altra.
Quando applicato alla progettazione del prodotto, ai processi di produzione e ad un aiuto decisionale, LCT è una strategia significativa per l’elaborazione e l’implementazione di strategie di sostenibilità efficaci. Il Life Cycle Assessment è diventato uno strumento importante per la valutazione dell’impatto ambientale di prodotti e materiali e le imprese fanno sempre più affidamento su questo metodo per il processo decisionale.
L’economia circolare è un chiaro esempio di come l’LCT sia utilizzato per cambiare gli attuali modelli di business che, convenzionalmente, tendono ad avere un approccio lineare consumando eccessive quantità di materia prima e di energia, senza mettere in atto una chiara strategia di recupero. Ci sono diversi motivi per cui l’attuale società sta spingendo a lasciare l’approccio lineare per passare a uno più circolare, come ad esempio:
- Un affidabile accesso alle materie prime (La strategia UE per le materie prime);
- Riduzione dei costi di energia e materiali;
- Nuove tecnologie che permettono nuove tecniche di produzione e innovativi business model;
- Cambiamento di abitudini di consumo da parte dei cittadini;
- La spinta di politiche internazionali verso questo cambiamento circolare (ad esempio la strategia UE per l’Economia Circolare)
Riuscire a rivedere con un occhio alla circolarità le diverse fasi che costituiscono una produzione industriale o la creazione di servizio, è uno sforzo che un’impresa deve fare per poter capire dove possono essere le aree in cui è più adatto un approccio circolare. Non sempre è necessario rivedere completamente il proprio modello di business in un’ottica circolare ripartendo dal CIRCULAR BUISINESS MODEL CANVAS, si può semplicemente osservare il proprio ciclo produttivo con un approccio LCT per ottimizzare la circolarità in alcuni punti. Nello schema sottostante viene rappresentato come una filiera produttiva o un’impresa, a prescindere da quello che sia il suo prodotto e/o il processo, può utilizzare il Life Cycle Thinking per essere più circolare.
La prima fase di un processo produttivo può prevedere l’utilizzo di diverse tipologie di materia in input: da materia prima vergine, materia prima seconda o End of Waste o materia recuperata/riciclata in seguito ad ulteriori passaggi produttivi. Utilizzando questo approccio circolare si deve ripensare a quale materia utilizzare in ingresso per cercare di ridurre il più possibile l’estrazione di materiali vergini favorendo quelli riciclati. Dalla lavorazione della materia prima si possono ottenere scarti industriali che possono però essere utilizzati come input da altri cicli produttivi
Nella fase di produzione delle varie componenti del prodotto, è fondamentale applicare i principi di ECO-DESIGN per disegnare e produrli. In questo modo, i pezzi che hanno raggiunto il loro fine vita, potranno essere riutilizzati in altri cicli produttivi o, una volta riparati, utilizzati in nuovi prodotti;
Per l’assemblamento dei pezzi per la costruzione di un prodotto, si possono utilizzare pezzi ricondizionati applicando i principi di REMANUFACTURING. Gli scarti di produzione possono essere riciclati e utilizzati in altri cicli produttivi;
Nella fase di distribuzione dei prodotti, si possono prevedere nuove forme commerciali di vendita per ottimizzare al meglio il loro recupero una volta raggiunto il fine vita. Il concetto di SHARING e DISOWNERSHIP sono un esempio di come si possono commercializzare dei prodotti non perdendone la proprietà di chi li ha immessi nel mercato, ma semplicemente facendone pagare l’utilizzo. Una volta che il prodotto è arrivato a fine vita, può essere ricondizionato, riparato o smontato dal produttore stesso per riutilizzare i pezzi in buone condizioni che possono essere utili per un nuovo prodotto. Anche tutta la filiera del riuso può essere utile per sviluppare un nuovo mercato ed evitare che prodotti vengano gettati come rifiuti per essere invece riutilizzati da altre persone. Un’azienda potrebbe incentivare il riutilizzo dei prodotti e che attualmente vengono buttati dal consumatore finale.
Lo stile di vita dei consumatori influenza molto la modalità di utilizzo dei prodotti. Sono loro che decidono quando un bene rimane tale perché ancora utilizzabile o quando diventa rifiuto, che decidono quali sono i “trend” di mercato e l’opportunità di reimmettere nella filiera gli stessi prodotti o parti di essi. Riparazione, Riuso e Remanufacturing sono importanti strumenti che un’azienda può diffondere e incentivare sensibilizzando i consumatori sull’importanza della circolarità della filiera. La dematerializzazione di alcuni servizi e di prodotti stessi può incentivare l’economia circolare del sistema;
Dopo l’utilizzo un prodotto può diventare rifiuto e seguire regole specifiche per il suo recupero e trattamento. Questa fase è fondamentale per fare una selezione dei materiali e creare filiere omogenee di rifiuti che possono poi essere più facilmente inviate a trattamento per essere reinserite in un nuovo ciclo produttivo. Ci sono anche meccanismi come la RESPONSABILITÀ ESTESA DEL PRODUTTORE (EPR) che permettono di incentivare la raccolta e il riciclo di rifiuti per poterli utilizzare nuovamente nella stessa filiera o in un altro settore produttivo.
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