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La circolarità dell’olio d’oliva

di Circularity

Data 03/12/2024
Tipo News
Oilve

Dai rifiuti agroalimentari ai fitovaccini e biopesticidi. La valorizzazione dei sottoprodotti. nell’industria olivicola ha grandi potenzialità circolari. Recuperarli non porta solo vantaggi ambientali ed economici nella fase di smaltimento, ma apre nuove porte alla chimica green. 

Lo dimostra l’Università La Sapienza di Roma con due lavori scientifici di rilievo internazionale sul riutilizzo dei residui della produzione di olio extravergine per sviluppare composti immunostimolanti e antimicrobici molto efficaci nel proteggere le piante da patologie anche gravi. Una su tutte la Xylella fastidiosa che ha decimato gli ulivi della Puglia. 

Gli scarti delle olive come fitovaccini e biopesticidi

Dopo la macinazione delle olive nei frantoi si producono scarti dell’alto contenuto di tannini e composti fenolici. Se non se non smaltiti in modo controllato questi possono avere un impatto nocivo sul suolo e compromettere lo stato di salute delle piante coltivate. 

Da questo punto di vista, quello dello circolarità, c’è un amplissimo margine di miglioramento: l’olio ricavato dalle olive rappresenta non più del 10-20% del frutto, e ciò che rimane dopo l’estrazione (la sansa e i nocciolini) è ancora molto poco sfruttato.

“Gli estratti ottenuti agiscono come attivatori naturali dell’immunità delle piante, stimolando i meccanismi di difesa innati e potenziando la capacità delle piante stesse di affrontare le infezioni”, ha spiegato Vincenzo Lionetti, ricercatore del CNR e uno degli autori dello studio. 

Oltre a preparare il sistema immunitario delle piante, questi estratti circolari si configurano come un’alternativa ecologica ai pesticidi chimici, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale delle soluzioni sintetiche e sostenendo pratiche agricole più rispettose della natura.

Alcuni di questi composti bioattivi hanno mostrato proprietà antimicrobiche significative, risultando particolarmente efficaci contro patogeni, come Xylella fastidiosa, Pseudomonas syringae e Botrytis cinerea. Questi patogeni attaccano diverse specie vegetali, causando sintomi come marciumi, appassimento e, in alcuni casi, gravi disseccamenti che minacciano colture di enorme valore, come gli ulivi.

Secondo Lionetti questo studio offre nuove opportunità per utilizzare i sottoprodotti dei frantoi, trasformando i residui agricoli in strumenti preziosi per la gestione integrata di diversi parassiti. Inoltre, promuove un’economia circolare sostenibile nel settore agro-industriale, contribuendo a ridurre l’uso di pesticidi nocivi per la salute umana e per l’ambiente.

La circolarità della sansa e nocciolino 

Gli scarti ottenuti dalla produzione olivicola possono essere utilizzati anche per altri scopi. La sansa che rimane nei frantoi può essere facilmente impiegata come fertilizzante. In questo caso, viene presa così com’è, con il nocciolo, essiccata parzialmente e poi distribuita sui terreni.

Tuttavia, questo non è il metodo più efficace per valorizzarla appieno. Un’opzione più interessante è trasformarla in compost di alta qualità, totalmente vegetale e privo di impurità, a differenza di quello proveniente dai rifiuti urbani.

L’industria vivaistica sta infatti testando l’utilizzo di questo compost come substrato, in sostituzione della torba, un materiale sempre più oggetto di restrizioni in Europa, poiché non rinnovabile.

Un importante impulso innovativo verso la valorizzazione circolare dei sottoprodotti dell’olio è arrivato dall’introduzione di tecnologie in grado di separare il nocciolo delle olive, che in passato veniva semplicemente pressato e finiva nella sansa. In questo modo, il nocciolo può essere essiccato e venduto come combustibile per le caldaie. Ciò che resta è una sansa ancora più ricca di acqua, chiamata “polpino”. Questo può essere recuperato e valorizzato dal punto di vista energetico: il polpino viene inviato al biodigestore per produrre biogas, mentre il residuo può essere riutilizzato come fertilizzante.

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