Gli imballaggi di carta e cartone sono visti dal consumatore come un’opzione più sostenibile rispetto ad altri materiali. Si tratta di un tipo di packaging rinnovabile, biodegradabile e nella maggior parte casi facilmente riciclabile. Per quanto riguarda il tasso di riciclo, l’Italia conquista ogni anno ottimi risultati, tanto che nel 2021 ha già raggiunto il target europeo al 2030 con l’85% di imballaggi recuperati, raccogliendo circa 3,6 milioni di tonnellate di materiale cellulosico. L’economia circolare però non è solo riciclo. Il design sta diventando sempre più importante per risparmiare materia e risorse economiche.
Le tipologie di imballaggi
In commercio esistono diverse tipologie di imballaggi in carta e cartone. Per spedizioni e stoccaggio di articoli, i più comuni sono le scatole ondulate costituite da tre strati di cartone. I cartoni pieghevoli sono invece utilizzati per imballare prodotti come cereali, medicinali e alimenti surgelati.
Per spedire articoli fragili servono packaging resistenti. Il truciolato di legno è un materiale usato per produrre cartoncini spessi e rigidi, e viene comunemente utilizzato per imballare articoli elettronici, giocattoli e oggetti particolarmente fragili.
Per la categoria imballaggi di carta si annoverano i sacchetti per la spesa, le buste per lettere e documenti e la carta velina. Leggera e morbida, viene usata per imballare oggetti delicati come vestiti, scarpe e gioielli.
Innovazioni circolari
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una proficua attività di ricerca per trovare soluzioni e materiali più circolari. Un esempio di questo dinamismo lo troviamo in un recente studio sull’imballaggio cellulosico con proprietà “barriera”, condotto da Comieco (il consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica) e dal Dipartimento di Chimica, materiali e ingegneria chimica del Politecnico di Milano.
Le proprietà “barriera” sono quelle peculiarità del packaging che consentono di proteggere il contenuto da agenti esterni come liquidi, gas, raggi UV, aromi. Nel caso di un materiale cellulosico, si possono ottenere modificando le fibre che costituiscono il substrato o aggiungendovi determinate sostanze, solitamente polimeri come PE, PP e PET o biopolimeri. Quando è previsto l’uso di adesivi per far aderire lo strato polimerico alle fibre, si parla di laminazione. In caso contrario, si parla semplicemente di rivestimento.
Dallo studio emerge che questo rivestimento è solito complicare il riciclo dell’imballaggio, dato che, nella fase di spappolamento, l’acqua fatica a penetrare attraverso lo strato superficiale del materiale polimerico. Questa criticità, invece, si presenta meno frequentemente nei laminati, dal momento che gli adesivi sono spesso idrosolubili. Un altro problema riguarda l’accumulo di frammenti di dimensione micrometrica del rivestimento nelle acque reflue di cartiera.
Il tema della proprietà barriera dei rivestimenti riguarda soprattutto gli imballaggi per alimenti che, dovendo conservare il cibo, possono essere fatti solo con materiali ermetici, resistenti ma allo stesso tempo leggeri da trasportare. Ecco perché la plastica è sempre stato il materiale più affidabile per il food packaging.
Negli ultimi anni però sono stati sviluppati rivestimenti a base di materiali rinnovabili come l’amido, la cellulosa e le proteine di soia, che rappresentano un’alternativa ai rivestimenti tradizionali fatti in plastica. Gli imballaggi in carta e cartone possono essere quindi rivestiti con questi materiali bio che proteggono il cibo dall’umidità e da altri agenti esterni.
Limitare gli sprechi non è fondamentale soltanto nel caso degli alimenti, ma anche nel settore della cosmesi o dei prodotti medicali. Per esempio Easysnap Technology ha lavorato alla realizzazione di un packaging facile da aprire e in grado di ridurre al minimo gli sprechi di prodotto. Papersnap punta ad essere il monodose per liquidi e semiliquidi con la più alta percentuale cartacea al mondo.
Un’altra interessante frontiera degli imballaggi di carta e cartone è il packaging modulare, che consente di confezionare più prodotti insieme in un unico contenitore, riducendo la necessità di materiali di imballaggio aggiuntivi. L’imballaggio modulare è anche più comodo per i consumatori, in quanto consente di separare e accedere facilmente ai singoli prodotti.
I fondi PNRR solo per il riciclo
In Italia, il riciclo di carta e cartone rimane al centro dei “progetti faro” dell’economia circolare supportati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Le risorse assegnate ammontano a 130 milioni di euro, un’opportunità per rafforzare ulteriormente l’attività di riciclo della filiera cartaria e stabilizzare un settore che ha sofferto molto la crisi energetica dello scorso anno.
I progetti selezionati sono stati 70, dei quali oltre il 60% riguarda l’area centro-sud del Paese (90 milioni). Più della metà delle proposte riguardano impianti di gestione dei rifiuti, circa il 30% dei progetti invece è stato proposto da cartiere e cartotecniche. I fondi PNRR non prevedono però risorse da destinare a pratiche di design circolare e al riutilizzo degli imballaggi, puntando esclusivamente sulla raccolta e il riciclo. Il governo italiano quindi va dritto per la sua strada, confermando di non condividere l’approccio olistico della Commissione europea, descritto nella recente proposta di regolamento sugli imballaggi.