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Silverskin: tutti i modi per valorizzare la pellicina del caffè

di Circularity

Data 01/04/2023
Tipo Caso studio

È chiamata silverskin, la pellicina argentata e soffice che riveste il chicco di caffè e viene scartata durante il processo di tostatura del caffè. Costituisce tra l’uno e il due per cento del peso totale del chicco e attualmente viene smaltita come rifiuto solido urbano. Tuttavia, pochi sanno che questa pellicina potrebbe essere recuperata trovando interessanti applicazioni in diversi settori: dalla cosmesi all’industria della carta, dall’edilizia alla produzione di biogas.

A livello globale vengono bevute 3,1 miliardi di tazzine al giorno, generando un giro di affari di circa 120 miliardi di dollari, un trend che potrebbe aumentare del 23% entro il 2030. Solo in Italia circa l’80% della popolazione consuma annualmente sei chili di caffe pro capite. Questi numeri evidenziano la quantità di scarti dell’industria caffearia potenzialmente riciclabili.

A testare la circolarità della silverskin ci ha pensato il progetto Circo Multi valorization of silverskin, a residue of the coffee roasting industry, condotto dal Cnr[GK1]  (Consiglio Nazionale delle Ricerche) insieme al Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’Università di Milano, l’Accademia Eurac Research di Bolzano, la multinazionale cosmetica Intercos e la cartiera Favini. Durante la ricerca, finanziata dalla Fondazione Cariplo e Innovhub (Stazioni Sperimentali per l’Industria), si sono analizzate le proprietà circolari del grasso e della cellulosa estratti dalla pellicina.

Il grasso per la cosmesi e la cellulosa per la carta

Di grande interesse sono i risultati che riguardano l’industria della cosmesi. Il grasso, estratto con una tecnologia chiamata CO2 supercritica, ha mostrato di essere funzionale per categorie di prodotti come rossetti, fondotinta, cosmetici per viso e per occhi. Intercos, multinazionale che sta mettendo a punto il processo di estrazione, lo paragona ad una sorta di burro in grado di conservarsi a lungo, anche con un effetto emolliente sulla pelle.

Un altro modo per valorizzare questo scarto di lavorazione del caffè è utilizzarne la parte cellulosa per produrre carta. La pellicina del caffè, dopo essere macinata, diventa una sorta di farina che può sostituire la cellulosa vergine. Essendo ruvida e grezza, può essere impiegata per stampare libri e quaderni o per produrre packaging.

La cartiera Favini sin dagli anni novanta cerca di adottare soluzioni circolari e con la nuova gamma Crush ha iniziato a utilizzare i sottoprodotti della lavorazione della filiera del food (frutta secca, agrumi, frutta, cereali, olive) arrivando a sostituire fino al 15% di cellulosa vergine con residui agro-industriali. Delle 7.500 tonnellate di pellicine generate dal processo di tostatura in Italia, una parte viene recuperata da Favini per produrre diverse centinaia di tonnellate di “carta al caffè” all’anno.

Fertilizzante per l’agricoltura biologica

Ricco di carbonio e azoto, il silverskin diventa prezioso anche in campo agricolo migliorando la fertilità del terreno. Su questi benefici si basa la sinergia tra due aziende campane: Caffè Trucillo, torrefattore con base a Salerno, e Agriges, azienda specializzata nella produzione di concimi che ha sviluppato un fertilizzante in pellet a base vegetale consentito in agricoltura biologica. Ogni mese la torrefazione fornisce circa due tonnellate di pellicina ma, considerati i tassi di produzione di Agriges, i quantitativi si potrebbero decuplicare se non centuplicare.

La frontiera del biogas

Grazie a un emendamento inserito nelle “misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale” dello scorso anno, ora diversi sottoprodotti dell’industria agroalimentare – come gli scarti ottenuti dal processo di lavorazione del caffè – possono essere utilizzati negli impianti di biogas e biometano.

Secondo Area Science Park, parco scientifico e tecnologico di Trieste, al momento meno del 10% dei torrefattori italiani valorizza il silverskin come biomassa per la produzione di biogas o come ammendante in agricoltura. “Il vero problema è che non esiste ancora un modello di scheda tecnica del silverskin, né un accordo standard per la cessione di questo sottoprodotto – ha detto Francesca Marchi, innovation manager di Area Science Park al Corriere della Sera – stiamo facendo delle analisi di fattibilità per la valorizzazione energetica di questa biomassa, anche per la produzione di syngas”. Ora la missione di Area è progettare impianti innovativi di piccola taglia che possano trovare spazio vicino all’impianto di tostatura.

Dall’edilizia alla cura del diabete

Essendo un materiale ad alta porosità e in grado di assorbire il suono, ottimo quindi per la realizzazione di pannelli fonoassorbenti, anche il settore edilizio è molto interessato alle proprietà della pellicina del caffè. Potrebbe quindi diventare una alternativa valida ai pannelli per l’isolamento acustico, costruiti con materiali costosi e non biodegradabili. Secondo alcuni studi, il silverskin potrebbe apportare benefici anche per la salute delle persone, migliorando le condizioni di squilibrio metabolico che causano malattie come il diabete di tipo 2 e obesità. Il suo estratto acquoso sembra capace di ridurre i livelli di zucchero nel sangue dopo i pasti e di diminuire i picchi glicemici, anche se per confermare queste ipotesi sono necessarie ulteriori ricerche.

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